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Panorama Rassegna Stampa
27.10.2016 Le menzogne che allontanano la pace
Analisi di Ben-Dror Yemini

Testata: Panorama
Data: 27 ottobre 2016
Pagina: 27
Autore: Ben-Dror Yemini
Titolo: «Ma la vittoria dei palestinesi in realtà è una sconfitta»

Riprendiamo da PANORAMA di oggi, 27/10/2016, a pag. 27, con il titolo "Ma la vittoria dei palestinesi in realtà è una sconfitta", l'analisi di Ben-Dror Yemini, tradotto da Yediot Aharonot

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Ben-Dror Yemini

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Quattro anni fa il professor Omar Ja'ara, dell'università An-Najah, affermò in un suo intervento alla tv palestinese che Mosè aveva condotto fuori dall'Egitto i musulmani e che la conquista della terra d'Israele era stata «il primo caso di liberazione della Palestina per mezzo della lotta armata». Anche lo scontro fra Davide e Golia fu da lui ascritto ai palestinesi. Per un istante, si ebbe l'impressione di assistere a un programma di satira, ma Ja'ara era invece assolutamente serio. «Questa è la nostra logica e questa è la nostra cultura» ebbe a spiegare Ja'ara (l'intervista è stata registrata da Pmw, Palestinian Media Watch).

Sono trascorsi quattro anni e lo storico festeggia. La «narrativa» palestinese ha segnato ancora un'altra vittoria, stavolta all'Unesco. Apparentemente, non una semplice vittoria, ma una vittoria schiacciante. Nonostante la retromarcia del premier italiano Matteo Renzi e le distanze prese da Brasile e Messico, non si è svolto un nuovo dibattito sulla decisione, che pertanto è rimasta invariata. I palestinesi sono riusciti a convincere anche dei Paesi cristiani, come ha scritto un diplomatico israeliano, ad approvare una delibera il cui significato implicito è che «Gesù fosse un bugiardo». Nulla di sorprendente. Siamo nell'era delle «narrative», che è l'era «post-fattuale».

Ma questa non è una vittoria. Si tratta invece di una sconfitta. Se davvero desideriamo sapere perché i palestinesi permangono in una situazione penosa, allora questo autoinganno è proprio una delle cause. E il sostegno internazionale che essi ricevono non fa che aggravare la situazione. Non accade soltanto nei consessi internazionali in cui vi è una maggioranza di Paesi oscuri. I palestinesi incantano, o incutono timore, all'interno dell'ambiente accademico nel mondo libero, a tal punto che molti dei suoi esponenti sono diventati fedeli servitori della menzogna - pardon - della «narrativa» palestinese. Ma non è che la propaganda palestinese stia sprofondando da sola verso abissi di autoinganno e illusioni. II problema è che questa propaganda è divenuta il motivo conduttore non soltanto presso le istituzioni in cui vi è una maggioranza oscura, ma è stata adottata o è incoraggiata dalla maggioranza assoluta di «organizzazioni per i diritti umani» occidentali. Stanno sempre dalla parte palestinese, con un sostegno che è essenzialmente razzismo. Dato che ritengono che ai palestinesi tutto sia permesso. Come fossero bambini ritardati sempre bisognosi di sostegno.

L'indulgenza alle menzogne non cambia però la realtà e non risolve alcun problema. Al contrario, in tal modo si allontana ogni possibilità di riconciliazione e di pace. Il principio conduttore palestinese è «compiere ogni sforzo possibile per colpire Israele, ma non compiere alcuno sforzo per migliorare la nostra situazione». Ma, di fatto, non colpiscono davvero Israele: colpiscono e danneggiano se stessi. La delibera Unesco non offre in realtà alcun contributo ai palestinesi, ma suscita in loro una certa sensazione di vittoria virtuale, che non ha nulla di concreto.

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