IC7 - Il commento di Astrit Sukni
Dal 20 al 26 novembre 2016
Al congresso di 'Certi Diritti' la prima mozione contro il Pinkwashing
La scorsa settimana si è tenuto a Torino il X Congresso dell’Associazione Radicale ‘Certi Diritti’. Tra i vari lavori che si sono discussi, è stata approvata una mozione che condanna il Pinkwashing, scritta in inglese e in italiano (http://www.certidiritti.org/mozione-particolare-sul-pinkwashing-approvata-dal-x-congresso/). Certi Diritti è stata la prima associazione LGBT europea a prendere posizione contro il movimento BDS di Pinkwashing.
Ad oggi, la stampa italiana non ha dato nessun rilievo a questa notizia, che invece è stata accolta con grande interesse sia in America sia in Israele. La notizia è stata ripresa dal Jerusalem Post, da Times of Israel (http://www.timesofisrael.com/italian-gay-rights-group-rejects-anti-israel-pinkwashing-accusation/) e qui (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=64501) riportata da IC.
Che cos’è e come nasce il termine “pinkwashing”? E’ un neologismo inventato dalla filosofa americana Judith Butler, membro dell’associazione J-Street. Questo termine viene usato dagli antisionisti LGBT che accusano Israele di usare la condizione di rispetto e giustizia nella quale vivono gli omosessuali nello Stato ebraico per nascondere un diverso trattamento che lo Stato di Israele riserverebbe ai palestinesi.
Le basi di diverse associazioni LGBT italiane spesso adottano atteggiamenti ostili a Israele, giudicandolo oppressore dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, mentre la realtà è opposta. Così come non affrontano l'oppressione delle persone LGBT nei Paesi arabi, nel timore di essere accusati di islamofobia. Va da sé che non possono esistere diritti LGBT se non vi sono anzitutto i diritti civili. I movimenti LGBT italiani e/o europei devono per prima cosa condannare la violazione dei diritti umani dei palestinesi da parte di Hamas e ANP e quando i palestinesi potranno godere della piena democrazia di cui godono i cittadini ebrei, arabi, circassi e cristiani in Israele, allora si potrà chiedere a ANP e Hamas di rispettare i diritti LGBT.
Mi sono sempre chiesto perché le comunità LGBT siano spesso e volentieri difensori delle dittature arabe e musulmane. Perché una comunità già oppressa di per sé, preferisce denigrare e lottare contro l’unica democrazia in Medio Oriente, che non uccide né impicca omosessuali e lesbiche? E' tutto da interpretare.
Sono convinto che se le associazioni LGBT italiane riuscissero a conoscere meglio Israele, conoscendone bene la società, cambierebbero opinione e avrebbero la possibilità di vivere la realtà israeliana a pieno. Vedrebbero con i loro occhi l’unica democrazia del Medio Oriente che rispetta i diritti di tutti senza distinzione di sesso, religione, etnia.
Astrit Sukni - IC redazione