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La Repubblica Rassegna Stampa
27.12.2016 Schiaffo di Netanyhau all'Onu
La cronaca completa e corretta di Alberto Flores D'Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 27 dicembre 2016
Pagina: 14
Autore: Alberto Flores D'Arcais
Titolo: «Schiaffo di Netanyhau all'Onu»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 27/12/2016, a pag.14, con il titolo "Schiaffo di Netanyhau all'Onu: Nuove case a Gerusalemme Est", la cronaca di Alberto Flores D'Arcais.

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Mentre la maggior parte delle cronache e dei commenti oggi punta sulla "solitudine" di Netanyahu contro il mondo intero, la cronaca di Alberto Flores D'Arcais si segnala per obiettività e completezza dell'informazione. Certo, Repubblica reca ancora i segni di una estrema ostilità nei confronti  di Israele, basta leggere le cronache dell'attuale corrispondente, ma il pezzo di Flores D'Arcais lascia spazio a un possibile cambiamento. A Flores D'Arcais i nostri complimenti.

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Alberto Flores D'Arcis

La risposta di Israele al voto delle Nazioni Unite che condanna gli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est non si è fatta attendere: verranno costruite 618 nuove case nella parte orientale della capitale dello Stato ebraico. Un piano deciso da tempo, congelato finora dal lavorio della diplomazia sotterranea e che verrà approvato domani nel pieno dello scontro tra il governo di Benjamin Netanyahu e la Casa Bianca di Barack Obama per via della storica astensione all'Onu degli Stati Uniti (da sempre il più potente e leale alleato di Gerusalemme ). In attesa dell'insediamento di Trump ( 20 gennaio ), che ha dimostrato a parole ( «sposteremo la nostra ambasciata a Gerusalemme») e coni fatti (la nomina di un ambasciatore favorevole agli insediamenti ) di volere cambiare la tradizionale linea politica americana sul conflitto israeliano-palestinese, non si placano le polemiche e le accuse ad Obama. Il testo era stato proposto dall'Egitto: ma le pressioni di Trump lo hanno fatto desistere. II testo è stato poi presentato da altri Paesi e approvato: 14 voti a favore, con clamorosa astensione Usa In un'intervista alla Cnn l'ambasciatore israeliano negli Usa Ron Dermer ha accusato la Casa Bianca di «aver orchestrato» il voto (gli Usa non hanno posto, al contrario di quanto sempre fatto, il veto e nella votazione al Consiglio di Sicurezza si sono astenuti) e di aver condotto «una guerra diplomatica» contro Israele insieme alla coalizione anti-israeliana alle Nazioni Unite: «Quel che è vergognoso è che gli Stati Uniti sono dietro questa coalizione. Io penso che sia stato molto triste, veramente un capitolo vergognoso. Noi abbiamo la chiara prova di quanto successo, presenteremo questa prova alla nuova Amministrazione attraverso i canali appropriati. E se vogliono condividerla con il popolo statunitense, lo potranno fare». Alla vigilia di Natale Netanyahu ha convocato ( dopo averlo fatto il giorno prima con tutti gli ambasciatori dei Paesi che fanno parte del Consiglio di Sicurezza ) anche l'ambasciatore americano Dan Shapiro per protestare contro quello che in Israele è stato visto come un vero e proprio tradimento da parte del potente alleato. Il premier israeliano ha anche chiesto al ministero degli Esteri di preparare urgentemente un piano d'azione su come «"trattare" con le Nazioni Unite («faremo tutto quanto sarà necessario affinché Israele esca incolume da questa vergognosa decisione» ). Lo Stato ebraico teme che prima dell'insediamento di LE TENSIONI La rinuncia da parte Usa ad usare il proprio potere di veto per bloccare la risoluzione ha scatenato l'ennesimo, d u ri ss i mo, contrasto tra Netanyahu e l'Amministrazione Obama Trump, quindi con Obama ancora in carica pronto ad appoggiare nuove iniziative considerate anti-israeliane, al Palazzo di Vetro venga presentata una seconda risoluzione che fissi paletti (non accettabili da Israele ) per il processo di pace. Il 15 gennaio è prevista a Parigi una nuova conferenza di pace sul Medio Oriente. Obiettivo dichiarato è quello di una ripresa del confronto tra israeliani e palestinesi, ma per il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman non sarà altro che «un processo contro Israele»: per l'occasione Lieberman ha tirato in ballo per l'occasione il famoso affare Dreyfus ( il capitano ebreo dell'esercito francese che venne ingiustamente processato per spionaggio e alto tradimento nel 1894, errore giudiziario diventato simbolo dell'anti-semitismo ): «Non è una conferenza di pace, ma un processo a Israele, l'unico punto all'ordine del giorno è colpire la sicurezza di Israele e la sua reputazione. Una versione moderna del processo Dreyfus, con un'unica differenza: sul banco degli imputati non c'è un solo ebreo, ma tutti gli ebrei e lo Stato di Israele».

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