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Corriere della Sera - Il Giornale Rassegna Stampa
30.11.2016 Che cos'è la Cuba di Castro: dittatura e sostegno al terrorismo, anche palestinese
Cronaca di A. Mu., analisi di Fausto Biloslavo

Testata:Corriere della Sera - Il Giornale
Autore: A. Mu. - Fausto Biloslavo
Titolo: «Nessuna delegazione Usa ai funerali di Fidel Castro - Soldi, soldati e stragi: Fidel padre padrone di tutti i terrorismi»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/11/2016, a pag. 14, con il titolo "Nessuna delegazione Usa ai funerali di Fidel Castro", la cronaca a firma A. Mu., dal GIORNALE, con il titolo "Soldi, soldati e stragi: Fidel padre padrone di tutti i terrorismi", l'analisi di Fausto Biloslavo.

Ecco che cosa è la Cuba di Castro: un regime dispotico che nega la libertà, ma anche un centro propulsore e un finanziatore di terrorismo internazionale, cominciando da quello palestinese naturalmente.

Ecco gli articoli:

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Fidel Castro con Yasser Arafat: tra dittatori e terroristi ci si intende

CORRIERE della SERA - A. Mu.: "Nessuna delegazione Usa ai funerali di Fidel Castro"

Alla fine non ci saranno. Disertano il funerale di Fidel i leader dei più importanti Paesi occidentali. A iniziare da Barack Obama. L’autore dello storico «disgelo» con l’isola non invierà nemmeno il suo vice, Joe Biden, né una delegazione presidenziale, come hanno deciso di fare altri leader alle prese con il dilemma di rendere omaggio a un personaggio di peso ma controverso. Il portavoce della Casa Bianca ha spiegato la scelta parlando di «relazioni complicate» tra i due Paesi, citando in particolare le inquietudini di Washington per il (mancato) rispetto dei diritti umani sull’isola. Anche se poi si è affrettato ad annunciare che alle esequie saranno presenti Jeffrey De Laurentis, primo ambasciatore a Cuba dopo oltre 50 anni, e Ben Rhodes, consigliere del presidente in prima linea nei negoziati con L’Avana. Per gli Stati Uniti ma non per la Casa Bianca: un distinguo che tradisce il grande sforzo di diplomazia. Tra i grandi assenti europei domenica all’ultimo saluto al Líder Máximo a Santiago di Cuba la premier britannica Theresa May. Il presidente francese François Hollande sarà rappresentato da Ségolène Royal, ministra dell’Ecologia (e sua ex compagna) e da Jean-Pierre Bel, suo inviato speciale per l’America Latina. Al posto della cancelliera tedesca Angela Merkel andrà il suo predecessore Gerhard Schröder, che ha incontrato Castro cinque volte. Salterà l’ultimo addio al Comandante en Jefe pure il canadese Justin Trudeau, nonostante Fidel avesse partecipato al funerale del padre.

Nessun capo di Stato nemmeno da un importante e storico alleato di Cuba come la Russia: Vladimir Putin sarà rappresentato dal presidente della Duma Vyacheslav Volodin. Una decisione che sembra indicare come Cuba non sia più ai primi posti dell’agenda di Mosca, più protesa ora verso Medio Oriente, Asia e l’Est Europa. Altri Paesi amici come Cina e Iran invieranno i vicepresidenti. Ma c’è anche chi, arrivato sull’isola per documentare l’evento, si è visto chiudere la porta in faccia: a Sara Gandolfi, inviata del Corriere della Sera , è stato negato il visto giornalistico necessario per poter fare il proprio lavoro. Stessa sorte all’inviato della tedesca Bild , Peter Tiede, e a due giornalisti di una tv argentina. E questo dopo 48 ore di attesa, con reporter accasciati ovunque, al Centro de prensa internacional. «La copertura che il tuo giornale ha dato di Cuba in questi anni è “desbalanciada”, sbilanciata» è stata la giustificazione. Il popolo cubano che da venerdì si è messo in coda per rendere omaggio al suo Líder non si stupisce. «Una brutta violazione della libertà di stampa? Questo è il vostro pensiero di occidentali», hanno risposto.

IL GIORNALE - Fausto Biloslavo: "Soldi, soldati e stragi: Fidel padre padrone di tutti i terrorismi"

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Fausto Biloslavo

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Yasser Arafat con Fidel Castro

Settantamila soldati inviati a combattere in sanguinose campagne d'Africa e al fianco degli arabi contro Israele, armi, addestramento e rifugio sicuro a Cuba per terroristi e guerriglieri di mezzo mondo in nome del marxismo leninismo. Il libro nero del comunismo di Fidel Castro comprende un ampio capitolo internazionale, che oggi tutti sembrano dimenticare. A cominciare dai messaggi di cordoglio dei leader mondiali, compreso il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che soffrono d'amnesia sul mezzo secolo di regno di Fidel. E sulla destabilizzazione internazionale portata avanti da Castro in nome delle revolucion mondiale. Fra gli anni Sessanta ed Ottanta le baionette cubane sono intervenute in mezzo mondo cominciando con Che Guevara in Congo ed in Bolivia, dove è stato ucciso.

Nel 1973 durante la guerra dello Yom Kippur contro Israele, Castro inviò 4mila consiglieri per dar man forte agli arabi. Nulla in confronto alle sanguinose campagne d'Africa volute dal lider maximo su richiesta dell'Urss. Nel 1977 Cuba intervenne con 15mila uomini e armi pesanti in Etiopia per difendere il dittatore Menghistu nella guerra con la Somalia per l'Ogaden. Dieci anni dopo 55mila cubani con carri armati, elicotteri e caccia bombardieri hanno puntellato il governo filo sovietico di Luanda, in Angola, combattendo contro i ribelli appoggiati dagli Usa e truppe sudafricane. Il regime dell'apartheid è stato condannato dal mondo, ma Castro viene ancora oggi lodato. Nonostante le truppe cubane ed i loro alleati locali abbiano usato il napalm per distruggere interi villaggi lungo il confine con la Namibia uccidendo tutti i maschi dai dieci anni in su.

L'area fu soprannominata «il corridoio di Castro». A guidare le truppe d'intervento in Africa in nome della fratellanza comunista si era distinto il generale Arnaldo T. Ochoa Sánchez, detto «El Moro». Rivoluzionario della prima ora assieme ai fratelli Castro è caduto in disgrazia nel 1989. L'accusa di traffico di droga verso gli Usa in collaborazione con il cartello di Medellin e tradimento lo hanno portato davanti ad un plotone di esecuzione assieme ad altri alti ufficiali. Ancora oggi si sospetta che l'accusa fosse un paravento e che in realtà l'eroe della rivoluzione volesse opporsi a Castro in vista del crollo del muro di Berlino. Solo lo scorso anno Cuba è stata stralciata dalla lista nera Usa dei paesi canaglia, sponsor del terrorismo. Nel mezzo secolo al potere il lider maximo ha appoggiato, armato ed addestrato guerriglieri e gruppi terroristici in America Latina, Africa e Medio Oriente. Negli ultimi anni il Dipartimento di stato americano non smetteva di denunciare che «il governo cubano continua a fornire un rifugio sicuro a diversi terroristi». Compresi gli spagnoli dell'Eta, ma in passato anche i terroristi dell'Ira hanno trovato riparo all'Havana.

Nel dicembre 2015 Basil Ismail, rappresentante a Cuba del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) ha tenuto un accorato intervento in appoggio all'Intifada davanti ai rappresentanti del Partito comunista cubano come Clara Pulido Escandel, del Comitato centrale e Rene Gonzalez, eroe delle rivoluzione, a lungo incarcerato negli Stati Uniti. L'Fplp, che aveva contatti con lo stragista Carlos è ancora nella lista nera dei gruppi del terrore di Usa, Canada ed Unione europea. Castro in persona ai lavori della Conferenza tricontinentale a Cuba del 1966 aveva annunciato il progetto di lotta armata internazionale dichiarando che «i proiettili non le le urne» servono a prendere il potere. Secondo il lider maximo il mondo era pronto «per una lotta armata rivoluzionaria» internazionale e gli stessi leader comunisti dell'America latina che non volevano farsi coinvolgere erano bollati come «traditori, destrorsi e deviazionisti». I cubani aiutarono i sandinisti a conquistare il potere in Nicaragua. Fin dall'inizio hanno dato man forte alle Farc colombiane e appoggiato le Pantere nere americane. I palestinesi, anche nel periodo del terrore di Settembre nero, sono sempre stati finanziati, addestrati e armati da Castro.

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