Riprendiamo una ANSA/med del 19/12/2016, dal titolo "Pizzaballa, è tragedia per i cristiani in Siria e Iraq", una intervista a Padre Pierbattista Pizzaballa dal corrispondente Ansa da Israele Massimo Lomonaco.
Padre Pizzaballa
Che padre Pizzaballa si preoccupi dei cristiani in Iraq e Siria è più che comprensibile, lo è meno se poi inquadra le persecuzioni negli stati islamici con la realtà di Israele. "Le scuole cattoliche in Israele stanno passando «attraverso una crisi senza precedenti e non ci sono state offerte finora soluzioni concrete»." ha dichiarato, accostando una questione amministrativa alle stragi che avvengono nei paesi confinanti. Il Patriarcato di Gerusalemme, da anni chiede che le scuole cattoliche in Israele vengano sovvenzionate dallo Stato, da qui il contenzioso. Da parte nostra non capiamo perchè lo Stato ebraico debba finanziare le scuole cattoliche, ma è una nostra opinione. Sarà il governo israeliano a decidere. Mettere insieme i due argomenti ci sembra però inaccettabile, come lo è la politica estera del Vaticano nei confronti di Israele.
Massimo Lomonaco
(ANSAmed) - GERUSALEMME, 19 DIC - «La situazione dei cristiani in Siria, Iraq e Egitto è una completa tragedia». Al suo primo messaggio natalizio come Amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa ha denunciato con forza la drammatica realtà del mondo cristiano in un Medio Oriente in fiamme. Insediatosi con nomina di Francesco nello scorso giugno e profondo conoscitore della realtà della regione come Custode di Terra Santa per 12 anni (2004-2016), mons. Pizzaballa ha sottolineato davanti ai giornalisti nella sede del Patriarcato a Gerusalemme che «in quei paesi, culla della nostra civiltà, il circolo vizioso della violenza in corso sembra senza speranza e senza fine. Tutti noi abbiamo visto le immagini di Aleppo della scorsa settimana, ma anche di tutta la regione durante i lunghi anni del conflitto. Siria e Iraq sono distrutti». Ed ha additato i responsabili: «queste guerre terribili sono guidate dal commercio delle armi, dal gioco degli interessi delle potenze, da un fondamentalismo senza tregua. La pace dovrebbe implicare negoziati politici e soluzioni. L'esercito può vincere la guerra, ma per costruire occorrono le politiche». E «gli unici a pagare un prezzo alto, troppo alto» sono - ha ammonito -«i poveri, quelli senza potere». Poi ha scandito la situazione paese per paese: a cominciare dalla Giordania dove ieri c'è stato un attentato terroristico a Karak. «Che anche lì sia entrato il virus fondamentalista non è una novità... ma bisogna lavorare molto nel campo dell'educazione e dello sviluppo, altrimenti tutta quella frustrazione tra i giovani porterà ad altre e più gravi forme di fondamentalismo». Ed ecco l'Egitto: «la comunità cristiana - ha detto mons. Pizzaballa dopo aver ricordato il recente attacco ai copti del Cairo - è senza soste sotto minaccia». Ma la responsabilità è anche della Chiesa: «dobbiamo combattere povertà e ingiustizia». Anche in Terra Santa la situazione riecheggia «il fondamentalismo e l'estremismo che il mondo fronteggia» ed il peggio - ha osservato - è che questi fenomeni «stanno mettendo radici tra i giovani». Le scuole cattoliche in Israele - ha proseguito - stanno passando «attraverso una crisi senza precedenti e non ci sono state offerte finora soluzioni concrete». Sul conflitto tra Palestinesi e Israeliani ha parlato di «futuro appannato»: come risultato della mancanza di unità e di visione da entrambe le parti «sembra che l'odio e la violenza - ha detto prima di citare il muro costruito al Cremisan, vicino Betlemme - stiano prevalendo sulla ragione e il dialogo». E Gaza - ha aggiunto - è una prigione a cielo aperto«. Ma, a suo avviso, si possono vedere alcune luci all'orizzonte e che nonostante tutto la speranza non deve essere persa, sopratutto grazie alla guida e alla predicazione di papa Francesco: »il pontefice - ha detto - è l'unica voce chiara e profetica che possiamo sentire. Il suo messaggio è universale«. (ANSAmed).
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