Kurdistan la nuova frontiera di civilizzazione nel Medio oriente
Analisi di Michael Levi
A destra: Michael Levi con alcuni peshmerga curdi
Il Kurdistan e’ una regione del Nord Iraq incastonata in alte catene montuose che confina con Turchia, Iran, Siria e Iraq dove nel passato vi furono grandi imperi e ora invece purtroppo regna l’ incertezza. Le alte montagne hanno protetto il Kurdistan per millenni e l’ acqua che sgorga ovunque dalle rocce ha permesso la crescita di una meravigliosa popolazione oggi islamica ma con grandissima apertura e visione del mondo che li porta a sentirsi fratelli sinceri di ebrei e cristiani. La capitale e’ Erbil dove si erge ancora l’ imponente fortificazione Citadel che ha una storia di oltre 7000 anni e che l’UNESCO ha riconosciuto come Patrimonio dell’ Umanita’. Nella Citadel si vedono molti simboli ebraici che testimoniano una storia di amicizia millenaria con il popolo ebraico.
La tradizione curda racconta che essi discendono dalla tribų di Benjamin che fu conquistata dagli Assiri tra l'VIII ed il VII secolo a.C. e portata nel moderno Kurdistan. Lo storico romano Flavio Giuseppe documenta che nel secolo primo a.C. Erbil era ancora una citta’ assira e la casa regnante Adiabene si riconvertė all’ ebraismo.
Attualmente il Kurdistan sta lottando per la sopravvivenza e per l’ indipendenza. E’ una delle poche regioni in quell’ area che ha voglia di crescere e voglia di pace. I loro guerrieri peshmerga difendono il paese con coraggio e valore e muoiono a migliaia. Il Kurdistan e’ sotto attacco dal Daesh che si annida a Mosul e che ora sta diventando sempre piu’ sofisticato e ben armato.
Ho visitato insieme al Vice Presidente Curdo, vestito in abito tradizionale peshmerga, la base Black Tiger che e’ dislocata sul fronte al confine con l’ Iraq e alle porte di Mosul. Ho incontrato il Generale Barzani, un fiero guerriero peshmerga che una volta era l’ imprenditore di spicco del Kurdistan e oggi finanzia la resistenza oltre che guidarla. Ho incontrato anche Mike, un peshmerga ebreo braccio destro del Generale Barzani. In quell’ area l’ Iran sta giocando un brutto gioco ed addestrando il Daesh. L’ Iran non vuole un enclave di civilizzazione al suo confine proprio come non vuole Israele. L’ Iran ha da diversi anni in mano il governo iracheno che rappresenta la parte sciita della popolazione irachena. Pertanto e’ forte nel territorio ed in grado di isolare il Kurdistan politicamente oltre che avere contatti diretti con i capi del Daesh del Nord.
In Siria e Iraq vi sono diverse guerre e diversi interessi in gioco. L’ Iran non e’ affatto un elemento di stabilizzazione e non e’ vero che combatte il Daesh, fa solo il gioco di Assad e ha un piano, come ha chiaramente detto l’ Ambasciatore iraniano Jahanbakhsh Mozaffari in un convegno tenuto a Jesi il 10 maggio di quest’ anno e in cui ho partecipato direttamente, l’ Iran vuole creare un’alleanza di 350 mln di sciiti e un impero che forse non e’ proprio il califfato inteso da Daesh ma e’ l’ espansione della rivoluzione islamica komeinista. Per realizzare questo piano sta seminando distruzione e morte in tutto il Medio oriente a partire dai confini di Israele dove appoggia Hezbollah e Hamas, in Siria dove appoggia Assad e dove e’ coinvolto direttamente insieme a Hezbollah nella guerra e nel genocidio, stessa cosa in Yemen ed in Iraq. Dobbiamo aiutare il popolo curdo perche’ sta lottando per la civilizzazione e contro il buio dei fondamentalismi assassini.
Michael Levi