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La Stampa Rassegna Stampa
15.10.2016 Voto Unesco: troppi errori nella cronaca di Giordano Stabile
Meglio informarsi da Fiamma Nirenstein e Deborah Fait

Testata: La Stampa
Data: 15 ottobre 2016
Pagina: 13
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «L'Unesco: 'Il Muro del Pianto? E' arabo' E Israele sospende tutti i rapporti»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/10/2016, a pag.13. con il titolo "L'Unesco: 'Il Muro del Pianto? E' arabo'. E Israele sospende tutti i rapporti", la cronaca di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Unesco: la risoluzione dell'odio

Nel suo pezzo Stabile commette alcuni errori:
1. Omette di scrivere che Gerusalemme non è mai nominata nemmeno una volta nel Corano. Se oggi i musulmani la equiparano alla Mecca e Medina è per pura propaganda. Nè mai si è verificato un pelleggrinaggio musulmano verso Gerusalemme, nemmeno nei secoli passati. Non scriverlo impedisce ai lettori di capire il voto dell'Unesco.
2. Il "cavallo che portò Maometto dalla Mecca a Gerusalemme" - come scrive Stabile - era nella fiaba islamica un asino, che però portò in cielo Maometto, partendo dalla Spianata.
3.Da nessuna parte è scritto che Israele abbia spinto per l'astensione
Troppi errori in un solo articolo.
Per conoscere la vicenda, leggere il pezzo di Fiamma Nirenstein su IC di ieri:dal titolo " C'è del marcio alla Farnesina, l'Italia si astiene al voto Unesco che nega la storia ebraica di gerusalemme". Ecco il link:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=253&sez=120&id=64062

Oggi, il commento di Debora Fait in altra pagina.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=64072


Ecco la cronaca di Stabile:

Un voto all’Unesco rischia di riaccendere lo scontro fra arabi ed israeliani attorno alla Spianata delle Moschee . Ad aprire le ostilità è una risoluzione al Comitato esecutivo dell’agenzia Onu, approvata a maggioranza, che di fatto nega i legami storici e culturali dell’ebraismo con il suo luogo più sacro di Gerusalemme. L’Unesco ha responsabilità importanti sulla Spianata, che rientra nel patrimonio dell’umanità, ma con questa decisione, presa giovedì, ha spaccato ancora di più una città lacerata dal conflitto israelo-palestinese. La reazione in Israele, ma anche in Europa e negli Stati Uniti, è stata di sconcerto. Il ministro dell’Educazione Naftali Bennett ha parlato di «sostegno al terrorismo» e ha annunciato la sospensione di «tutte le operazioni con l’Unesco». Ieri è dovuta intervenire la direttrice generale dell’agenzia Irina Bokova per prendere le distanze dalla risoluzione. Il patrimonio di Gerusalemme «è indivisibile e ognuna delle sue comunità ha diritto all’esplicito riconoscimento della sua storia» ha ribadito. La Spianata delle Moschee è per gli ebrei il Monte del Tempio, Har HaBayit in ebraico, dove sorgeva il Tempio di Salomone distrutto dai romani nel 70 dopo Cristo. Il Muro del Pianto è considerato l’unica parte sopravvissuta ed è, come ha sottolineato la stessa Bokova, «il luogo più sacro per l’ebraismo». Per i musulmani invece la Moschea di Al-Aqsa e la Cupola della Roccia compongono l’Haram al-Sharif, da dove Maometto è assunto in cielo, il terzo luogo sacro per gli islamici dopo La Mecca e Medina. Giovedì il Comitato esecutivo, una sorta di Consiglio di Sicurezza dell’Unesco, ha approvato la risoluzione che adopera solo la definizione islamica per la Spianata e, inoltre, si riferisce al Muro del Pianto usando solo la dizione araba di «Buraq Plaza». Il Buraq è il cavallo mitologico che portò Maometto dalla Mecca a Gerusalemme. Il testo si limita a riconoscere «l’importanza della città vecchia di Gerusalemme per le tre religioni monoteiste» con 24 voti a favore, 6 contrari, 26 astensioni, due assenti. Fra i Paesi europei Gran Bretagna, Germania, Olanda, Lituania ed Estonia, hanno votato contro. La Francia è stata convinta ad astenersi da una forte pressione diplomatica israeliana assieme ad altri Paesi europei - Italia inclusa - e all’India. Nazioni arabe e africane hanno invece votato a favore. Il testo è la prima azione dirompente nell’agenzia da parte dell’Autorità nazionale palestinese, ammessa a pieno titolo all’Unesco il 31 ottobre 2011, mentre all’Onu ha solo uno status di Paese osservatore. La reazione del governo di Benjamin Netanyahu è stata durissima. Il ministro dell’Educazione Naftali Bennett ha inviato una lettera alla stessa Bokova, accusando l’organizzazione di «fornire supporto al terrorismo» e annunciando la sospensione, da subito, di «tutte le operazioni con l’Unesco». La decisione dell’agenzia Onu, in teoria un organismo che dovrebbe cercare di costruire ponti fra le diverse culture «senza negare quella degli altri», come ha sottolineato l’arcivescovo del Patriarcato di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, rischia di scatenare un conflitto aperto. E questo in una città già provata dalla «Intifada dei coltelli» che da ottobre ha causato oltre trenta vittime israeliane e duecento palestinesi.

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