domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
13.11.2016 Un romanzo sulla Budapest occupata dai nazisti & la passione di Brodskij per Auden
di Susanna Nirenstein, Franco Marcoaldi

Testata: La Repubblica
Data: 13 novembre 2016
Pagina: 46
Autore: Susanna Nirenstein-Franco Marcoaldi
Titolo: «Un seduttore nella Budapest occupata dai nazisti-L'ammirazione di Brodskij per Auden»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/11/2016, due recensioni. di Susanna Nirenstein e Franco Marcoaldi

La Repubblica-Susanna Nirenstein- Un seduttore nella Budapest occupata dai nazisti"

Immagine correlataImmagine correlata
Ferenc Karinthy
Risultati immagini per susanna nirenstein
Susanna Nirenstein

Ha qualcosa di Kafka, di folgorante, assurdo, appuntito, questo romanzo di Ferenc Karinthy, ebreo ungherese (1921-1992), linguista, sceneggiatore, giornalista, traduttore, campione di polo (!), brevemente filocomunista e poi dissidente, il cui padre Frigyes Karinthy (1887-1938) era un famosissimo scrittore burlesco venerato dai connazionali, dal motto «con lo humour non si scherza», come ricorda Marion van Renterghem nella postfazione. E il nostro Tempi felici con lo humour non scherza affatto. Non è surreale come il suo Epepe dove un linguista si ritrova in una città in cui si parla un idioma incomprensibile e irrazionale che rimanda alla perversione del totalitarismo. Qui siamo in piena Storia, nel dicembre 1944, nella Budapest occupata dai nazisti. I russi sono alle porte. Piovono bombe. Gli ebrei sono ai lavori forzati, o deportati: ma da quando i sovietici bloccano le vie d’uscita, tedeschi e Croci Frecciate preferiscono portarli sul Danubio, legarli due a due e ucciderne solo uno perché trascini l’altro con sé tra i gorghi (in Ungheria gli ebrei uccisi furono 600.000). Karinthy dà per nota la situazione, quasi non la racconta, ma incombe, certo che incombe. È in questa Budapest che si aggira il giovane ebreo Jozsi Beregi, vivo a dispetto di tutto. Senza affanno si nasconde da Nelli, una prostituta, che lo adora. Si capisce che lui con le donne ci sa fare, le asseconda. Anche quando tutti si rifugiano nelle cantine in una convivenza forzata tra poveri e ricchi, musoni e chiacchieroni. Bisogna stare attenti alle spie, ma Beregi non se ne cura troppo. Delle signore soppesa rotondità e curve. Seduzione dietro seduzione. Intorno le mura tremano e crollano. Arriva una Croce Frecciata con un pistolone e dei sospetti su Beregi, lo porta via: verso il Danubio? Jozsi ha ancora una carta da giocare, socchiudere gli occhi, immaginarsela in sottabito nero e dirglielo. Chissà che non ne esca qualcosa. Noi guardiamo increduli. E poi? A guerra finita, una notizia riporterà Beregi alla realtà, o meglio alla sua vera identità. Delicato come Train de vie, geniale.

La Repubblica-Franco Marcoaldi:" L'ammirazion di Brodskij per Auden"

Immagine correlataImmagine correlataImmagine correlata 
Immagine correlata

Su Repubblica di domenica scorsa, riprendendo un famoso saggio di Melanie Klein, Massimo Recalcati ci invitava a riflettere su un sentimento dilagante (l’invidia) a fronte del quale sembra scomparire o quasi la gratitudine. Sorella maggiore della gratitudine è l’ammirazione, che oltretutto rappresenta il miglior contravveleno all’invidia. Ma per dichiarare esplicitamente la propria ammirazione verso qualcuno o qualcosa, bisogna avere una personalità forte, non debole; bisogna conoscere lo slancio e la passione, non essere pavidi, timorosi. Né debole né timoroso era Iosif Brodskij, il poeta russo premio Nobel per la letteratura, che conobbe per la prima volta la poesia di W.H. Auden giusto in Russia, grazie a una sommaria antologia di poeti inglesi contemporanei. È un innamoramento immediato il suo, che si rafforzerà ulteriormente quando conoscerà di persona l’autore di quei versi. E dall’ammirazione nascerà un saggio memorabile, Per compiacere un’ombra, ora riproposto nello splendido volume di Poesie scelte di W.H. Auden (Adelphi, a cura di Edward Mendelson, traduzione di Massimo Bocchiola e Ottavio Fatica). Brodskij è consapevole del proprio talento, ma adesso pensa di avere incontrato un poeta e un uomo più grande di lui. Perciò, dopo la sua morte, decide di emularlo e per compiacere quell’ombra si mette a scrivere in inglese. Apprezza il modo in cui l’altro si esprime: «pacato, senza enfasi (…) quasi en passant ». È soggiogato dalla sua sprezzatura, da quella «metafisica travestita da senso comune », da quella faccia bonaria di medico-poeta che pare avere intuito come «a curare sia l’intonazione con cui si parla al malato », e la vera medicina le parole d’amore figlie della poesia. Non a caso Brodskij racchiude il senso ultimo del suo esercizio di ammirazione in due versi di Auden che suonano: «Se il sentimento all’equità è restìo / Quello che ama di più voglio esser io».

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT