Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/10/2016, a pag. 14, con il titolo "Il Marocco al voto tra voglia di modernità e l'ombra dei salafiti", la cronaca di Karima Moual.
Karima Moual
Le elezioni in Marocco
Il Marocco oggi decide il suo futuro. I cittadini sono chiamati a votare quando il Paese si appresta a diventare il «laboratorio» di tutte le sfide e le contraddizioni del Sud del Mediterraneo.
È stata una campagna elettorale serrata, un confronto fra progressisti e laici da una parte, conservatori e islamisti dall’altra su temi importanti: ricerca di politiche economiche per creare occupazione e ricchezza, i diritti umani e le minoranze, e il tentativo di arginare i fondamentalismi. Su tutti questi fronti il Paese maghrebino in questi anni ha dimostrato di dare alcune risposte già dal post elezioni del 2011, quando i cittadini premiarono il partito islamista moderato Pjd. Un anno in cui soffiava forte il vento delle «Primavere arabe», che per il regno Alaouita di Mohammed VI fu un’opportunità, con l’adozione di una riforma costituzionale che ha apposto alcune limitazioni delle prerogative reali, ha concesso garanzie maggiori su diritti e libertà, e cercato di porre un freno alla corruzione.
Il governo in carica appare in difficoltà per le accuse di un tentativo d’islamizzazione della società marocchina, che invece si fonda su una pratica moderata dell’Islam. Poi c’è l’inedito ingresso dei salafiti, su tutti il predicatore ultra conservatore Sheikh Hammad El Kabbaj: una scelta del Pjd che ha attirato le critiche di molti sino a costringere il ministero dell’Interno a rifiutare la candidatura. La tattica adottata dai rivali del Pjd si è concentrata sul distinguersi dalla chiave islamista incarnata dal governo uscente di Abdelilah Benkirane, che invece ha insistito sulla denuncia della corruzione e delle clientele presentandosi come il fronte anti sistema. Il suo maggior avversario, rappresentato dal partito «Autenticità e Modernità» (Pam), con il suo leader Ilyas Al Omari, ha accusato il Pjd di avere un’agenda politica vicina a quella dei Fratelli musulmani e senza giri di parole ha chiarito ai marocchini come il voto utile non sia quello dell’islam politico rappresentato dal Pjd, ma verso il suo progetto modernista che si focalizza sulla crescita economica.
Partecipa anche una donna: Nabila Mounib, segretario del Psu (Partito Socialista Unito) invogliata a scendere in campo da una lettera firmata da personalità politiche e della società civile. Il voto è il primo banco di prova sul rapporto fra monarchia e partiti politici, in un Paese che si barcamena fra tradizioni e modernità.
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