Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/11/2016, a pag.13, con il titolo "Erdogan minaccia la Ue, 'Farò passare i profughi', la cronaca di Marta Ottaviani.
Erdogan come un gangster della Chicago anni '30, malgrado il suo regime brutale, riesce ancora a trovare consensi in Europa, come la Mogherini, preoccupata che il rapporto con il fanatico di Istanbul possa deteriorarsi.
Marta Ottaviani
Non si è fatta attendere la reazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla votazione, non vincolante con la quale, due giorni fa, il Parlamento di Strasburgo ha chiesto il congelamento dei negoziati per l’ingresso di Ankara nella Ue. Il Capo di Stato, per fare capire a Bruxelles che non ha gradito l’iniziativa, ha usato l’argomentazione più potente di cui dispone: l’accordo sui migranti. «Se l’Europa si spingerà troppo oltre, permetteremo ai rifugiati di passare dai valichi di frontiera» ha tuonato il numero uno di Ankara che poi ha rincarato la dose contro l’Ue: «Non avete mai trattato l’umanità in modo onesto – ha detto Erdogan - e non vi siete occupati delle persone in modo giusto. Non avete raccolto i bambini quando dopo essere annegati arrivavano sulle coste». Il presidente ha ricordato che la Turchia è l’unico Paese a farsi carico di 3,5 milioni di rifugiati e che tutto quello che l’Europa ha saputo fare è stato firmare un accordo con Ankara perché chi scappava alla Siria in fiamme non raggiungesse il Vecchio Continente. Le parole di Erdogan arrivano a pochi giorni dalle altre dichiarazioni in cui aveva annunciato che avrebbe giudicato la votazione del Parlamento Europeo «senza valore», accusando l’Ue di avere rapporti ambigui con gruppi terroristici, soprattutto, il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan. «Da una parte dichiarate il Pkk organizzazione terroristica, dall’altra avete dei terroristi che se ne vanno in giro liberamente nelle strade di Bruxelles» aveva detto. L’Europa cerca di smorzare i toni. Maragaritis Schinas, portavoce della Commissione Europea, ha parlato di «pieno impegno» a fare funzionare l’accordo con la Turchia sulla gestione dei migranti, aggiungendo che i contatti, politici e tecnici, sono continui. Pronta anche la reazione di Berlino. Uno dei portavoce di Angela Merkel, Ulrike Demmer, ha definito l’accordo «interesse di entrambe le parti», ma chiarito che «le minacce non aiutano». In Turchia, l’atteggiamento è quello di chi vuole rassicurare. Fonti interne all’Akp, il partito di Erdogan, hanno dichiarato che la maggior parte del partito è contraria all’interruzione dei rapporti con Bruxelles e che le recenti parole del presidente, per il quale la Mezzaluna potrebbe lasciare la Ue per volgere lo sguardo allo Shanghai 5, con Russia, Cine ed ex Repubbliche dell’Asia Centrale, sono frutto di «uno stato d’animo del momento». Per Asli Aydintasbas, editorialista del quotidiano Milliyet è un’ipotesi non realistica. «Ankara non può fare a meno di Bruxelles. Ogni volta che Erdogan interviene sull’argomento i mercati interni subiscono contraccolpi gravissimi. Alla fine non succederà nulla, ma difficilmente la Turchia entrerà nella Ue perché non è questo l’obiettivo di Erdogan. In caso di ingresso la sua azione politica, dentro e fuori il Paese sarebbe molto limitata e non è questo quello che vuole».
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