Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/11/2016, a pag. 7, con il titolo "Hillary come il Papa, se sarà eletta ci stupirà tutti", l'intervista di Simona Siri a Michael Moore.
Michael Moore, un regista di infima categoria che alcuni anni fa è stato tra i responsabili della diffusione delle idee del complotto sull'11 settembre, viene intervistato dalla Stampa. Non entriamo nei motivi della scelta, ma non possiamo evitare di sottolineare come Moore sia un personaggio che non merita casse di risonanza per le proprie 'idee', alla pari dell'italiano Giulietto Chiesa.
Il titolo, inoltre, è una lode alla politica di Papa Bergoglio: una politica che senza dubbio "stupisce", ma lo fa in negativo, caratterizzata com'è dall'appeasement a tutti i costi con l'islamismo e la cecità di fronte al terrorismo islamico.
Ecco l'intervista:
Michael Moore, Giulietto Chiesa
Non l’ha mai amata politicamente e non l’ha neanche mai votata, ma davanti al rischio di vedere Donald Trump alla Casa Bianca, Michael Moore non ha avuto dubbi ed è sceso in campo per Hillary Clinton. L’ha fatto a modo suo, con un nuovo film, Michael Moore in TrumpLand: girato e montato in due settimane, è la ripresa di uno show teatrale che Moore ha tenuto in settembre in Ohio, cuore dell’elettorato trumpiano. «“Il clan di Trump” è convinto che il film sia su di lui», dice ridendo con una certa perfidia quando si racconta subito dopo la proiezione al Fci Center di New York. Nulla di più sbagliato. Più che del candidato repubblicano, sul quale si è già espresso in passato, quello di cui Moore vuole parlare ora è, appunto, Hillary. «Sono entusiasta di votare per lei. Non l’ho mai fatto, perché nel 2008 ho votato Obama e a queste primarie ho sostenuto Bernie Sanders, ma ora sono felice. Non vedo l’ora».
Papa Bergoglio
Come si passa da critico a sostenitore appassionato di Hillary Clinton?
«Perché è cambiata. Era contro i matrimoni gay, ma poi è stata a favore. Ha ammesso che votare per la guerra in Iraq è stato un errore. È pur sempre una politica, certo, ma si è evoluta, ha cambiato opinione. E poi ha fatto cose ottime, ad esempio per quello che riguarda la sanità, un problema per il quale si batte dal 1993. Certo, è troppo vicina a Wall Street ed è più a destra di Obama, ma Trump è un pericolo vero e va fermato».
L’ha mai incontrata?
«La prima volta nel 1998. Fui invitato alla Casa Bianca e lei fu gentilissima. Bill mi prese la mano e stringendo mi disse di essere mio fan, ma lei strappò la mia mano da quella del Presidente e la mise nella sua dicendo “mio marito mente: sono io la sua più grande fan”. Poi mi ringraziò per il capitolo che le avevo dedicato e che si intitolava “My forbidden Love for Hillary” (all’interno del libro “Downsize This!”, ndr). Hillary è stata la First Lady peggio trattata della storia, umiliata, ridicolizzata per come vestiva, per i capelli, per il suo aspetto fisico. Come cittadino ero e sono ancora oggi in imbarazzo per il modo in cui gli Usa l’hanno aggredita».
Ammettiamo che Hillary vinca. Poi che cosa succede?
«Sono ottimista. La mia speranza è che farà grandi cose. Nel film la paragono a Papa Francesco: per anni è stato in silenzio, ma da quando è Papa fa e dice cose rivoluzionarie, come se prima si fosse trattenuto. Spero che succeda lo stesso con Hillary: una volta liberata ci stupirà».
Lei è femminista?
«Qualcuno ha scritto che il film lo è. Le riprese sono state fatte quattro ore dopo che era diventata pubblica la registrazione in cui Billy Bush e Trump parlano in quel modo delle donne ed ero ancora emotivamente scosso. Non posso credere alle schifezze che le donne devono sopportare da certi uomini».
Da dove viene la sua passione per la politica?
«Da uno zio che ha lavorato nell’amministrazione di Franklin D. Roosevelt. Sua figlia, cioè mia cugina, mi ha educato alla politica, costringendomi da bambino a imparare a memoria tutti i presidenti».
Come vede il futuro?
«Bene, ogni anno in Usa ci sono 3 milioni di neo votanti. Alla prossima elezione i giovani saranno 12 milioni. Ho fiducia in loro perché non sono portatori di odio».
E se il suo entusiasmo per Hillary fosse disatteso?
«Allora nel 2020 mi candido io. So che ci sta pensando anche Kanye West. Mi toccherà batterlo».
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante