lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
15.12.2016 Quello che funziona nella guerra del Pentagono contro i capi dello Stato islamico
Analisi di Daniele Raineri

Testata: Il Foglio
Data: 15 dicembre 2016
Pagina: 1
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Chi colpisce l'Isis?»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/12/2016, a pag. 1-3, con il titolo "Chi colpisce l'Isis?", l'analisi di Daniele Raineri.

Immagine correlata
Daniele Raineri

Immagine correlata
Il Pentagono

Lo Stato islamico pianifica stragi in molti paesi – a volte con successo, come in Francia, Belgio e Tunisia – ma in questo momento esiste soltanto un controprogramma su scala mondiale per trovare e bloccare i pianificatori, ed è affidato agli Stati Uniti. Martedì il portavoce del Pentagono ha annunciato che domenica 4 dicembre un bombardamento di precisione ha ucciso tre leader dello Stato islamico, due francesi e un belga, impegnati a preparare attentati in Europa. La notizia si lega all’annuncio di un altro strike di precisione che sabato 26 novembre ha ucciso un leader tunisino, Boubaker al Hakim, che aveva una storia personale da vecchia star del terrorismo ed era coinvolto in una serie di attentati di alto profilo, per esempio l’uccisione di politici riformisti in Tunisia.

Il bombardamento che lo ha colpito è stato confermato il 10 dicembre dal Pentagono, ma la notizia era stata messa su internet in anticipo, il 3 dicembre, da un network di dissidenti antiassadisti e anti Isis che opera a Raqqa: al Hakim, hanno scritto, è stato ucciso da un drone mentre si trovava vicino allo stadio della città. Tutti questi stranieri facevano parte della divisione dello Stato islamico che si occupa di organizzare gli attentati all’estero – il che richiede operazioni complesse che durano mesi – guidata dal siriano Abu Mohammed al Adnani, anche lui ucciso dall’attacco di un drone americano martedì 30 agosto. E’ possibile che questa sequenza di bombardamenti ravvicinati sia collegata a un allarme dato dal Pentagono alla fine di ottobre: da Raqqa arrivano segnali che lo Stato islamico sta preparando attentati in Europa, dissero, e si riferivano a notizie ricavate da informatori o da comunicazioni intercettate.

Immagine correlata
Terroristi dello Stato islamico

Com’è facile intuire, questo apparato americano per la caccia e l’eliminazione coinvolge anche altri paesi. Per esempio il Regno Unito, che ha collaborato nella localizzazione a Raqqa di Jihadi John, decapitatore di ostaggi occidentali in una serie di video messa su internet nel 2014. Nel novembre 2015 la sorveglianza dei droni americani e inglesi su Jihadi John (che era un cittadino britannico di origini kuwaitiane, Mohammed Emwazi) era così stretta che fu colpito pochi secondi dopo essere uscito dal portone di un palazzo mentre saliva in macchina. La Francia, secondo il quotidiano Monde, ha passato agli americani le informazioni che hanno portato all’uccisione di Abdul Mughirah al Qahtani, capo dello Stato islamico in Libia, all’alba del 14 novembre 2015, quindi poche ore dopo la strage di Parigi, e questo vuol dire che la collaborazione era già in corso anche primi della grave crisi di sicurezza parigina. Secondo fonti del Foglio, oggi la Francia è uno dei collaboratori più aggressivi del programma americano e da mesi una sezione dell’intelligence francese è al lavoro dentro l’aeroporto militare di Erbil, nel Kurdistan iracheno, e colleziona informazioni sui bersagli possibili e sui leader dello Stato islamico anche grazie a una rete ben coltivata di informatori locali.

Una parte importante del lavoro in questo sistema allargato è fatta dagli alleati arabi. In particolare la Giordania, con cui c’è un rapporto stretto fin dai tempi della caccia al capo di al Qaida in Iraq (da cui poi è nato lo Stato islamico), il giordano Abu Musab al Zarqawi. Ma ci sono anche l’Iraq – che ha una unità d’intelligence specializzata contro lo Stato islamico, chiamata Falcon Cell – e la Tunisia, che di recente ha accettato di concedere agli americani l’uso di una base aerea per fare volare droni sopra la Libia (in Tunisia la Nato aprirà a breve un centro specializzato nella raccolta d’intelligence). Questo apparato e il suo funzionamento discreto erano molto congeniali all’Amministrazione Obama, e avevano un punto cieco di non cooperazione: la Russia. Uno dei tre uccisi il 4 dicembre era Salah Gourmat, che secondo Jean Charles Brisard, giudice e specialista francese di terrorismo, era il comandante della brigata Sadiq dello Stato islamico, dedicata all’esecuzione di stragi in occidente. Gli altri due, Sammy Djedou e Walid Hamam, erano già conosciuti per il loro coinvolgimento nelle operazioni all’estero del gruppo.

Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT