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Perché l’Europa chiude gli occhi dinnanzi all’occupazione islamica? (Traduzione di Yehudit Weisz) In un mondo colpito dal terrorismo e da catastrofi umanitarie, la comunità internazionale rimane ossessionata dallo Stato di Israele. L’unico e il solo Stato del popolo ebraico, ritornato nella sua patria storica, un faro della democrazia nella sfera islamico-araba priva di diritti umani, rimasta indietro per progresso sociale ed economico e soggetta a frequenti attacchi e sanguinosi disordini. Eppure è Israele ad essere continuamente bersagliata da critiche. Perché l’Europa chiude gli occhi dinnanzi all’eredità mortale di violenza, caos e arretratezza lasciata dall’occupazione islamica del Medio Oriente e del Nord Africa? Perché, di fatto, è il vecchio continente a corteggiare il mondo arabo, dimenticando la propria storia e i passati tentativi islamici di conquista? Dal VII secolo in poi, il Medio Oriente ed il Nord Africa sono stati conquistati con la forza e occupati dalle forze arabo-musulmane che ne hanno oppresso le popolazioni e saccheggiato le ricchezze. La cosiddetta “colpa” di Israele è quella di aver combattuto con successo contro gli occupanti arabi dopo 1.308 anni e aver ripristinato la propria indipendenza, impresa questa che solo un altro Paese, il Sudan del Sud, è stato in grado di realizzare in tempi moderni, ma ad un prezzo terribile: oltre due milioni di morti nel corso di una guerra per l’indipendenza dal dominio islamico, durata 40 anni. L’Europa a quanto pare ha dimenticato quando i musulmani erano venuti a devastare, saccheggiare e imporre la loro fede. Riuscì però a cacciarli. La Francia sconfisse un poderoso esercito islamico nella battaglia di Poitiers nel 732, respingendo gli invasori fino alla Spagna e fermando così la loro avanzata verso l’Europa. La Spagna avrebbe avuto bisogno di altri otto secoli per raggiungere la sua Reconquista e riguadagnare la piena sovranità su tutto il suo territorio. La Sicilia ha gettato gli invasori in mare nell’ XI secolo, dopo 100 anni di occupazione. I musulmani ottomani furono sconfitti nel 1683 nella battaglia di Vienna. Un certo numero di Paesi dell’Europa Centrale e gli Stati dei Balcani soggiacquero sotto il dominio islamico ottomano per 350 anni, fino alla metà del XIX secolo.
Gli ebrei, con 3.000 anni di storia alle spalle, parlavano in ebraico, aramaico e greco; i cristiani, con un passato di “soli” 600 anni, erano i discendenti della civiltà assiro-babilonese e parlavano in aramaico e greco. Ebrei e cristiani rappresentavano quindi tradizioni culturali altamente sviluppate e vantavano istituzioni avanzate con istruzione superiore. In Persia, la dinastia sassanide perpetuò la religione e la civiltà zoroastriana antica di 2.000 anni. In Egitto, l’Islam ha combattuto per superare due importanti culture, quella dei faraoni e quella greca, così come la fede copta. In Nord Africa, l’Islam ha incontrato berberi, antichi popoli fenici, così come ebrei e cristiani che avevano sviluppato una fiorente agricoltura e avevano legami commerciali con Europa ed Africa. Gli imperi pagani, come quelli di Assiria, Babilonia, Grecia e Roma, avevano scatenato le guerre per dimostrare il loro potere, affermare il predominio e accumulare ricchezza. Non fu così per l’Islam: il suo scopo dichiarato era, come lo è tuttora, imporre la religione di Maometto sul mondo, e convertire gli infedeli con la persuasione o la forza e far loro giurare fedeltà ad Allah. Mentre gli antichi imperi scomparivano, l’Islam ha imposto la propria fede sui popoli conquistati, trasformandoli in credenti, cambiando anche la loro cultura. Con il tempo, la lingua araba ha sostituito molte delle lingue del mondo antico, ed è così, con la coercizione, che è nato un nuovo mondo arabo musulmano. Non è mai successo. C’erano incessanti combattimenti tra governanti islamici, califfati concorrenti si stabilirono a Damasco, Bagdad, al Cairo, in Nord Africa e in Spagna. Non c'è mai stato un Califfato in grado di unire tutti i popoli, permesso loro di svilupparsi e progredire, offrendo parità di genere e diritti umani fondamentali, permettendo di vivere la propria vita secondo le loro religioni e tradizioni. Al contrario, l’Islam, presentato oggi dai fedeli e da molti studiosi occidentali come una religione di pace, sta sostenendo la sua superiorità sulle altre religioni, e, in conformità alla shari'a, si vuole imporre con la forza, come continua a fare anche oggi. Vi è discriminazione nei confronti delle minoranze non arabe in tutto il mondo, anche verso gli arabi cristiani. In Arabia Saudita, custode delle due città sante dell’Islam, Mecca e Medina, è vietato costruire chiese o sinagoghe. Gli stranieri non musulmani non possono diventare cittadini ed a loro è proibito entrare alla Mecca. In breve, si tratta di una civiltà fallita che ha portato solo violenza e mancanza di progresso nei territori occupati con la forza. Nel XX secolo, subito dopo la Prima Guerra Mondiale, il risveglio dei popoli colonizzati e oppressi si diffuse nell’Impero Ottomano. Le conseguenze sono state la formazione, attraverso l’accordo Sykes-Picot, degli Stati-nazione arabi come la Siria, l’Iraq, il Libano, la Giordania e uno Stato ebraico, Israele. La maggior parte di questi Stati implose o si sciolse sotto la pressione di conflitti intestini arabo-islamici che risalgono agli albori dell’Islam e alle tradizioni tribali arabe. Alle minoranze nazionali e religiose nella regione araba non sono state date indipendenza o autonomia. Stanno ancora cercando di rovesciare i loro occupanti arabo-musulmani. Tra loro i principali sono i curdi. Non sono arabi, ma originari della zona. Conquistati e con la forza islamizzati, erano disposti ad allearsi con i loro nuovi governanti. Salah al-Din, Saladino, il leggendario guerriero che sconfisse i crociati e “che aveva liberato Gerusalemme” era un curdo. Gli Ayatollah, al potere in Iran con il pugno di ferro, non vogliono sentire parlare neanche di autonomia limitata. I media mondiali hanno in gran parte ignorato la difficile situazione dei curdi in Iran. I popoli indigeni del Nord Africa, spregiativamente chiamati barbari o berberi da Greci e Romani perché non parlavano né greco né latino, sono stati forzatamente islamizzati dalla conquista araba, ma hanno mantenuto la loro identità e la loro lingua nel corso dei secoli. Anche loro hanno combattuto al fianco dei loro conquistatori, e berberi che si erano convertiti all’Islam fondarono le dinastie Almoravidi e Almoadi, che hanno aderito a una linea rigorosa dell’Islam e sono stati tra i governanti della Spagna. Oggi, ci sono circa 38 milioni i berberi sparsi tra Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Mauritania, Niger, Mali e Burkina Faso. La loro lingua e cultura non sono mai state riconosciute dai regimi arabi del Nord Africa, che in gran parte li opprimevano. In Libia, la minoranza berbera costituisce il 12 per cento della popolazione. Anche se era in prima linea nella battaglia per rovesciare Muammar Gheddafi, non ha ricevuto alcun riconoscimento nel nuovo governo, per cui chiederà un certo grado di autonomia culturale, se e quando la situazione nel Paese sarà di nuovo stabile. Il fatto che i berberi vivano in tanti Paesi diversi, senza contiguità territoriale, rende difficile per loro intraprendere una campagna unitaria contro i loro governanti arabi. Ciò che curdi e berberi hanno in comune è l'essere entrambi indigeni, delle popolazioni non-arabe; essere stati islamizzati con la violenza; e aver partecipato con i loro nuovi governanti in conquiste combattute in nome dell'Islam. In altre parole, il Medio Oriente e il Nord Africa sono ancora sotto continua, repressiva, illegittima e ingiusta occupazione arabo-islamica, e nessuno in Occidente è pronto per affrontare la questione. Tutte quelle popolazioni si sono evolute nel substrato di quella che è nota come civiltà arabo-musulmana. C'era stata quella che oggi viene ricordata come l’ “età dell'oro dell’Islam” dall’ VIII al XII secolo, in sostanza, tra il X e l’ XI secolo, durante il regno di Harun al-Rashid a Bagdad e di Abd ar-Rahman III a Cordoba. Oggi, Daesh - il sedicente Stato islamico – si è assunto il ruolo di eliminare le ultime minoranze superstiti, concentrandosi sui resti pietosi del cristianesimo assiro e sugli yazidi (seguaci di una religione liberamente tratta dagli insegnamenti di Zarathustra) nel Nord dell’Iraq. Il suo obiettivo èdistruggere sistematicamente tutti i restanti monumenti e le vestigia che testimoniano il passato glorioso di culture distrutte dall’Islam - chiese, antichi cimiteri e monumenti come Palmyra. Attualmente, la conquista araba e l’islamizzazione non vengono insegnate in Occidente, e nessuna ricerca è in corso dal momento che potrebbe portare ad alcune conclusioni sgradite che contraddirebbero le tendenze prevalenti nei circoli accademici e nei media. La cultura occidentale ha adottato l'approccio "post-postmoderno" sulla base della correttezza politica e del multiculturalismo. Questi sono gli strumenti usati dai maggiori studiosi e dai media internazionali per affrontare l’Islam ed i problemi che pone con milioni di migranti musulmani che arrivano in Europa e con la crescente ondata di attacchi terroristici islamici. Essi ignorano deliberatamente la realtà storica e i principi fondamentali dell’Islam come religione. Tale ignoranza ostinata può solo indebolire i regimi democratici, che così diventano sempre più incapaci a combattere l’Islam militante e la sua intolleranza religiosa, incluso il palese antisemitismo, che aspira ad imporre il suo dominio sul mondo intero. È interessante notare che il mondo occidentale, e più in particolare gli europei, vedono nell’Islam una delle tre religioni monoteiste radicate nella Bibbia, le altre due sono l’ebraismo e il cristianesimo. Essi credono, o fingono di credere, che cercando pazientemente di smussare gli elementi più radicali dell’Islam, sia possibile raggiungere un’intesa che porterà alla coesistenza pacifica. Non si rendono conto che ci sono alcuni ostacoli insormontabili a causa della natura stessa dell’Islam. Ci sono differenze teologiche fondamentali tra islam e cristianesimo. Il principio stesso della Trinità, che sta al centro del cristianesimo, è ripugnante per l'Islam, dove l’unicità di Allah non può essere contestata, e la semplice aggiunta di un altro elemento equivarrebbe a una bestemmia e sarebbe punibile con la morte. Per quanto riguarda l’ebraismo, l’islam in principio era una religione biblica, e un terzo dei versetti del Corano non dissimili da quelli ebraici. La direzione della preghiera - Kibla in arabo - per i primi fedeli era Gerusalemme. Ma dal momento che gli ebrei - e i cristiani - della Penisola araba hanno rifiutato di riconoscerlo come un profeta che viene dopo Mosè e Gesù e li sostituisce entrambi, Maometto si allontanò sempre di più dalle Scritture. Ha cambiato la direzione della preghiera alla Mecca, e ha detto ai suoi fedeli che non era Isacco che Abramo stava per sacrificare sul monte Moriah, ma Ismaele, il figlio di Agar, sua concubina. Egli ha anche proclamato che Adamo e Noè erano stati entrambi i precursori dell’Islam, allo scopo di allontanare l’islam dall’alleanza tra Dio e il popolo d’Israele, e in seguito da Gesù come il Messia cristiano. L’ Islam divenne così una religione separata e molto diversa, quindi non c’è alcuna base per un dialogo positivo con cristianesimo ed ebraismo che porti ad una qualche forma di comprensione. L’Europa non può o non vuole affrontare la verità storica sulla conquista e l’occupazione arabo-musulmana del Medio Oriente, e le terribili conseguenze per i popoli della regione. Dal momento che il mondo arabo rifiutò più volte di accettare una soluzione globale, Israele, che ha restituito la Penisola del Sinai all’Egitto a seguito dell’Accordo di Pace del 1979 e successivamente, ha fatto la pace con la Giordania e evacuato tutta la Striscia di Gaza, si vede come il custode dei territori, fino al momento in cui la vera pace potrà essere raggiunta. Arrabe, Sakhnin, Bir'am, Mrar, Achbra, Sepphoris, Kafr Kana, Nazareth e molti altre, sono state tutte città ebraiche menzionate nella Bibbia o nel Talmud, e qualcuna compare anche nel Nuovo Testamento. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio cita per nome 200 villaggi ebraici in Galilea. Questi fatti incontrovertibili sono trascurati per opportunismo dai membri arabi della Knesset e dai loro sostenitori, che ridicolmente affermano che gli ebrei non hanno niente a che fare con la Palestina, “ che era araba sin dalla notte dei tempi”. Eppure le famiglie di questi membri della Knesset si stabilirono qui un secolo o due fa. Infatti Palestina non è una parola araba, e non vi è alcuna connotazione araba a tale Paese. Il termine è stato coniato dallo storico greco Erodoto nel V secolo a.C. per descrivere una parte di Israele che a quel tempo era popolata dai Filistei, membri di alcune tribù greche che si erano stabiliti lì nel secondo millennio a.C. e che vissero lungo la zona costiera fino a quando non furono allontanati o scelsero di andarsene. Non è mai esistita un’entità arabo-palestinese; la Palestina non è menzionata nel Corano, perché era conosciuta come ebrea. Gli arabi sono arrivati come conquistatori ma non hanno mai pensato di fondarvi uno Stato; non si erano mai fermati per viverci numerosi, fino a quando, nella seconda metà del XIX secolo, il movimento sionista vi aveva portato il progresso e lo sviluppo, e si era creata la necessità di avere più manodopera. Decine di migliaia di arabi dal Maghreb, dall’Egitto, dalla Penisola Araba e dalla Siria, giunsero in cerca di lavoro nella terra di Israele, ancora chiamata Palestina. Questi sono i fatti circa la storia inesistente di un cosiddetto popolo palestinese, ed erano ben noti e non contestati fino alla Guerra dei Sei Giorni, quando improvvisamente gli arabi cominciarono a farsi chiamare Palestinesi con “diritti storici alla terra”. E’ inutile dire che questo non lascia spazio ad alcuna soluzione, come si può vedere da un’analisi dei 100 anni che seguirono la Dichiarazione Balfour del 1917. Invano Israele ha proposto un compromesso dopo l’altro: sono stati tutti respinti, e gli arabi non hanno mai fatto una controproposta, dato che avrebbe potuto voler dire di accettare che Israele è qui per rimanere. Eppure occorrerebbe solo rileggere i libri di storia per capire che la conquista arabo-islamica e l’occupazione del Medio Oriente e del Nord Africa hanno portato alla distruzione totale senza offrire alcuna speranza, e che alla radice del problema non c’è Israele. Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 20012 al 2004. Dal 1989 al 1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta.
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