IC7 - Il commento di Davide Romano
Dall'11 al 17 dicembre 2016
Noi, spettatori passivi di fronte ad Aleppo
Aleppo
La distruzione sistematica di Aleppo e della sua popolazione sono l'emblema dell'impotenza del mondo di fronte ai massacri. Eppure sappiamo bene chi sono i responsabili: esercito siriano, russi e iraniani (intendiamoci: non è che le altre fazioni in campo siano dei santi. Ma il bombardamento sistematico dei civili e perfino degli ospedali per l'infanzia va oltre qualunque limite). Eppure le istituzioni internazionali non battono ciglio di fronte ai leader russi e iraniani, anzi. Tendono a scongelare i rapporti economici con loro, levare embarghi, fare business. Non importa a quale prezzo, tanto a pagare sono gli indifesi.
Nessuno che si domandi se sia lecito moralmente stringere la mano a chi stermina popolazioni intere, oltre che opprimere il proprio stesso popolo. Tutti furbi. Ma anche lasciando perdere gli ideali legati ai diritti umani, restiamo sul concreto: non è difficile capire che sono soprattutto Mosca e Teheran a causare i milioni di profughi che stanno destabilizzando l'Europa intera. Una volta ci si nascondeva dietro a più o meno credibili "non sapevamo", "non abbiamo visto". Oggi invece vediamo e sempre di più sappiamo tutto. Il problema è che a fronte di media ormai potentissimi, gli Stati e l'opinione pubblica non hanno sviluppato strumenti e sensibilità altrettanto forti. Insomma: abbiamo moltiplicato gli occhi, ma le braccia (le possibilità di intervento) sono rimaste le stesse. Il problema resta uno e solo uno: manca la prevenzione dei conflitti.
Noi vediamo le fotografie di un conflitto già in atto, ma ancora non siamo capaci di vedere in diretta l'escalation che porta al conflitto per fermarlo prima che esploda. Continuiamo a non battere ciglio di fronte alla compressione della libertà di stampa, di religione o di voto. Prendiamo l'ultimo caso più eclatante, la Turchia: invece di punire Erdogan perché sta distruggendo la democrazia, l'UE gli passa 6 miliardi di euro per bloccare i profughi. Non una sanzione per il fatto che sta instaurando una dittatura, e nemmeno per avere usato i profughi come arma di ricatto.
La verità è che stiamo diventando tutti spettatori passivi. Per certi versi simili a quegli studenti che assistono ai pestaggi tra compagni e, invece di intervenire, li registrano con il telefonino. Tutti a guardare, nessuno che si muova per fare qualcosa. Se va bene, gli occhi servono solo per commuoversi e piangere di fronte a tanto dolore. Ma capire i perché della guerra e come fermarla, a quello non ci arriviamo. Non andiamo oltre l'emozione. Ed è proprio qui, nel passaggio tra l'emozione e la ragione (è quest'ultima che dovrebbe portarci ad agire) che mostriamo il nostro vuoto. Se vediamo un anziano cadere per terra, l'empatia ci porta a muoverci e aiutarlo. Se invece un'intera popolazione viene sterminata, restiamo impotenti a guardare. Con la differenza che questa volta vediamo tutto, e la nostra coscienza non ha scuse e muore con loro.
Davide Romano
Assessore alla cultura della Comunità ebraica di Milano, conduttore televisivo, scrittore, collabora con La Repubblica - Milano