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Libero Rassegna Stampa
12.12.2016 Cronaca di quotidiano terrore: Il Cairo, Istanbul, Nigeria
Commento di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 12 dicembre 2016
Pagina: 13
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Tre stragi per celebrare il compleanno di Maometto»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/12/2016, a pag. 13, con il titolo "Tre stragi per celebrare il compleanno di Maometto", il commento di Carlo Panella.

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Carlo Panella

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La scena dell'attentato al Cairo

Stragi al Cairo, in Nigeria, a Mogadiscio e a Istanbul: il terrorismo jihadista ha celebrato a modo suo domenica scorsa il Mawlid Nabawi, lafestività dell’anniversario della nascita di Maometto, seminando morte ovunque, con una dimostrazione di forza impressionante, anche perché si è accompagnata con la riconquista di Palmira, città simbolo delle sue feroci conquiste. L’attentato più grave, non solo per il numero delle vittime, ha straziato una cinquantina di fedeli, quasi tutte donne e sei bambine, nella cattedrale copta del Cairo. L’esplosione di una bomba nel settore delle donne nella cattedrale di san Marco, nella cappella di San Pietro e Boutrosseya, ha colpito infatti il cuore della chiesa copta, il suo Vaticano. Un attacco contro gli «idolatri» cristiani che adorano le figure della divinità -massimo peccato e oltraggio per l’islam fondamentalista (e non solo per quello jihadista)- ma anche e soprattutto uno sfregio nei confronti del presidente Abdelfattah Al Sisi.

Da quando è salito al potere nel 2013 con un golpe contro il governo dei Fratelli Musulmani (che mai hanno difeso i copti, anzi, hanno permesso che la loro persecuzione continuasse indisturbata) il presidente egiziano ha fatto della protezione dei copti un suo punto d’onore, tanto è vero che mai al Cairo, quantomeno, si sono avuti, lui regnante, attentati significativi contro i cristiani (l’ultimo di rilievo fu il primo gennaio del 2011 ad Alessandria). L’intero quartiere copto in cui sorge la cattedrale di San Marco e in cui ha sede il «papa» copto, il patriarca Tawrados II è infatti strettamente presidiato. Due autoblindo e un checkpoint ne controllano l’ingresso. Ma evidentemente la sorveglianza della sicurezza egiziana -e non per la prima volta- si è dimostrata inefficiente e gli attentatori hanno potuto portare indisturbati ben 12 chili di esplosivo sin dentro la cattedrale.

Durissima la reazione della popolazione copta che è scesa in piazza gridando: «Se il sangue degli egiziani è a buon prezzo, che il presidente Al Sisi se ne vada». I manifestanti hanno anche chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno, Magdy Abdelgafar. Questo attentato segnala un enorme salto di qualità, probabilmente dell’Isis, che dimostra di potere agire indisturbato e con la massima potenza distruttrice nel cuore stesso della capitale egiziana e non più solo nel lontano Sinai, dove opera con successo da cinque anni. Orribili i particolari dell’attentato in Nigeria, nell’affollato mercato di Maiduguri, capitale dello Stato di Borno. Qui, due piccole bimbe di sette-otto anni, si sono avvicinate alle bancarelle e -senza dare nessun segno di esitazione o emozione- hanno azionato le cinture esplosive che indossavano, provocando tre morti e decine di feriti. Rivendicato da Al Shabab, sempre affiliato all’Isis, anche l’attentato a uno degli ingressi del porto di Mogadiscio, il cuore della capitale somala, segno che nonostante il fortissimo contrasto delle forzegovernative, i jihadisti somali continuano a muoversi «come pesci nell'acqua» nel Paese.

Di altra matrice invece, forse, i due attentati consecutivi che hanno colpito sabato notte Istanbul. Al termine della partita nello stadio Vodafone Arena, nel quartiere di Besiktas (che dà il nome a una delle due grandi squadre della città sul Bosforo), sono infatti esplose una dopo l’altra due autobombe collocate -a ulteriore sfregio- proprio a ridosso dei pullman della polizia. Dei 29 morti, infatti ben 27 sono poliziotti. Un centinaio di feriti. Non è la prima volta che gli attentatori riescono a umiliare le forze di sicurezza turche facendo strage di poliziotti, a dimostrazione anche che le procedure di sicurezza messe inatto sono assolutamente deficitarie. A differenza del Cairo, della Nigeria e di Mogadiscio, l’attentato di Istanbul -a quanto sostiene il non affidabile governo turco- non sarebbe stato portato a segno da un gruppo affiliato all’Isis, ma dai curdi del Pkk o del gruppo Tak. In ogni caso come si vede, nonostante la pressione militare in Siria e Iraq, l’Isis non perde affatto la sua capacità offensiva.

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