Riprendiamo da ITALIA OGGI del 26/11/2016, a pag.16, con il titolo "Spot subliminalmente nazista" il commento di Roberto Giardina.
Per chi riteneva superata l'espressione 'il passato che non passa', ecco la dimostrazione che in Germania invece è pericolsamente attuale.
Roberto Giardina
Gli spot natalizi dell´Edeka stanno diventando una tradizione. E provocano sempre polemiche, il che è proprio quanto desidera la grande catena di distribuzione. L´anno scorso i pubblicitari sono stati accusati di cattivo gusto, ma oggi è più grave: nel loro messaggio si nasconderebbe un criptico omaggio ad Adolf Hitler. Si tratta di un errore voluto, o di una distrazione dovuta all´ignoranza di giovani creativi dell´agenzia Jung von Matt? L´anno scorso lo spot dell´Edeka, sempre della stessa agenzia, divenne virale, come si dice. Mandato in onda da tutti i canali tv all´ora di maggior ascolto, fu visto su youtube da 52 milioni di persone, con sottotitoli perfino in giapponese o in finlandese, anche se non occorreva conoscere il tedesco per capirlo. Sparsi per il mondo, diversi figli e figlie ricevono un biglietto listato a lutto. E´ morto il padre. Abbandonano tutti i programmi, celebrazione del Natale in luoghi esotici, e si precipitano in Germania, alla casa di famiglia. Trovano il padre vivo e vegeto che li attende a una tavola imbandita. I figli si indignano, il genitore spiega: come mai avrei potuto riunirvi, qui a casa vostra, se non fingendomi morto? Finisce con un sorriso, tra la commozione generale, tutti a cantare insieme canzoni natalizie. Cattivo gusto o meno, l´umorismo macabro fu compreso. Con grande soddisfazione e successo commerciale dell´Edeka, fondata nel 1898, un colosso con 347mila dipendenti, 48 miliardi di euro di fatturato, oltre 4mila punti vendita in Germania, e il 26 per cento del mercato. Quest´anno, lo spot mi era sembrato più banale. I genitori sono affaccendati, la madre prepara i tipici dolcetti natalizi, il padre è concentrato nell´addobbare un gigantesco Tannenbaum, l´albero di Natale, qui il presepe non si usa, se non in alcune zone meridionali, e così via. I bambini li guardano tristi. Quel che vogliono è che si giochi con loro, infine i genitori capiscono. Direi banale. E l´Edeka propone di acquistare nei suoi negozi una specie di “buono tempo”, un minuto per un euro, da regalare a chi si vuole. In cambio, un cioccolatino. Il ricavato andrà in beneficenza. Non mi sono accorto di nulla, lo confesso. Sono distratto, o forse non così maniaco e sospettoso. Il messaggio occulto si nasconde nelle auto usate dai genitori, più precisamente nelle targhe, che appaiono di sfuggita per una frazione di secondo. Una Volvo ha targa “MU-SS 420”, ovviamente di fantasia. Monaco ha una “M”, e Münster ha la sigla “MS”.Qui si continua a indicare la città o il paese, al contrario che da noi (l´ordine europeo di cambiare non è mai esistito, abbiamo sostituito milioni di targhe per un motivo che andrebbe indagato, ed è intuibile, un affare da milioni di euro). Per i pubblicitari era un gioco di parole: si legge “Muss”, cioè devi, per alludere alla canzoncina che fa da leit-motiv: devi fare proprio questo, o proprio quello, invece di pensare a me? Ma la sigla “SS” rimanda alle truppe scelte naziste e, ancora peggio, il numero 420 indicherebbe il venti aprile, il compleanno di Hitler. Non a caso la combinazione “SS” è vietata dal codice di circolazione. La seconda targa di una Mercedes sembrerebbe più innocente: “SO-LL 3849”. Invece no: l´84 in codice si trasforma in “Heil Deutschland”, perché l´”H” è la quarta lettera dell´alfabeto, e la “D” l´ottava. E “Soll” significa dovresti. Dunque, un invito nazionalista. Non basta: il “39” simboleggia la “Christiliche Identität” ed è usato in chiave antisemita dai gruppi estremisti. Forse noi siamo meno sensibili, o meno attenti, ma l´Edeka si è precipitata a scusarsi: troppo tardi per rifare lo spot. Non è la prima volta che i pubblicitari inciampano sul passato, ricorda la “Süddeutsche Zeitung”. Anni fa la Tschibo, insieme con la Esso, voleva reclamizzare i suoi diversi tipi di caffè, e non trovò di meglio dello slogan “Jedem das Seine”, a ciascuno il suo. E fu costretta a sospendere la campagna: la scritta appariva all´ingresso del Lager di Buchenwald, come tutti dovrebbero ricordare. Incredibile, ma lo stesso “errore” fu compiuto dalla Rewe, da Burger King, dalla Merkur Bank e, infine, dalla Nokia per reclamizzare i suoi telefonini. Per i cellulari, si corresse in tempo con lo slogan “As you like it”, come vi garba. Da Adolf a Shakespeare, o a Pirandello.
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