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Il Foglio Rassegna Stampa
13.10.2016 Londra: due pesi, due pacifismi
Analisi di Paola Peduzzi

Testata: Il Foglio
Data: 13 ottobre 2016
Pagina: 1
Autore: Paola Peduzzi
Titolo: «Due pesi, due pacifismi»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/10/2016, a pag. 1, con il titolo "Due pesi, due pacifismi", l'analisi di Paola Peduzzi.

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Paola Peduzzi

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Boris Johnson

Milano. Martedì, alla Camera dei Comuni britannica, è stato convocato un incontro d’emergenza per discutere di Siria. Il ministro degli Esteri, Boris Johnson, ha detto che “se la Russia continua sulla strada in cui è oggi, corre il pericolo di diventare uno stato paria”. Secondo il ministro, la Russia è responsabile dell’attacco al convoglio umanitario diretto ad Aleppo alla fine di settembre: “Tutte le prove disponibili dimostrano la responsabilità russa per questa atrocità”.

Chiedendo l’introduzione di sanzioni contro Mosca, Johnson si è rivolto direttamente ai pacifisti: “Non c’è un orrore paragonabile, mi sembra, per i gruppi di protesta contro la guerra. Mi piacerebbe vedere manifestazioni fuori dall’ambasciata russa. Ma dov’è Stop the War? Dov’è?”. La reazione dei diplomatici russi è stata immediata, “sembra che Boris Johnson sia passato dalle parole ai fatti e abbia utilizzato quest’arma per minacciare la Russia – vergogna”, ha scritto su Facebook Maria Zakharova, una portavoce del ministero degli Esteri russo. L’ambasciata di Mosca a Londra ha tuittato rivolgendosi al ministero della Difesa inglese: “Che cosa avete fatto voi? La Russia in Siria ha liberato migliaia di villaggi e ha dato migliaia di tonnellate di aiuti. E il Regno Unito?”. Da quel momento tutti i commentatori e politici filorussi hanno iniziato a denunciare la dilagante “isteria russofobica”.

La polemica tra Mosca e Boris Johnson è destinata a inacidirsi: da quando è diventato ministro, Johnson ha usato toni molto duri nei confronti degli attacchi militari russi in Siria e si è unito ai tanti deputati – anche laburisti – che chiedono sanzioni e che accusano la Russia di crimini di guerra ad Aleppo. La polemica con Stop the War è invece appena iniziata, ma non sarà breve. La Stop the War Coalition è un’organizzazione pacifista che fino all’anno scorso era guidata da Jeremy Corbyn, attuale leader del Labour, che contribuì a fondarla assieme all’altro volto noto del pacifismo anti americano inglese, George Galloway. Nata il 21 settembre del 2001, Stop the War si è schierata contro le “guerre al terrore” degli americani e dei suoi alleati, quella in Afghanistan e quella in Iraq – la celebre manifestazione anti Iraq a Londra, nel febbraio del 2003, è una sua creatura. Dal 2013, si batte contro il coinvolgimento del Regno Unito in Siria: il suo vicepresidente Kamal Majid ha detto in passato che la famiglia di Bashar el Assad “ha una lunga storia di resistenza contro l’imperialismo” e che il rais va sostenuto perché “la sua sconfitta aprirebbe la strada a un regime pro occidente e pro America”.

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Jeremy Corbyn

Non stupisce quindi che, nella polemica aperta da Boris Johnson, la risposta di Stop the War, e anche – questo è più importante – di Jeremy Corbyn, è stata: se volete che dimostriamo contro la Russia, perché non dimostrare contro l’America? Il portavoce di Corbyn, parlando ai giornalisti dopo il Question Time di ieri ai Comuni, ha detto che “il focus sulle atrocità russe in Siria a volte sposta l’attenzione da altre atrocità in atto. Studi indipendenti dicono che ci sono molte vittime civili a causa dei bombardamenti della coalizione guidata dagli americani, ma non c’è stata molta attenzione per questi morti”. Il fatto che dei propri errori gli americani almeno abbiano fatto ammenda, con scuse ufficiali e opinione pubblica indignata, non sfiora nemmeno questi pacifisti attenti a equiparare gli strike occidentali contro lo Stato islamico a quelli russo-assadisti che, nella maggior parte dei casi, come ad Aleppo, colpiscono aree in cui lo Stato islamico non c’è più da anni.

Chris Nineham, vicepresidente di Stop the War, ha detto che il governo fomenta l’isteria russofobica per giustificare un’escalation militare del Regno Unito in Siria. Ma alla fine dell’intervista alla trasmissione radiofonica “Today”, in cui ha detto che si guarda troppo al ruolo della Russia e non a quello degli altri attori in campo, in cui ha ribadito di non voler sostenere manifestazioni davanti all’ambasciata russa, Nineham si è lasciato scappare la spiegazione del pacifismo a senso unico: “Chiunque senta una responsabilità per la pace e per il futuro di questo pianeta si deve francamente mobilitare, e questo significa opporsi all’occidente”.

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