Riprendiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 09/11/2016, a pag. 33, con il titolo "Total apripista per il ritorno dei capitali europei in Iran", la cronaca di Sissi Bellomo.
La cronaca descrive il modo, adottato da Total, per aggirare quello che rimane ancora delle sanzioni americane nei confronti del regime degli ayatollah iraniani. Se si trattasse della Germania nazista, anziché del feroce regime clericale di Teheran, il comportamento di Total e la cronaca compiacente del Sole 24 Ore sarebbe il medesimo?
Ecco l'articolo:
Total è ufficialmente la prima major europea che torna a investire in Iran. Una sfida non priva di rischi, considerato che solo le sanzioni Ue sono state revocate, mentre quelle americane sono in gran parte tuttora in vigore. Ma che Teheran spera possa aprire la strada per il rientro di altre compagnie un tempo attive nel paese, come Eni, Bp e Royal Dutch Shell. La firma di un accordo quadro che assegna ai francesi il ruolo principale nella Fase 11 di South Pars è avvenuta ieri a Teheran. Proprio come volevano le indiscrezioni, anche se il ceo di Total Patrick Pouyanné lunedì aveva smentito che mancassero solo poche ore alla cerimonia (si veda il Sole 24 Ore di ieri).
Come verranno spesi i soldi in arrivo in Iran?
Total, operatore del progetto, con un una quota del 51%, è affiancata dal colosso cinese Cnpc (con il 30%) e dall'iraniana Petropars. L'Head of agreement, che le società puntano a trasferire nel nuovo modello di contratto iraniano entro tre mesi, prevede un investimento iniziale dia miliardi di dollari, che salirà secondo Teheran a 4,8 miliardi. I tempi di sviluppo della Fase 11 di South Pars sono stimati di 40 mesi e l'obiettivo è di aggiungere capacità produttiva per 18 miliardi di metri cubi l'anno. I partner scelti da Teheran avranno diritto a sfruttare l'area per vent'anni, con termini commerciali che Total ha definito «attraenti». Il giacimento South Pars, che si trova nel Golfo Persico, a cavallo tra le acque territoriali dell'Iran e del Qatar, è il più grande del mondo con l'8% delle riserve di gas mondiali - ben 34mila miliardi di metri cubi - e faceva gola a molte compagnie.
Total e Cnpc avevano già provato ad ottenere un contratto proprio per la Fase 11, ma erano state costrette a ritirarsi rispettivamente nel 2009 e nel 2012. Ora hanno visto ricompensati i loro sforzi negoziali e la disinvoltura nel gestire le relazioni con paesi "difficili": i due sono soci anche di Yamal Lng, progetto nell'Artico russo sviluppato da Novatek, società nella lista nera delle sanzioni contro Mosca. Per aggirare l'ostacolo delle sanzioni Usa contro l'Iran, Total ha scelto di non avvalersi delle banche ma di finanziare South Pars 11 solo con liquidità di cassa in euro e non in dollari. Il ministro del Petrolio iraniano Bijan Zanganeh ha ringraziato II gruppo francese «per essere sempre stato un pioniere e per essere tornato in Iran in un momento difficile». Questo è accordo è «un rompighiaccio», ha aggiunto il viceministro Amir Hossein Zamaninia. «Presto vedremo molti altri contratti multimiliardari con compagnie russe ed europee - ha promesso al Financial Times - . Il prossimo accordo potrebbe essere tra qualche settimana».
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