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Informazione Corretta Rassegna Stampa
05.10.2016 Start up a Haifa: il modello Israele
Analisi di Laura Camis de Fonseca

Testata: Informazione Corretta
Data: 05 ottobre 2016
Pagina: 1
Autore: Laura Camis de Fonseca
Titolo: «Start up a Haifa: il modello Israele»

Start up a Haifa:  il modello Israele
Analisi di Laura Camis de Fonseca

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Laura Camis de Fonseca

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Alle porte di Haifa, sulla costa nord di Israele, si trova il parco tecnologico industriale di Matam. E’ un insieme di edifici nuovissimi in cui lavorano più di 8000 persone, per lo più scienziati o ingegneri, ricercatori e comunicatori.

A Matam sono presenti fianco a fianco giganti globali come Intel, Microsoft, Yahoo!, Philips, Google, e piccole start-up innovative annidate in qualche stanza accanto. Ricercatori, matematici, informatici e scienziati delle aziende giganti e delle minuscole start up chiacchierano informalmente fra di loro alla cafeteria o in ascensore e ne nascono spunti per progetti, suggerimenti che risolvono un problema. Abbiamo visitato una di queste start-up, la Savicell Diagnostic, che 'convive' con Intel, nello stesso edificio.

La Savicell è composta da una decina di persone fra biologi, chimici, matematici, informatici, amministrativi, esperti di marketing e di borsa – ma ha già accesso a 6 milioni di dollari di venture capital, cioè capitale di rischio, grazie a una società di investimento creata apposta negli USA. L’attività è iniziata nel 2012, sfruttando un brevetto dell’Università di Tel Aviv.

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Il parco tecnologico di Matam, a Haifa

Quando la ricerca di base condotta all’università o nei grandi ospedali o in altre istituzioni d’Israele porta a una scoperta e a un brevetto, l’istituzione stessa stimola qualche ricercatore a proseguire con una startup in proprio, fino a giungere all’applicazione pratica della scoperta e all’immissione sul mercato di un prodotto. La start up viene avviata dal ricercatore in abbinamento con qualche esperto di finanza, di organizzazione e di marketing. Per lo più le start-up iniziano con due sole persone: il ricercatore e l’esperto di marketing e di finanza, che iniziano lavorare insieme fin dai primi passi, poi cercano e includono altre persone lungo il percorso. Savicell vuole sviluppare e commercializzare un sistema non invasivo (un’analisi del sangue) per diagnosticare il cancro fin dai primi sviluppi, puntando inizialmente ad uno strumento diagnostico per il cancro al polmone, che è il più diffuso e si può diagnosticare con certezza durante i primi stadi soltanto con biopsie invasive e costose. Poter compiere test su larga scala, non invasivi e a basso costo, potrebbe salvare molte vite, grazie alla diagnosi e alla cura della malattia sin dalle prime fasi. Savicell adotta una strategia peculiare: non cerca di ‘vedere’ la malattia osservando le cellule malate e quelle sane, ma osserva il comportamento delle cellule del sistema immunitario. Invece di dare la caccia al criminale, osserva i poliziotti che gli danno la caccia.

La ricerca di base ha rivelato che la reazione del sistema immunitario alle malattie segue schemi di azione molto complessi e ripetitivi, diversi però da malattia a malattia. Questo si può anche dire in altro modo: lo schema delle reazioni del sistema immunitario costituisce una specie di impronta digitale della malattia sul sistema immunitario, visibile fin dall’inizio della malattia.

La Savicell cerca di identificare l’impronta specifica del cancro al polmone e di codificarla in un algoritmo, per porla a confronto con lo schema di comportamento delle cellule immunitarie presenti nel sangue di una persona. Nei test ciechi su campioni di sangue di pazienti con malattie diverse dal cancro al polmone, di pazienti con il cancro al polmone e di persone sane, la batteria di test sviluppata dalla Savicell, che si chiama Well-Shield™, raggiunge il 93% di diagnosi corrette, ma non basta. Bisogna superare il 99% di accuratezza per fare sicuramente meglio di tutti gli altri sistemi diagnostici non invasivi, come le radiografie o la PET.

Riusciranno i nostri eroi nell’impresa? Ci farebbe molto piacere, perché abbiamo partecipato anche noi alla raccolta del suo primo venture capital. Ma soprattutto è una gioia vedere quanto viva è la ricerca, sia di base sia applicata, grazie alla politica di incentivazione delle start up da parte delle università. Se non sarà la Savicell a riuscire per prima nell’impresa, sarà qualche altra start up, e l’umanità avrà a disposizione uno strumento in più contro il cancro.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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