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Ugo Volli
Cartoline
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Si vis pacem, para bellum 13/12/2016
Si vis pacem, para bellum
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: un aereo militare F-35

Cari amici,

vale la pena di continuare il discorso sull’Adir o F-35, di cui vi ho accennato nella scorsa cartolina. Proprio ieri sono arrivati alla base di Nevatim, vicino a Beer Sheva nel Negev i primi due esemplari di questo nuovo sistema d’arma e c’è stata una cerimonia molto solenne, cui hanno partecipato Netanyahu, il ministro della difesa americano Carter, gli alti gradi delle forze di difesa israeliane (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/mighty-adir-f-35-stealth-fighter-jets-land-in-israel/2016/12/12/). Uno schieramento del genere non è una cosa consueta, e indica l’importanza per Israele di questo acquisto, non solo per la sua dimensione economica (per i 33 aerei già ordinati da Israele il costo, tuttora in crescita, è di 5,5 miliardi di dollari, oltre 150 milioni l’uno e lo stato ebraico si è già impegnato a comprarne 50: http://www.nytimes.com/2016/12/12/us/politics/trump-f35-fighter-jet-tweet.html?_r=0).

Il fatto è che questa è la prima volta che degli aerei di questo tipo sono consegnati a un paese diverso dagli Stati Uniti, il che comporta grandi vantaggi e grandi rischi (http://www.jpost.com/Israel-News/Analysis-High-risk-high-reward-for-Israel-with-F-35-jets-475067). Il rischio sta nel fatto che l’F-35 è un aereo completamente nuovo nelle prestazioni, nel disegno, nei materiali, nell’elettronica ma anche nella logistica: un progetto così complesso che ha avuto numerosi problemi, ritardi, difficoltà che non sono ancora del tutto risolti. Le forze aeree israeliane, che hanno aggiunto e sostituito parecchio di originale al progetto americano, si trovano dunque a fare da test di una macchina non ancora completamente a punto. Il vantaggio sta nel mantenimento della superiorità aerea, che almeno dai tempi della guerra dei 6 giorni, quando Israele vinse distruggendo le forze aeree egiziane e siriane proprio all’inizio della guerra, è alla base della strategia israeliana di autodifesa.

Questa superiorità era messa seriamente in dubbio dalla presenza in Siria della Russia, con aerei molto moderni e soprattutto con gli SS400, un sistema missilistico antiaereo che sembra poter vedere e poi bloccare tutto quel che accade nel raggio di un migliaio di chilometri; e anche dalla crescita quantitativa e qualitative dell’armamento iraniano. Ora sembra che l’Adir possa evitare di essere visto dai radar russi e arrivare in questa maniera “in posti dove non potevamo essere presenti” come l’Iran stesso (http://www.jpost.com/Israel-News/F-35-stealth-fighter-jets-arrive-in-Israel-475171) e anche i cieli del Libano che Hezbollah si sforza di controllare. Insieme con la flotta di sottomarini che Israele sta rinnovando con molto impegno, questo aereo costituirà il cuore della deterrenza israeliana e permetterà, se le circostanze lo chiederanno, di impedire l’armamento nucleare dell’Iran. Non servirà contro il terrorismo e nemmeno contro la minaccia dell’Isis, che militarmente non è davvero pericolosa per un esercito bene organizzato, ma contro i pericoli maggiori sì.

Immagine correlata

Ma gli scopi operativi dell’Adir sono più vasti della deterrenza, così come le sue doti non consistono solo nell’invisibilità al radar. Il nuovo aereo ha capacità di volo molto notevoli, con serbatoi allargati e possibilità di rifornimento aereo, può portare carichi di bombe molto pesanti, ha un sistema di sensori che gli permettono di seguire contemporaneamente molte minacce, sia aeree che terrestri e di difendersene, dialoga elettronicamente in una maniera finora sconosciuta con gli altri aerei dello stesso tipo e con le basi a terra, in maniera tale da diventare una specie di centro di controllo e di comando integrato. E’ insomma in grado di difendersi e di condurre missioni offensive a un livello del tutto nuovo (http://canadafreepress.com/article/adir-in-the-sky-the-f-35-arrives-in-israel). Se vi interessano i dettagli tecnici, potete trovarli qui: http://www.defenseindustrydaily.com/israel-plans-to-buy-over-100-f35s-02381/.

Dal punto di vista di un’analisi politica e strategica, questo nuovo sistema d’arma che sarà il nerbo della grande forza di battaglia israeliana per i prossimi vent’anni, lancia un messaggio molto semplice a chi vuole distruggere Israele, prima di tutto all’Iran: lo stato ebraico è risoluto a difendersi, a non lasciarsi “cancellare dalla carta geografica”. Non ha ambizioni espansive, non vuole conquistare i suoi vicini, vuole solo la pace. Ma in un ambiente così sanguinoso come il Medio Oriente attuale, continuamente minacciato da nemici che non lo vogliono attaccare per concreti scontri di interesse (sempre negoziabili), bensì per ideologia, religione, perché pensano in questa maniera di conquistare l’egemonia sulle masse islamiche, vale il vecchio motto latino, “si vis pacem, para bellum”, il solo modo per garantirsi la pace è di prepararsi scrupolosamente e con impegno ad affrontare la minaccia bellica. Una lezione che l’Europa ha scordato e che farebbe bene a cercare di ricordare al più presto. Perché le stesse forze che minacciano Israele, l’islamismo sciita e sunnita, l’attivismo militare della Russia, sono anche il pericolo strategico per il nostro continente.

Immagine correlata
Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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