venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
26.10.2016 La menzogne ripetute di Moni Ovadia contro Israele
Aggressivo, infelice, se l'identità gli pesa tanto, perchè non cambia?

Testata: Il Manifesto
Data: 26 ottobre 2016
Pagina: 1
Autore: Moni Ovadia
Titolo: «La verità del documento dell'Unesco»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 26/10/2016, a pag. 1-9, con il titolo "La verità del documento dell'Unesco", il commento di Moni Ovadia.

Moni Ovadia ripete menzogne in serie contro Israele. Il mantra che ribadisce in ogni riga dell'articolo è che Israele sarebbe una "potenza occupante". Nessuna argomentazione, soltanto la ripetizione di una menzogna mille volte, magari sperando che in questo modo diventi una verità, lo diceva uno che se ne intendeva, un certo Goebbels...

Ovadia deve soffrire moltissimo il fatto di essere ebreo, vista la sua reazione ostile verso coloro che - ebrei o no non fa differenza - si sentono vicini a Israele. Non ricoscersi nella propria identità è causa di infelicità, che si tramuta in aggressività verso ciò che la genera. Nel suo caso l'essere ebreo. Perchè Ovadia non prende l'unica decisione possibile, una nuova identità, una bella conversione all'islam per esempio, anche al luteranesimo, non sarebbe male, visto l'antisemitismo che contiene.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Moni Ovadia

Le parole sono importanti! sentenziava Nanni Moretti in una scena da culto di una sua memorabile pellicola, dando ratifica all'affermazione con un sonoro ceffone vibrato ad una giornalista colpevole di esprimersi con un eloquio mediocre ed improprio. al tempo di quell'accoratorato grido di dolore del geniale cineasta molta acqua è passata sotto i ponti. Abusare perversamente le parole è diventata pratica comune che non provoca reazioni di sofferenza; in questi giorni, il nostro capo del governo si è prodotto in una tecnica di perversione del senso, sostituendo la parola italiana condono con l'anglicismo di sonorità meno sconcia voluntary disclosure.

Immagine correlata

L'ordine del discorso e la scelta delle parole possono diventare particolarmente insidiosi quando si parla di Israele, governo israeliano, israeliani, ebrei e via dicendo. A me è capitato di sentirmi apostrofare con il termine "antipatizzante" di Israele per avere definito "colonie" le colonie israeliane della Cisgiordania invece di descriverle con il più neutro "insediamenti". Gli ultras proisraeliani a prescindere, ma anche coloro che non sono estremisti del campo -potremmo definirli i moderati di ogni schieramento- manifestano un'immediata idiosincrasia nei confronti di un crudo linguaggio di verità, qualora utilizzato nei riguardi di Israele. Per queste sensibilissime persone, parole accettabili all'indirizzo di qualsiasi altro paese occupante e colonialista del mondo, diventano inascoltabili se utilizzate per criticare gli atti dei governiisraeliani.

Questa ipersensibilità ha provocato l'ennesima crociata pro Israele sulla stampa mainstream e nelle piazze, per denunciare l'antisemitismo dell'Unesco a proposito della sua risoluzione sulla Palestina occupata. Nella traduzione integrale della risoluzione al comma 3 leggiamo: "Affermando l'importanza che Gerusalemme e le sue mura rappresentano per le tre religioni monoteiste, affermando anche che in nessun modo la presente risoluzione, che intende salvaguardare il patrimonio culturale della Palestina e di Gerusalemme Est, riguarderà le risoluzioni prese in considerazione dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le risoluzioni relative allo status legale di Palestina e Gerusalemme..."

Immagine correlata

In apertura, la risoluzione riconosce che Gerusalemme e le sue mura sono sacre ai tre monoteismi e ai loro fedeli: ebrei, cristiani musulmani. Non c'era dunque alcuna ragione di gridare all'antisemitismo, di accusare la risoluzione di voler negare il legame degli ebrei con quei luoghi. In realtà a me pare di intuire che la reazione degli ultras pro Israele, senza se e senza ma, dipenda piuttosto dal fatto che nei commi successivi la risoluzione si riferisca ripetutamente ad Israele con la definizione di "potenza occupante" e ne denunci la pratica violenta dei fatti compiuti sul territorio. Ora, Israele è, piaccia o non piaccia, una potenza occupante e lo è da cinquant'anni e questo secondo le risoluzioni dell'Onu, non secondo i pro palestinesi. Ma attenti a dirlo! Diventereste illico et immediate antisionisti, ovvero antisraeliani, ovvero antisemiti. Guai all'Unesco che osa affermare che Israele è potenza occupante. Invece, i politici israeliani di governo possono gridare ai quattro venti che Gerusalemme è la sacra ed indivisa capitale dello Stato di Israele nell'assoluto silenzio delle anime belle, e i leader dei partiti religiosi possono sostenere impunemente che tutta la terra di quella che fu la Palestina mandataria appartiene agli ebrei perché fa parte della terra "donata" da Dio. Gli zeloti che fanno parte dell'elettorato della destra utrareazionaria sostenitrice di Netanyahu, possono farneticare di distruggere le moschee per edificare al loro posto il 'Terzo Tempio" e compiere atti aggressivi nei confronti dei palestinesi, nessuno scandalo. È scandalo invece se il documento dell'Unesco non riconosce alle autorità israeliane e ai fanatici di Israele il diritto ad esercitare il proprio arbitrio.

Forse disturba la mancata identificazione di ebrei e governo israeliano in carica. Le anime belle della democrazia a popoli alterni sanno che le due cose sono diverse, ma dà loro un incontenibile fastidio. Eppure il problema di una precisa distinzione fra israeliani ed ebrei è ormai incandescente. Un recente articolo apparso sul quotidiano israeliano Ha'aretz a firma di Chemi Shalev titolava: "Trump mostra agli estremisti di destra come amare Israele ed odiare gli ebrei" (alcuni estremisti di destra americani disprezzano gli ebrei progressisti con lo stesso veleno con il quale la destra israeliana odia gli ebrei di sinistra). Eccolo il capolavoro che hanno edificato i nazionalisti e i fanatici religiosi israeliani con la fattiva collaborazione degli ultras pro sionisti e il benevolo sussiego di certi moderati che sono amici di Israele a prescindere. Grazie a loro, gli eredi degli antisemiti di ogni tipo possono tornare ad odiare gli ebrei cominciando dai maledettissimi rossi e poi... Poi si vedrà.

Massa d'urto religiosa di questa nuova ideologia sono i cosiddetti cristiano/sionisti. Sono milioni, appartengono a chiese evangeliche millenariste e avventiste, sono sostenitori del sionismo integralista, rivendicano il diritto degli ebrei a possedere tutta la Terra Promessa e auspicano il ritorno di tutti gli ebrei in Eretz Israel perché secondo le loro profezie ciò provocherà la seconda parusia di Gesù e l'Armageddon. E gli ebrei? Quelli che riconosceranno il Cristo saranno salvi. E gli altri? Si fotteranno bruciando nelle fiamme dell'inferno! (L'interpretazione è mia).

Per inviare la propria opinione al Manifesto, telefonare 06/687191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT