Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 02/12/2016, a pag. 4, con il titolo "Sulla scia di Exodus", l'analisi di Anna Foa.
Anna Foa
Ruth Gruber in due fotografie
E' morta a New York all'età di 105 anni Ruth Gruber. E stata un personaggio assolutamente fuori dal comune: scrittrice, giornalista, fotografa, funzionaria del governo americano, sempre impegnata dove si trattava di difendere diritti e salvare vite umane. Ha visto salire al potere Hitler in Germania, è stata la prima giornalista accreditata a visitare la Siberia nell'Urss di Stalin, ha seguito le vicende della nave Exodus portandole all'attenzione del mondo, è stata testimone e voce di vicende fondamentali del Novecento.
Era nata a Brooklyn nel 1911 in una famiglia di immigrati ebrei russi. Si era laureata giovanissima e nel 1931, a vent'anni, si era addottorata a Colonia con una tesi su Virginia Woolf. Là aveva visto con preoccupazione, prima che Hitler prendesse il potere, le sfilate naziste. Tornata negli Stati Uniti, aveva cominciato la sua carriera giornalistica nel «New York Herald Tribune» e per questo giornale aveva scritto una serie di articoli sulle donne sotto il fascismo e il comunismo. Era stata corrispondente in Siberia, visitandovi un gulag. La guerra interrompe però la sua attività più specificamente giornalistica. Viene infatti nominata da Harold Ickes, segretario degli interni di Roosevelt, politico riformatore e molto impegnato anche sul fronte della discriminazione razziale, sua assistente speciale.
Nel 1944 viene inviata in Europa a scortare negli Stati Uniti mille profughi ebrei. È stata la prima giornalista accreditata a visitare la Siberia nell'Urss di Stalin Li intervista, li fotografa, riesce a portarli negli Stati Uniti a bordo di un sommergibile e riesce poi, tra mille difficoltà, a far sì che che possano restarvi ottenendo la cittadinanza. Fu l'unica o quasi deroga fatta alle restrittive norme contro l'accoglienza ai profughi che impedirono a tanti ebrei di salvarsi oltreoceano, come ci dimostra la drammatica vicenda della nave St. Louis, con oltre novecento profughi tedeschi, respinta nel 1939 da Cuba e dagli Stati Uniti e rinviata in Europa, dove 250 di loro avrebbero trovato la morte nei campi nazisti.
Nel 1946 Ruth Gruber ritorna al suo posto al «New York Herald Tribune» e viene incaricata di seguire come giornalista la missione angloamericana che doveva indagare sulla situazione dei profughi ebrei (displaced persons) e sulla loro richiesta di essere ammessi in Palestina. E il momento in cui centinaia di migliaia di sopravvissuti ebrei vagano in Europa senza più un luogo dove tornare, mentre la Gran Bretagna si batte contro l'immigrazione clandestina in Palestina. E il preludio alla fondazione dello stato di Israele. La commissione sostiene la necessità di accettare centomila ebrei in Palestina. La stessa raccomandazione è fatta propria successivamente dall'Onu in una seconda missione che Ruth Gruber segue per il suo giornale. I suoi articoli sulla stampa americana contribuiscono a mobilitare l'opinione pubblica americana a favore della costituzione di Israele.
La nave Exodus
Ancor più forte sarà nel successivo 1947 l'impatto dei suoi resoconti della vicenda dell'Exodus, che Gruber segue da vicino, ad Haifa e poi in Europa. La storia e assai nota, anche perché c all'origine del libro di Leon Uris e del film famosissimo di Preminger: la nave Exodus, carica di 4500 passeggeri scampati ai lager, si dirige verso la Palestina nell'ambito dell'emigrazione clandestina dall'Europa — in molta parte dall'Italia — che fra il 1946 e il 1948 sbarcò migliaia di scampati nella futura Israele. La nave fu attaccata dagli inglesi, i profughi furono rinchiusi nei campi inglesi a Cipro, poi rinviati in Europa, in Francia dove si rifiutarono di sbarcare e infine in Germania, dove furono collocati in campi che erano stati precedentemente campi di concentramento nazista.
L'impatto dell'opinione pubblica in Europa e in America fu enorme. L'unico giornalista che ebbe il permesso di accompagnare i profughi in Germania fu appunto Ruth Gruber, che li intervistò e fotografò. Famosissima divenne una sua foto con la bandiera inglese coperta da una grande svastica e i prigionieri ebrei dietro il filo spinato. Fra gli altri eventi importanti da lei "coperti" come giornalista la guerra di indipendenza di Israele del 1948 e il processo di Norimberga. Tutte vicende su cui ha scritto, oltre agli articoli sui giornali, molti libri: Haven sul salvataggio dei mille ebrei, Exodus 1947, e altri, tutti di grande successo. In vecchiaia ha scritto anche due volumi di autobiografia. Negli anni successivi al dopoguerra l'attività di Ruth Gruber continuò a muoversi dentro questo filone di attenzione per i diritti dei più deboli.
Nel 1985, a settantaquattro anni, seguì il salvataggio degli ebrei etiopi e scrisse un libro, Rescue. Importante e fitta di riconoscimenti fu anche la sua attività di fotografa. Si sposò due volte, dopo i quarant'anni, e fece il primo figlio a 41 anni, nel 1951, cosa eccezionale per i tempi. Sopravvisse a entrambi i suoi mariti. Quando le chiesero il segreto dei suoi successi, rispose: «Avere sogni e visioni e non lasciare che nessun ostacolo ti fermi». E morta vecchissima, in un mondo che forse non avrebbe riconosciuto come suo.
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