Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/12/2016, a pag. 3, con il titolo "Il presidente del tribunale a rischio trasferimento", la cronaca di Franco Giubilei.
Ecco il "Buongiorno" di Massimo Gramellini di ieri, pubblicato da IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php? mediaId=6&sez=120&id=64570), dove dipinge un ritratto del presidente del Tribunale di Bologna a dir poco allarmante. Come sempre succede, adesso Caruso afferma di essere stato male interpretato. Alla faccia!
Chi pensa di votare NO legga queste righe e ci pensi su:
Mentre Romano Prodi diceva Sì al referendum, a pochi chilometri di distanza il presidente del Tribunale di Bologna esprimeva sulla sua pagina Facebook le ragioni del No con uno stile equilibrato che aveva nella sobrietà il suo punto di forza. Chi vota Sì, ha sentenziato il dottor Francesco Caruso, assomiglia ai repubblichini di Salò che scelsero male in buona fede. L’uomo di Legge argomenta che, a causa di «una mutazione antropologica che li fa ora altri da noi», questi elettori disgraziati e fascisti inconsapevoli reggono la coda al clientelismo scientifico, al voto di scambio, alla corruzione e al trasformismo: tutti peccatucci nazionali da cui lo schieramento del No sarebbe miracolosamente immune. E mica è finita. Secondo il giudice illuminato, che immaginiamo con il lutto al braccio per la morte del democratico Fidel, la vittoria del Sì costituzionalizza la mafia e introduce uno Stato di polizia in cui la maggioranza imporrà le leggi alla minoranza, schierando le forze dell’ordine nelle piazze. Fu così che il povero cristo che si stava ancora chiedendo se votare o meno per il bicameralismo imperfetto e la soppressione del Cnel si ritrova trasformato dalla prosa del primo magistrato di Bologna in un sostenitore di Mussolini, Erdogan e Totò Riina. Niente da dire. Se questa toga della Repubblica scrive le sentenze con la stessa logica ferrea e la stessa mancanza di pregiudizi con cui esprime il proprio pensiero politico, non resta che rivolgere i migliori auguri ai cittadini che avranno la ventura di capitare nelle sue grinfie in un’aula di tribunale.
Massimo Gramellini
Francesco Caruso, presidente del Tribunale di Bologna
Ecco l'articolo:
Franco Giubilei
Azione disciplinare e persino un trasferimento d’ufficio per incompatibilità funzionale, ecco quel che rischia il presidente del tribunale di Bologna, Francesco Caruso, per aver affidato a Facebook la sua opinione su chi voterà Sì al referendum di domenica, con un accostamento un po’ spericolato alle scelte dei repubblichini durante l’ultima guerra mondiale: «Nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel ’43 scelsero male, pur in buona fede».
Giudizi tranchant anche su altri aspetti della riforma costituzionale, che il giudice ha definito fondata su «corruzione» e «clientelismo». Il magistrato in un primo tempo si è giustificato dicendo che il suo commento era «privato» e indirizzato esclusivamente ai suoi 230 amici sul social, ma uno di loro l’ha comunque spifferato alla Gazzetta di Reggio, città dove Caruso presiede tuttora la corte nel maxiprocesso alla ‘ndrangheta «Aemilia», le sue frasi sono state pubblicate e la polemica è divampata. Ieri poi il comitato di presidenza del Csm ha investito del caso il pg della Cassazione e le discussioni sono proseguite: il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha parlato di «argomentazioni, modalità e un tasso di propaganda che ritengo inaccettabili sia che si sostenga il Sì sia che si sostenga il No», invitando «tutti, tanto più un magistrato, a non usare argomentazioni che rischiano di pregiudicare la loro funzione e credibilità».
Il giudice, che è iscritto a Md, la corrente dei magistrati ufficialmente pro No, e che durante la sua carriera ha firmato sentenze importanti come l’appello bis per la strage di via D’Amelio a Caltanissetta e, a Ferrara, la condanna dei poliziotti per la morte di Federico Aldrovandi, ha poi precisato: «Non ho detto che chi vota Sì sia un repubblichino, ma che commette un errore grave come quello compiuto da chi sostenne la Repubblica di Salò. E’ una cosa del tutto diversa». La vicenda è finita nel calderone del dibattito pre-referendario, col Pd a condannare la presa di posizione del giudice Caruso e, sul fronte opposto, l’appoggio espresso da Movimento 5 Stelle e Matteo Salvini.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante