Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 22/12/2016, a pag. 26, con il titolo "Scholem e il paradosso del nichilista moderno", la recensione di Riccardo De Benedetti.
Riccardo De Benedetti
La copertina (Giuntina ed.)
Il nostro mondo, quello che dipana le sue ore da qualche secolo, diciamo la modernità, ha familiarità con il nichilismo. Ne è pregno. Per qualcuno lo è così tanto da identificarsi totalmente. Sul piano geografico oscilliamo tra l'attribuzione del nichilismo come essenza dell'Occidente a un apparentemente più limitato "nichilismo europeo". Ma è solo questione di sfumature. Ad Ascona, nella Svizzera più prossima all'Italia, si tennero per decenni gli incontri di "Eranos", promossi dallo psicanalista Carl Gustav Jung; praticamente una sfilata impressionante di studiosi, teologi, filosofi e storici, mobilitati sui temi di maggior momento della cultura europea. Una sorta di Davos della cultura, più dolce di quella della Montagna incantata di Thomas Mann, ma forse non meno riservata di quella degli incontri internazionali di economia. In uno di questi, e precisamente quello del 1974, dedicato all'avvenire e divenire delle norme, intervenne Gershom Scholem, il grande interprete e storico del misticismo ebraico.
Gershom Scholem
Il testo della conferenza è ora tradotto e disponibile al lettore italiano grazie alla casa editrice Giuntina. È un testo breve, il cui incipit chiarisce subito la direzione: si parlerà non di norme, "bensì della loro svalutazione e distruzione". Il più inquietante tra gli ospiti, il nichilismo, secondo il Nietzsche della "Volontà di potenza", «è già entrato e ha preso ampiamente posto alle mense che è venuto a levare». Scholem però non limita la sua influenza e origine alla modernità ma la retrodata a quelli che definisce i margini dell'esperienza religiosa, ripercorrendo sinteticamente il suo cammino all'interno delle esperienze mistiche delle grandi religioni monoteiste. Là dove il nichilismo si rivela come rottura dei vasi delle norme e dei dettati divini a vantaggio della libertà dell'esperienza mistica di individuare il proprio personalissimo cammino verso Dio, ivi si manifesta la propensione a distruggere il significato istituzionale e condiviso delle credenze, riportando in vita antiche e abbandonate tradizioni gnostiche.
Scholem offre in poche densissime pagine una sintesi di straordinaria ampiezza del fenomeno. L'ultima parte, dedicata alla drammatica vicenda di Sabbatai Zevi e del suo seguace Jacob Frank, nella quale, a cavallo tra Seicento e Settecento, l'ebraismo rischiò una catastrofe spirituale senza precedenti, è di assoluta importanza nella definizione della natura antinomica e, di conseguenza, distruttiva del nichilismo. Non è tanto il ruolo e i rapporti che intrattiene con il concetto di "nulla", il niente da adorare e in cui gettarsi, quanto la tendenza, verificata in tutte le dottrine che i nichilisti religiosi hanno promosso e diffuso nella storia, a farsi promotori essi stessi della potenza. Il nichilista, le cui aspirazioni politiche sono evidenti, lavora all'abolizione della Legge perché distruggendola crede di realizzarne il senso. In altre parole, trasgredisco radicalmente ogni norma perché in questo modo spezzo il dominio delle potenze di questo mondo che mi tengono incatenato alla sua ingiustizia e malvagità. Il nichilismo prende così la forma di un frenetico attivismo, nel quale l'abolizione di ogni divieto coincide con la realizzazione positiva di una libertà senza limiti.
Un po' più a oriente di Ascona, e un po' più in alto, a Lenzerheide, nel 1887, Nietzsche aveva già dato segno di capire e non capire il nichilismo. Lo comprende quando afferma che il nichilista, praticamente un disgraziato senza più consolazione, distrugge per essere distrutto, vuole la potenza costringendo i potenti a essere il suo carnefice (è il caso dei nichilisti russi). Non lo capisce quando crede che gli uomini sicuri della loro potenza, gli uomini moderni, sarebbero capaci con ciò di sopportare meglio e serenamente il caso, l'assurdità, la riduzione e l'annullamento del valore dell'uomo e del suo significato. La conferenza di Scholem chiarisce quanto poco possa sentirsi a suo agio il nichilista contemporaneo di fronte a un mondo a cui non può sottrarre alcun senso dal momento che li ha già tutti persi.
Per inviare la propria opinione a Avvenire, telefonare 02/6780510, oppure cliccare sulla e-mail sottostante