Riprendiamo l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo "Tel Aviv: Riccardo Muti dirige il concerto per gli 80 anni di vita della Israel Philharmonic Orchestra".
A destra: Riccardo Muti dirige la Israel Philharmonic Orchestra
http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=6&Id=3957
Arturo Toscanini nel 1936, nella stessa data di ieri, invitato dal violinista Bronislaw Huberman, il fondatore dell'Orchestra della Palestina (il nome dato dagli antichi romani a Israele dopo averne distrutto il tempio nel 70 dopo Cristo, e poi usato dal mandato Britannico al tempo di cui parliamo) decise per un'azione drammatica a Tel Aviv contro il fascismo, contro l'antisemitismo, per gli ebrei e il loro sogno sionista che sorgendo, sceglieva come pietra di fondazione un'università, quella di Gerusalemme, e un'orchestra a Tel Aviv. Toscanini venne a dirigere nel nascente Stato Ebraico. Huberman aveva raccolto, in fuga dall'Europa, 75 musicisti ebrei che avevano come unica arma di sopravvivenza la loro musica, il loro strumento. Toscanini diresse con amore e dolcezza senza precedenti Rossini, Brahms, Schubert, Mendelssohn e Weber. Si racconta che placò persino le sue famose rabbie.
Arturo Toscanini
Albert Einstein gli scrisse dagli Stati Uniti dove era esule "L'esistenza di un contemporaneo come lei cancella molte delle delusione che si devono continuamente subire da parte della species minorum gentium". Le stesse parole, con la dovuta modestia della mia persona, vorrei oggi dedicare a Riccardo Muti. Non solo di fronte a una magnifica platea ha diretto l'identico programma in un tributo all'amore di Israele per la vita, la pace, per la sua storia di resistenza contro la barbarie e il razzismo, ma alla fine annunciando "una piccola sorpresa" ha diretto anche Hatikva, "la speranza", l'inno nazionale che tutto il pubblico ha cantato in piedi. Molte lacrime scorrevano sulle guance degli spettatori, persino su quelle dei soldatini in divisa che alla Filarmonica entrano gratis. Sono le lacrime di chi ha visto molte guerre, troppi attentati terroristici che hanno vilmente assassinato donne e bambini, di chi ha mantenuto saldo nonostante tutto l'ideale della democrazia realizzata, in cui ogni uomo ne vale un altro con tutte le difficoltà che questo comporta in tempo di conflitto e quando si è ideologicamente aggrediti e denigrati da mezzo mondo.
Riccardo Muti è un Maestro, un artista senza pari, e anche un'anima grande che ha il coraggio in un mondo pieno di ipocrisie e di opportunismi di combattere per la verità. Ci vuole un gran cuore per sfidare il politically correct del salotto mondiale della cultura, che arriccia volentieri il naso nella sua ignoranza su Israele. Muti sa invece vedere il nesso fra l'amore per l'arte e la libertà che Israele incarna, ricorda che per renderne reale la pratica, e non blaterarne solo a parole, l'orchestra nacque dieci anni prima dello Stato in mezzo alle guerre, con sforzo ciclopico. Una mia amica ottima violoncellista dopo aver assistito alle prove generali mi ha scritto un e-mail: "Che cosa ha saputo fare quest'uomo all'orchestra in due giorni!". Ed è una delle orchestre migliori del mondo! E' perché Muti è un musicista, ma anche un uomo, certamente fra i migliori di tutti quelli che oggi camminano su questo globo spazzato dalle guerre, ma grazie a Dio, anche dalla musica. E riproponendo il tributo di Toscanini, ha fatto a Israele un nuovo dono fondamentale.
Fiamma Nirenstein