Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/10/2016, a pag.18, con il titolo "La protesta dei musulmani al Colosseo e i campanelli d'allarme sull'integrazione", la lettera di un lettore seguita dalla risposta del direttore Maurizio Molinari.
La grande moschea di Roma della Fratellanza Musulmana
Non si può che rimanere stupiti di fronte alla manifestazione romana. Sì, perchè a Roma c'è la più grande moschea d'Europa, per cui non si capisce il senso della protesta, il luogo dove pregare esiste. Va detto però che la moschea di Roma è di proprietà delle Fratellanza Musulmana, forse la situazione da chiarire è questa. In Italia non è mai stata fatta nessuna inchiesta sulla presenza musulmana, da quale organismo vengono scelti gli imam, se le moschee svolgono una funzione religiosa o hanno connessioni con il terrorismo islamista, come è accaduto più volte.
In breve, crediamo che una indagine da parte del ministero dell'interno sia indispensabile. Per conoscere e capire.
Caro Direttore,
è legittima la manifestazione dei musulmani a Roma per ottenere luoghi di preghiera: molte volte infatti le amministrazioni sono burocraticamente pesanti nel cancellare posti considerati non adatti o pericolosi, mentre la possibilità di concedere locali di culto, nel doveroso rispetto delle regole, deve essere accettata, anzi aiutata. Poi si apre la discussione su preghiere e sermoni in lingua italiana, e imam indicati e conosciuti alle Autorità (così come il parroco). Mi ha colpito negativamente la differenza di partecipazione al Colosseo - numerosa - rispetto allo scarso intervento dei musulmani alle manifestazioni contro il terrorismo: alimenta una certa diffidenza verso le comunità dell'Islam in Italia, certamente divise tra loro, ma che avrebbero dovuto dare dimostrazione di solidarietà e soprattutto di rigetto della violenza. Lottare per i diritti è sacrosanto, così come accettare le nostre regole di vita civile.
Luciano Cantaluppi
Maurizio Molinari
Caro Cantaluppi,
la protesta al Colosseo ha colpito anche me, soprattutto per una questione di metodo: i musulmani residenti a Roma per rivendicare il diritto a luoghi di culto scendono in piazza in maniera spontanea e non si affidano a una propria rappresentanza. Ciò significa che al loro interno manca ancora una forma basilare di struttura capace di esprimere dei portavoce. Quale che sia il motivo - rivalità interne, carenza di coesione, ruolo dei Paesi di origine - la conseguenza è l'assenza di interlocutori per il governo, nazionalee locale, assieme al pericolo che da questi eventi spontanei si generino leader occasionali, portatori di interessi di parte. Alla sua giusta preoccupazione per la carenza di proteste massicce contro il terrorismo jihadista da parte dei musulmani residenti in Italia, ne aggiungo dunque un'altra: si tratta di comunità prive ancora di leader capaci di coagulare consensi vasti. Sono tutti campanelli d'allarmesul processo di integrazione in Italia dei nuovi venuti.
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