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Il Giornale - Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
24.10.2016 Unesco verso il bis della vergogna: l'Italia si faccia sentire
Analisi di Fiamma Nirenstein, Furio Colombo

Testata:Il Giornale - Il Fatto Quotidiano
Autore: Fiamma Nirenstein - Furio Colombo
Titolo: «Gerusalemme, l'Unesco fa il bis: 'Ebrei e cristiani non c'entrano' - Nuovo negazionismo e fine dell'Unesco»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 24/10/2016, a pag. 1-6, con il titolo "Gerusalemme, l'Unesco fa il bis: 'Ebrei e cristiani non c'entrano' ", l'analisi di Fiamma Nirenstein; dal FATTO QUOTIDIANO, a pag. 13, con il titolo "Nuovo negazionismo e fine dell'Unesco", il commento di Furio Colombo.

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Gerusalemme, l'Unesco fa il bis: 'Ebrei e cristiani non c'entrano' "

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Fiamma Nirenstein

Una volta portato a casa il bel risultato antisemita del Comitato Esecutivo dell'Unesco, adesso, a una sola settimana di distanza, mercoledì, avanti al'World Heritage Commitee dello stesso organismo per rafforzare la menzogna si va a votare di nuovo la risoluzione più «allucinante» (parola di Matteo Renzi) che ci sia: quella per cui ebrei e cristiani non hanno nulla a che fare con Gerusalemme, e col suo patrimonio culturale e archeologico. «Come se si affermasse che il sole crea il buio», ha detto Netanyahu. La luce che accende l'Unesco è di nuovo psichedelica: solo i musulmani, secondo il board e adesso secondo il comitato, potranno vantarne l'eredità culturale e quindi gestirne anche, ovviamente, l'aspetto istituzionale e statale.

Perché per l'Unesco la Palestina è uno stato: l'ha votato, primo nel mondo, nell'ottobre del 2011 per poi, indovinate, passare l'anno successivo alla consegna al nuovo membro dell'Unesco del... Se cercavate di indovinare di quale sito ebraico si tratta dobbiamo disilludervi. Non di un'eredità ebraica si tratta, ma della Chiesa della Natività di Betlemme, quella della mangiatoia e del bue e l'asinello. La portavoce dell'Autorità palestinese Hanan Ashrawi dichiarò subito che si trattava di un'affermazione della sovranità palestinese. Ed è appunto questo il punto. Tutte queste mosse tendono a un'affermazione politica che non ha niente a che fare con la cultura, ma solo con la politica che prevede la criminalizzazione e la negazione di ogni diritto del popolo ebraico alla sua terra. Una strategia programmata che prevede una guerra diplomatica mortale, sin dai tempi di Arafat.

Adesso, mercoledì, la nuova risoluzione non metterà alla prova l'Italia perché il comitato che vota è formato da 21 stati di cui l'Italia non fa parte. Ed è sicuro, se si guarda la lista, che non ci saranno neppure quelle consolazioni che aveva sottolineato l'ambasciatore israeliano all'Unesco, Carmel Shama-Hacohen per la precedente deliberazione: il Monte del Tempio viene chiamato nella nuova risoluzione col nome musulmano e basta «Al Aqsa Mosque e Al Haram al Sharif», e definito «un luogo santo musulmano di preghiera». Almeno la settimana scorsa nel testo c'era un passaggio (periferico) che parlava dell'«importanza della Città Vecchia di Gerusalemme per le tre religioni monoteiste». Adesso questo passaggio è sparito.

Il Messico e il Brasile che si sono anch'esse pentite di aver votato «si», oltre all'Italia, astenuta, non sono membri del comitato. Netanyahu che dopo la decisione di Renzi gli ha telefonato per esprimergli apprezzamento, ha aggiunto che se i Palestinesi continuano a scegliere questo «pericoloso sentiero, cioè una jihad diplomatica contro il popolo ebraico, si dovranno accorgere che le sorprese dell'ultima settimana da parte del Messico e dell'Italia non sono che l'inizio». In effetti, tutto il palcoscenico approntato dall'Unesco è una finzione, che nasconde ormai una crescente impazienza fra gli antichi sostenitori di Abu Mazen perché l'ideologia palestinese che loda il terrorismo e non lascia posto alla trattativa. Sia l'Egitto che l'Arabia Saudita che i Paesi del Golfo, per non parlare della Cina e dell'India, partigiani della causa palestinese tout court, stanno rivedendo il rapporto con Israele in nome della comune guerra contro l'islamismo e il terrore e per lo sviluppo tecnologico e economico.

L'Unesco vuole rimanere la casamatta della scelta di distruggere lo Stato Ebraico che somiglia molto, però, a una tecnica suicida. Commentando la posizione di Renzi, Netanyahu ha anche detto che «il cambiamento delle istituzioni dell'Onu prenderà qualche anno ma ecco i primi segni di un cambiamento molto benvenuto». Sarebbe bello se l'Italia, pronunciandosi sulla prossima seduta di mercoledì, invitasse i colleghi a una nuova presa di posizione.

IL FATTO QUOTIDIANO - Furio Colombo: "Nuovo negazionismo e fine dell'Unesco"

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Furio Colombo

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DUE SVOLTE BRUTALI raccontano iI grande e pericoloso disordine del mondo e creano il problema: chi ha in mano la regia? La prima svolta è un evento criminale ma anche simbolico, deliberatamente organizzato per mostrare che per alcuni non ci sono limiti né misure. Sto parlando del bombardamento e della distruzione di un convoglio umanitario di soccorsi ad Aleppo organizzato nelle ore di tregua, lungamente negoziate, dall'ambasciatore Onu Stepan de Mistura. L'evento disumano che ha consentito i due obbiettivi di far proseguire l'assedio senza cibo né acqua di Aleppo, e di far riprendere i bombardamenti che fanno strage di bambini, ha due autori: Putin e Assad.

La seconda svolta avviene in un mondo di falsa cultura che copre progetti di un nuovo tipo di guerra per la estirpazione e di annientamento di Israele. La manovra è questa: ottenere un voto di assenso nel ramo culturale delle Nazioni Unite, l'Unesco, alla dichiarazione che nega ogni rapporto giudaico (e dunque cristiano) con Gerusalemme, proclamata invece patria unica e assoluta del mondo arabo.

Come si vede non c'è tragedia e strage di bambini arabi massacrati ogni notte da bombardamenti arabi (e di stretti alleati) su popolazioni arabe assediate da arabi, che possa distrarre dal grande obiettivo di estirpare Israele, che pure in questa guerra spaventosa è assente. L'occasione buona per la Russia che vuole confermare la sua nuova egemonia nel mondo arabo, ma è buona anche per l'Europa che, tacendo (ogni Stato, Italia inclusa, e tutta l'UE) non pregiudica buoni rapporti di tutti i tipi con gli arabi che comprano armi e vendono petrolio nel loro fitto rapporto con la civiltàoccidentale. Solo gli Usa ha votato contro la negazione di una millenaria conoscenza e rappresentazioni dei fatti. Conta il negazionismo e scatta subito, anche a costo di cancellare la modesta e residua rilevanza dell'Unesco. In tale devastato organismo, che rappresenta bene la fine dell'Onu, nessuno ha sentito una voce italiana.

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