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Ugo Volli
Cartoline
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Che cosa ci insegna l’ennesimo attacco terrorista 11/10/2016
Che cosa ci insegna l’ennesimo attacco terrorista
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: l'Occidente rifiuta il terrorismo di Hamas (quando lo fa...), approva quello di Fatah

Cari amici,

oggi voglio richiamare la vostra attenzione su una cosa che sapete già, un meccanismo che avete visto molte volte, ma su cui vale la pena di riflettere ancora. La premessa è una notizia data da tutti i giornali. Domenica un terrorista in macchina ha sparato sulla folla, uccidendo due persone, un poliziotto e una passante in un quartiere centrale di Gerusalemme, prima di essere abbattuto (http://www.lastampa.it/2016/10/10/esteri/spari-dallauto-contro-i-passanti-attacco-islamista-a-gerusalemme-KGQRXrtLXnGYQrPV8JYvTJ/pagina.html). Orribile, ma comprensibile, secondo i luoghi comuni del nostro tempo. I terroristi, così dice per esempio Frattini sul Corriere a proposito di questo attentato, sono “lupi solitari”, gente con problemi psichiatrici, magari poveri. Uccidono, sostengono i media, ma non bisogna generalizzare. Non c’entra la loro religione, ci assicurano i dirigenti dell’Unione Europea e dell’amministrazione Obama, né il loro popolo, né la loro organizzazione politica. E’ una patologia, spiegano i maitres-à-penser del politicamente corretto, come il cancro, bisogna sopportarla senza perdere l’equilibrio.

Benissimo, tutti i saggi ci ammoniscono così, avranno ragione. Ma guardiamo a quel che è successo dopo, che i giornali non ci raccontano e che i buonisti non commentano. E’ successo questo: che l’Autorità Palestinese (quella buona, quella con cui si concluderebbe certamente la pace se al governo di Israele non ci fossero gli “estremisti”) ha proclamato uno sciopero a Gerusalemme - non contro l’attentato terrorista, beninteso, ma per celebrarlo: http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/pa-declares-strike-in-honor-of-jerusalem-murderer-video/2016/10/09/, con manifestazioni e lanci di slogan (https://youtu.be/tE9RcahbQac). Che Fatah, il partito del dittatore palestinese Abbas, ha emesso comunicati di esaltazione del “martire” (https://www.algemeiner.com/2016/10/09/pa-president-abbas-fatah-movement-hails-terrorist-martyr-who-slaughtered-2-israelis-wounded-6-others-in-jerusalem-shooting-spree/) e pubblicato vignette che esaltano l’omicidio (http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=18885). Che a casa del terrorista si è svolto un ricevimento per nulla luttuoso, anzi fiero ed allegro. in cui le donne di casa hanno offerto dolcetti e fatto discorsi di esaltazione (li trovate qui, è un video su cui val la pena di perdere qualche secondo: https://www.facebook.com/TKMGlobal/videos/1118284888254698/). Fra l’altro la casa appare spaziosa e per nulla miserabile; del resto che i terroristi siano in genere più abbienti del resto della popolazione è ben noto(http://www.telegraph.co.uk/news/2016/10/06/isil-recruits-better-educated-than-their-average-countryman-worl/). Che infine a Gaza si sono ripetute le scene di giubilo, con dolci distribuiti ai passanti. E anche qui, poi, folla e slogan (https://www.facebook.com/israellycoolblog/videos/1102532633165890/).

Sono scene che conoscete, perché si ripetono regolarmente a ogni attentato. Ecco qui qualche link di questa manifestazioni: http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Palestinians-in-Gaza-celebrate-deadly-Jerusalem-synagogue-attack-382125, http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Palestinians-celebrate-terror-attack-in-Tel-Aviv-Saudis-strongly-condemn-456344, http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/187604. Lo ripeto, niente di nuovo sotto il sole. La piazza araba, a Gaza come a Ramallah, ha sempre festeggiato gli omicidi non solo di israeliani ma anche di occidentali in genere. Ricordate le scene di giubilo dopo l’attentato delle Twin Towers. Guardate qui per rinfrescarvi la memoria: https://www.youtube.com/watch?v=KrM0dAFsZ8k, https://kendoc911.wordpress.com/disinfo-palestinians-cheering-the-911-attacks/.

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Israele sa come regolarsi con questi assassini. E lo fa con generosità e rispetto della legge, anche correndo dei rischi. Il terrorista di domenica era stato condannato per apologia di terrorismo e incitamento, doveva scontare quattro anni di prigione, ma per motivi legali era ancora libero. Certamente la sua libertà è costata cara, si può discutere l’operato del giudice (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/218827), ma bisogna convenire che è giusto pagare dei prezzi collettivi per rispettare davvero lo stato di diritto. Il problema però è altrove, all’Onu, in Europa, nell’amministrazione americana, che insistono a cercare di obbligare Israele a cedere alle pretese dei terroristi e si rifiutano di prendere atto dell’appoggio al terrorismo dentro l’Autorità Palestinese (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/218838). Come vi ho raccontato l’altroieri, non è solo Obama e gli altri nemici di Israele che governano, ma purtroppo anche dei pezzi di opinione legati in qualche modo al mondo ebraico, J Street, il New York Times, chi li segue in Europa. A loro va attribuita la responsabilità di essere complici, se non degli assassini, dell’approvazione che li circonda. I terroristi non sono lupi solitari, ma eroi popolari in certi ambienti anche grazie alla zona grigia con cui essi circondano i loro crimini. Questo è il problema oggi, di pezzi “autorevoli” di opinione pubblica che si sentono democratici proprio per il fatto di appoggiare i terroristi e di facilitarne l’azione, per esempio appoggiando l’invasione musulmana dell’Europa o aiutando Hamas nella sua azione per aprirsi nuovi rifornimenti di armi (le flottiglie...). E’ un terribile errore, paragonabile all’appoggio che tanti intellettuali diedero alla Germania hitleriana o all’Urss staliniana (che erano molto simili, e anche per questo si combatterono). La storia certamente chiederà ragioni di questo tradimento di se stessi; ma non basta aspettare. Il modo migliore, stando fuori da Israele, per combattere assassini come quello di Gerusalemme è rinfacciare il crimine a chi lo appoggia in Occidente.

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Ugo Volli

PS: Questa sera gli ebrei di tutto il mondo si immergono nell’isolamento e nel digiuno per il profondo esame di coscienza del Giorno dell’Espiazione (Yom Kippur). E’ d’uso in questa circostanza chiedere scusa a tutti coloro che si fosse offeso in passato - perché nell’ebraismo non si può tentare di tornare alla pace della coscienza religiosa se prima non vi è stata riconciliazione con i propri simili. Lo faccio anch’io, chiedo scusa a coloro cui ho fatto torto. Certamente la mia attività polemica in difesa di Israele ha talvolta toni aspri. Ne sono consapevole e mi dispiace. Non ho però risentimenti personali contro nessuno. Credo che in condizioni di estrema minoranza, in un momento critico come l’attuale, sia necessario alzare la voce e non usare eufemismi o velature. Dire quello che normalmente è taciuto, denunciare le responsabilità politiche che di solito sono ignorate. Lo faccio assumendomene tutte le responsabilità. A tutti coloro che vivranno come me questa ricorrenza con senso di timore e di inadeguatezza, auguro Gmar chatimà tovà, un “buon sigillo” che sanzioni questa ricerca di verità, come si usa dire sperando che essa non sia senza risultati.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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