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Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.12.2016 Arriverà un vero cambiamento in Iran? Prepariamoci per il 15 marzo 2017
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 dicembre 2016
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Arriverà un vero cambiamento in Iran? Prepariamoci per il 15 marzo 2017»

Arriverà un vero cambiamento in Iran? Prepariamoci per il 15 marzo 2017
Analisi  di Mordechai Kedar

http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/19959

 

(Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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In Iran i zoroastriani potrebbero realmente porre fine al regime degli Ayatollah.
La struttura sociale della popolazione è molto complessa, per il fatto che non esiste un popolo iraniano. In realtà i cittadini si dividono in molti gruppi etnici: i persiani, che costituiscono circa il 60% della popolazione, mentre per il resto sono azari, curdi, beluci, arabi, turcomanni e decine di gruppi etnici minori. L’Islam sciita è la religione principale, a cui aderisce il 90% della popolazione, mentre i sunniti, per lo più curdi e beluci, costituiscono circa il 10%. Lo Stato riconosce l’ebraismo, il cristianesimo e lo zoroastrismo e assegna a ciascuno di loro un seggio in Parlamento. Lo zoroastrismo si basa sulla convinzione che esistono due divinità, quella del bene e quella del male. Il mondo è l’arena in cui si combattono l’un l’altra. Quando vince il dio buono è giorno, quando il dio del male ha il sopravvento è notte. I buoni accadimenti sono organizzati dal dio buono, quelli cattivi sono il frutto delle fatiche del dio del male. Lo zoroastrismo era la religione ufficiale dell’impero persiano sassanide, che venne vinto e distrutto dai conquistatori arabo-islamici nel VII secolo. Gli arabi avevano costretto la maggior parte dei credenti zoroastriani a convertirsi all’Islam, e chi era rimasto fedele alla sua religione originaria fu punito con la morte. Nonostante la persecuzione, o proprio per questo, molti fra gli iraniani di oggi sono zoroastriani che fingono di essere musulmani. Nessuno ha idea di chi in segreto sia zoroastriano e di chi invece sia un autentico musulmano, perché tutti si identificano come musulmani, sanno come pregare e hanno familiarità con le leggi e le regole dell’Islam. Durante la mia carriera accademica, ho incontrato all’estero molti esuli iraniani. Alcuni di loro mi hanno detto che le persone che in Iran sono rimaste fedeli alla religione zoroastriana si contano a milioni, molti milioni, ma che tutti riescono a passare come musulmani e ad avere persino una presenza significativa nel regime degli Ayatollah. Molti di loro prestano servizio nell’esercito militare iraniano e nella Guardia Rivoluzionaria Iraniana, ed un buon numero di loro ha raggiunto le più alte cariche delle Guardie Rivoluzionarie. Ogni tanto fanno delle dimostrazioni, l’ultima volta fu nel 2009, dopo che le elezioni presidenziali iraniane truccate avevano consentito a Mahmoud Ahmadinejad di avere in mano le leve del potere. Il Paese era pieno di manifestanti, che avrebbero potuto porre fine al regime degli ayatollah - che sarebbero fuggiti sugli aerei riforniti di carburante, già pronti e in attesa di decollo all’aeroporto di Teheran – se solo avessero continuato le proteste. La brutale repressione delle manifestazioni li mise a tacere. Fino alla prossima volta. In quell’occasione il Presidente Obama non aveva sostenuto i manifestanti, probabilmente a causa dell’ empatia che aveva - e che ha tuttora - per il regime degli Ayatollah, un’empatia che lo ha portato, cinque anni più tardi, a concedere a quel nero regime la possibilità di continuare i suoi piani criminali per acquisire la potenza nucleare nell’arco di un decennio. Mercoledì 15 marzo 2017, ci sarà la festa zoroastriana di Chahar Shanbeh Soori. Gli zoroastriani di tutto l’Iran stanno progettando un “ Giorno della Libertà ”per quella data, con l’intenzione di riempire le strade nel tentativo di rovesciare il regime degli Ayatollah.

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Reza Ciro Pahlavi, figlio dell'ultimo Scià di Persia

Se saranno in grado di sbarazzarsi dei loro governanti musulmani, progettano di portare in Iran il figlio dello Scià, attualmente in esilio, per assumere la guida del Paese come suo padre, deposto alla fine del 1978. Attraverso i social network gli zoroastriani stanno organizzando le loro proteste ed il passaggio di informazioni da una persona all’altra, tra coloro che ritengono affidabili; pensano che, fino alla metà di marzo, ci sia abbastanza tempo per portare il messaggio alle orecchie di ogni zoroastriano e per prepararlo fisicamente e psicologicamente per il “ Giorno della Libertà ”. Questo piano può mettere la parola fine al regime degli Ayatollah? E’ certamente possibile, se proprio tutti gli zoroastriani confluissero in massa per le strade e portassero con sé altri gruppi ai margini della società, che soffrono economicamente e socialmente per la corruzione insopportabile così diffusa tra i funzionari al potere. Se i molti zoroastriani occulti, che servono nelle forze armate puntassero le armi contro i loro colleghi musulmani, l’esercito sarebbe paralizzato; così potrebbe accadere nella Guardia Rivoluzionaria, le milizie Basij e i rami dell’Intelligence militare. Questo permetterà ai dimostranti zoroastriani per le strade di occupare i centri del potere.

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Gli zoroastriani in esilio, che incoraggiano e pubblicizzano il “ Giorno della Libertà ”, sperano che questa volta il tentativo potrà avere successo, soprattutto perché il nuovo Presidente americano, Donald Trump, non è esattamente pro-Islam e certamente non è a favore degli Ayatollah al potere in Iran. Al contrario di Obama, potrebbe effettivamente sostenere i ribelli e adottare misure concrete contro il governo iraniano, nel caso reagisse con brutale repressione contro i manifestanti, come aveva già fatto nel 2009. Non consiglio ancora di trattenere il fiato in attesa del successo degli Zoroastriani iraniani, perché non è del tutto chiaro che stiano seriamente pianificando un’azione contro l’odiato governo e anche se manifesteranno fuori per le strade, non è affatto sicuro che riusciranno a spingere alla fuga gli Ayatollah a bordo degli aerei in attesa. Il successo dipende da moltissimi fattori la cui influenza in quel fatidico giorno è difficile da prevedere .. Eppure, alla luce della determinazione degli organizzatori, ho fondati motivi per ritenere che stiano per realizzare il loro progetto intorno alla metà del prossimo marzo. Mando loro i miei auguri perché abbiano successo. Lo Stato di Israele sarà ben lieto di ritornare ai giorni dei suoi buoni rapporti con l’Iran, ai giorni antecedenti alla rivoluzione islamica che verso la fine del 1978 aveva spazzato via il governo dello Shah.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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