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La Stampa Rassegna Stampa
11.12.2016 Ma chi arrivava a Ellis Island voleva integrarsi, non invadere l'America
Un paragone fuori luogo

Testata: La Stampa
Data: 11 dicembre 2016
Pagina: 26
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Perchè l'Europa deve rivedere le norme sull'asilo dei migranti»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/12/2016, a pag.26, con il titolo "Perchè l'Europa deve rivedere le norme sull'asilo dei migranti", la lettera di un lettore e la risposta del direttore Maurizio Molinari.

La risposta del direttore della STAMPA, saggia e condivisibile nelle intenzioni, non tiene però conto delle diverse motivazioni che avevano spinto i migranti ad approdare a Ellis Island. Nei loro piani non c'era nessuna invasione, al contrario una forte volontà di integrazione. Allora, l'islam non era un problema, oggi può causare la fine delle democrazie occidentali. Non tenerne conto, fermandosi al solo dato umanitario, è la cifra comune a quasi tutti i nostri media, una pericolosa fotocopia della dottrina vaticana dell'accoglienza.

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Ellis Island

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Caro Direttore,
il commissario Ue alle Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, uomo della sinistra greca e dunque non sospetto di essere un populista, ha dichiarato che 1'80% dei migranti che arrivano in Italia sono irregolari, dunque non hanno diritto di rimanere in Europa e sarebbero da rimandare nel loro Paese di origine. Infatti non si tratta di profughi ma di cosiddetti migranti economici. Nessun Paese europeo è tenuto ad accogliere tale tipologia di migranti. La redistribuzione tra i vari Paesi dell'Ue riguarda unicamente i profughi: infatti costoro hanno diritto alla protezione internazionale e all'accoglienza. Dunque il problema resta dell'Italia che accoglie i clandestini. Pratichiamo una politica di accoglienza indiscriminata, spinti da un buonismo ipocrita: facciamo entrare tutti senza porci il problema delle risorse necessarie a mantenerli, senza una vera politica di inserimento, confidando furbescamente che gli irregolari siano solo di passaggio e vadano negli altri Paesi. Ora che tutti gli Stati europei rifiutano di accoglierli (Germania inclusa), il disastro della politica sull'immigrazione portato avanti dalla maggioranza delle nostre forze politiche appare evidente e i costi, economici e sociali, cadranno unicamente sulle spalle del popolo italiano, innescando gravi tensioni facilmente prevedibili.

Cordialmente,
Gian Piero Aureli

Risponde Maurizio Molinari:

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Caro Aureli,
che si tratti di profughi o di migranti economici dobbiamo ammettere che il loro flusso non può essere fermato e il numero degli arrivi aumenterà. I! motivo è che fuggono da Paesi, in Africa e in Asia, che sono in decomposizione a causa di conflitti e povertà che li spingono a cercare altrove speranze di prosperità. Ciò significa che l'Unione Europea deve darsi una politica di integrazione dei migranti capace di trasformarli in un'opportunità di crescita, disinnescando i rischi per la sicurezza. Qualcosa di simile a quanto avvenne negli Stati Uniti alla fine dell'Ottocento, quando la maggioranza bianca, anglosassone e protestante aprì la giovane repubblica all'arrivo di cinesi, cattolici ed ebrei provenienti da Asia ed Europa, gettando le basi di quella che ancora oggi resta la maggiore potenza industriale del Pianeta. Serve dunque una decisione collettiva, da parte dei leader europei, per rivedere le normative sull'asilo esistenti dandosi regole più efficaci al fine di condividere la responsabilità di integrare i migranti e trasformarli in un motore di crescita. Chiedendogli di rispettare leggi e tradizioni dei Paesi di arrivo come fecero i nostri connazionali quando sbarcarono a Ellis Island.

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direttore@lastampa.it

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