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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Molto rumore per nulla 03/12/2016
 Molto rumore per nulla
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz) da The Jerusalem Post

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E’ un progetto. Un progetto di legge. Non ancora votato ma che si riverbera già su tutto il mondo arabo. Dalla sua sede al Cairo, la lega Araba avverte: “E’ una provocazione pericolosa”. Un giornale giordano rincara la dose: “Una misura che potrebbe ferire più di un miliardo di musulmani”. Ed in Israele si sono già svolte numerose manifestazioni nelle città e nei villaggi arabi. La Lista Araba Unita, che dispone di 13 seggi nel Parlamento israeliano, ha vigorosamente condannato il progetto per voce del suo capo, Ayman Odeh. Ayman Odeh è quel deputato che di recente si è distinto per il suo rifiuto a partecipare ai solenni funerali di Stato di Shimon Peres, che giudica un fautore della guerra e che ha rappresentato “l’occupazione”per decenni, origine delle leggi razziste. Questa volta lui si oppone a quel che definisce una “nuova misura razzista, populista, mirata agli arabi israeliani”. Ma di che cosa si tratta realmente? Di un progetto di legge inteso a limitare l’uso di altoparlanti nelle moschee di notte fino al mattino. Si sa che per tradizione, ogni giorno, i fedeli musulmani sono chiamati cinque volte alla preghiera. Per “giorno” qui intendiamo le 24 ore. Una tradizione o meglio, un obbligo che risale all’alba dell’Islam. Certo, ma allora non c’erano altoparlanti, era la voce di un uomo, il “muezzim”ovvero “colui che richiama”, che si alzava al cielo. Oggi invece le moschee dispongono di altoparlanti potenti in funzione di giorno e di notte. Il richiamo del muezzim si sente a chilometri di distanza e non solo dai cittadini arabi d’Israele. Cosa che costituisce per molti cittadini che non sono musulmani, un rumore insopportabile. Sono proprio loro ad essersi rivolti alla Knesset per chiedere che si intervenga per porre fine a quello che peraltro supera di gran lunga i limiti di rumorosità consentiti dalla legge. Dunque, cercare una soluzione a questo problema che rispetti i diritti degli uni e degli altri, sarebbe razzismo? Bisogna sottolineare il fatto che in molti Paesi in cui i musulmani non sono la maggioranza, l’appello alla preghiera non è autorizzato. E che in Francia, come nel resto d’Europa, è proibito diffondere questo richiamo con altoparlanti, sia di giorno che di notte. Di più, in alcuni Paesi arabi come l’Egitto, sono state imposte delle restrizioni all’uso degli altoparlanti, e in particolare entro il numero di decibel autorizzato dalla legge. Ma ciò che è valido per il resto del mondo, evidentemente non lo è quando si tratta d’Israele. D’altronde chi si ricorda che, per secoli, attraverso il vasto impero ottomano, in Oriente come in Occidente, i cristiani non avevano il diritto di far suonare le campane delle loro chiese? Per richiamare i fedeli alla preghiera i sacerdoti erano costretti a strofinare uno contro l’altro, dei pattini di legno…

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Michelle Mazel


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