Gentilissima Redazione, ho letto con molto interesse il commento odierno di Deborah Fait sulle grottesche vicende delle ‘rettifiche’ al discorso di Obama ai funerali di Shimon Peres e dei passaporti, ahimè italiani, che fanno di Gerusalemme una terra di nessuno. Condivido pressoché tutto, soprattutto il concetto che ogni Stato sovrano sceglie da sé la propria capitale. Non comprendo, invece, che cosa intenda la signora Fait quando scrive che “il Vaticano si oppone colla scusa della "Gerusalemme celeste" che non si sa cosa sia, io credo che il "celeste" non abbia niente a che fare dal momento che il Vaticano ha riconosciuto tutta Israele solamente nel 1993, 45 anni dopo la sua fondazione”. Per sapere che cosa sia la Gerusalemme celeste basta leggere il capitolo 21 dell’Apocalisse, che rappresenta il Paradiso, la vita eterna degli uomini con Dio, come “la città santa, la nuova Gerusalemme” che scende “dal cielo, da Dio”: il che, per inciso, mi sembra piuttosto significativo dell’amore che Dio (e, umanamente, l’autore dell’Apocalisse) nutre per la Gerusalemme di questo mondo. Il resto della frase non mi è chiaro – e sarò molto grata a Deborah Fait se, dopo Rosh hashanà, troverà il tempo di spiegarlo –, se non altro perché non ho mai sentito far riferimenti alla Gerusalemme celeste a proposito delle posizioni assunte dalla Santa Sede sulla Gerusalemme terrena, dall’adesione al progetto ONU di internazionalizzazione della città a quella all’idea di farne la capitale di due Stati: ho letto, invece, di molto concrete considerazioni sulla protezione dei Luoghi Santi cristiani e delle comunità cristiane locali e, negli ultimi decenni, sul raggiungimento di un accordo di pace fra israeliani e palestinesi (l’Accordo Fondamentale con Israele è stato firmato all’epoca o poco dopo gli accordi di Oslo, quando si sperava in un trattato di pace definitivo in tempi brevi). Con i più vivi auguri di un anno buono e dolcissimo a tutto Israele ed ai suoi amici,
Annalisa Ferramosca
Gentile Signora Ferramosca, innanzitutto grazie per gli auguri. Riguardo alla Gerusalemme celeste e' presto detto: per noi sionisti Gerusalemme e' molto terrestre, e' la nostra capitale. Al di la' dell'Apocalisse, se la Chiesa parla oggi della Gerusalemme celeste e' come se volesse negare la sua appartenenza fisica, politica e, naturalmente anche spirituale, al popolo di Israele. Quanto al resto ho voluto semplicemente ricordare che il Vaticano non ha riconosciuto ne' ha avuto rapporti diplomatici con Israele fino al 1993 quindi ben 45 anni dopo la rifondazione dello Stato. Cordiali saluti
Deborah Fait