Riprendiamo dalla GAZZETTA del MEZZOGIORNO di oggi, 16/10/2016, a pag.27, un redazionale dal titolo "Mel Brooks boccia Benigni 'La vita è bella? Un brutto film'"
Un grazie a Mel Brooks, siamo sempre stati della sua opinione sul film di Benigni "La vita è bella", premiato ovunque e osannato come fosse un capolavoro. Girare un brutto film non è la fine del mondo, può capitare, come è successo a Jerry Lewis - è nel pezzo della Gazzetta- basta riconoscerlo e non proiettarlo.
Mel Brooks Roberto Benigni
Ecco il pezzo:
Il regidsta ebreo Mel Brooks lo dice nel documemntario «THE LAST LAUGH». Mel Brooks boccia Benigni «La vita è bella? Un brutto film, è il peggiore film mai fatto, perché cerca la risata superficiale su ciò che accadeva nei campi di concentramento».
È il parere lapidario espresso da un genio della comicità, Mel Brooks in The Last laugh il documentario di Ferne Pearlstein che esplora il rapporto fra umorismo e temi sui quali, per alcuni, non si deve scherzare, a partire dalla tragedia della Shoah fino all'11 settembre e gli attacchi alla redazione di Charlie Hebdo. II film non fiction, nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma, ripercorre 70 anni di comicità controcorrente, mettendo a confronto tre generazioni di autori e performer tra cinema, tv, teatro e letteratura. II film di Benigni, fra le opere più contestate, ha anche degli estimatori, come Abraham Foxman, ex presidente della Anti Defamation League, che pure è stata spesso critica con chi fa umorismo sulla Shoah: «La vita è bella è bellissimo e commovente, soprattutto per come racconta il modo in cui un padre tenti di proteggere il figlio».
Per Brooks, uno dei primi a infrangere i tabù, facendo di Hitler e la persecuzione degli ebrei materia da commedia musicale in "Per favore non toccate le vecchiette", «i comici sono la coscienza delle persone, possono dire ed andare in ogni direzione, anche a costo di essere di cattivo gusto». Si parla anche del famoso film «fantasma» di Jerry Lewis, " The day the clown cried "su un clown tedesco fmito in un campo di concentramento che prova a tenere allegri i bambini prigionieri. Lewis, regista e protagonista del film, una volta terminato, nel 1972, non volle farlo uscire, giudicandolo «un fallimento totale». Una decisione presa, secondo il collega Harry Shearer, che ne vide un premontato «perché Jerry si era lasciato andare a un sentimentalismo tale da essere ridicolo».
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