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Ugo Volli
Cartoline
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Buon Anno! Shaną Tovą! 02/10/2016

Buon Anno! Shaną Tovą!
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

Cari amici, oggi al tramonto per gli ebrei inizia l’anno 5777. Questo capodanno (perché gli ebrei ne conoscono quattro, quello delle piante, quello delle tasse, quello della liberazione del popolo e infine questo anniversario della Creazione che solo a un certo punto nella storia del popolo ebraico č diventato il pił importante di tutti) dal punto religioso dovrebbe essere un punto culminante del percorso di autoesame, di pentimento per gli errori e di ritorno alla vita buona e pia che si conclude fra dieci giorni col digiuno di Kippur, il Giorno dell’Espiazione. Festeggiarlo e farsi doni e auguri per l’occasione č probabilmente un’abitudine importata da altre culture, come quella occidentale che, anche senza saperlo, avvicinano il capodanno alla diminuzione e alla ripresa, - o se volete alla morte e resurrezione - del Sole al solstizio invernale. Ma ormai il costume di festeggiare, invece che di piangere questo “giorno terribile” č antica e venerabile, per cui tutti si adeguano e lo faccio anch’io.

Dato che il Capodanno non ricorda nessun evento particolare della storia ebraica, come invece fanno molte altre ricorrenze religiose dell’ebraismo, ma secondo la tradizione l’evento capitale della creazione dell’Adam, l’essere umano per antonomasia, antenato di tutti i popoli, mi permetto di fare per l’anno nuovo degli auguri universali, che spero valgano per tutti, anche per chi non sia interessato a questa ricorrenza e non ne condivida il quadro narrativo. Anzi, voglio fare solo un augurio, per tutti.

Quel che auguro č molto semplice. Spero con tutto il cuore che nell’anno che viene l’Occidente smetta di suicidarsi, o almeno inizi a smettere. Ne ha l’occasione: fra un mese finalmente si sostituisce Obama, il massimo regista recente di questo suicidio; durante l’anno cambieranno probabilmente i leader di Germania, Francia, Olanda, Austria. Spero che coi vecchi dirigenti vadano nel dimenticatoio anche le politiche fallimentari che essi hanno condotto. Ma il problema non č solo la gestione della crisi mediorientale o dell’immigrazione. Non č in gioco solo una questione di cronaca recente, si tratta di rovesciare una tendenza storica all’autodiffamazione e all’autosabotaggio.

 Spero innanzitutto che finisca, o inizi a finire la terribile passione degli intellettuali dei politici e dei giornalisti occidentali per duci e ducetti, i quali li imprigionerebbero o li eliminerebbero appena possibile. Che si tratti di Mussolini o Lenin, Hitler o Stalin, Mao o Khomeini, Castro o Arafat, e perfino delle loro miniature locali in caricatura attuali (i Grillo, i Tsipras, i Pablo Iglesias...) e delle masse che li seguono, gli intellettuali, i giovani impegnati, i politici “idealisti” i giornalisti si sono sempre innamorati di loro. In sostanza di chiunque provi a minacciare la democrazia, la quiete civile, la situazione banale in cui una scampanellata alle quattro di mattina č uno scherzo idiota e non l’arresto della polizia segreta - per parafrasare Churchill. Chiunque minacci la modernitą, il progresso, la tecnologia, il mercato, “l’orribile” interesse di industriale e mercanti per il profitto e prometta dunque senza dirlo, inezia, carestia, scaffali dei negozi vuoti, privilegi materiali enormi per la “nuova classe” dei politici di regime, ottiene da loro sempre applausi a scena aperta, anche se č un prete come Bergoglio, che come credente non dovrebbe piacer loro. E naturalmente quando si odia il mercato e la democrazia, rapidamente vengono di mezzo gli ebrei, come per Mussolini e come per quella specie di revenant che governa il partito laburista inglese, o piuttosto per i suoi sodali.

 Da questa passione intellettuale, che č arrivata a imporsi su tutti i mass media, ma anche nelle scuole e nel discorso pubblico, sono stati progressivamente coinvolti strati di popolazione, spesso i pił istruiti (cioč indottrinati) e dunque di solito i pił benestanti, quelli che certamente avrebbero solo svantaggi dal prevalere di ideologie antimoderne, repressive, nemiche del mercato e dell’innovazione.

Bene, tutto questo č il suicidio dell’Europa. Io auguro che finisca, o almeno inizi a finire. Il pił presto possibile, magari nell’anno che inizia. Non lo auguro solo agli ebrei, che hanno un’alternativa in Israele, dove, avendo tutti di fronte la realtą dell’islamismo, i portatori di ideologie del genere sono ridotti per fortuna a una minoranza residuale; ma soprattutto lo auguro agli europei e agli americani, che pure sono stati complici della propria disgrazia eleggendo Obama, Merkel, Hollande e molti dei loro predecessori. Lo auguro a tutto il mondo che ha bisogno dell’Occidente, della sua capacitą di innovazione e scoperta, del suo coraggio e della sua intraprendenza. Fate un esperimento mentale: immaginate di togliere di torno quel che č stato inventato (e sviluppato per profitto) nel mondo occidentale, lasciate solo quello che hanno prodotto i regimi fascisti, comunisti, islamisti: niente trasporti moderni, niente elettronica, niente comunicazioni di massa, niente medicina scientifica, niente agricoltura avanzata. Solo fame e desolazione. Il medioevo islamico o comunista o fascista che non finisce mai. Al di lą di tutte le sciocchezze terzomondiste che ci dicono, se il mondo č un bel posto da abitare, in cui grandissime masse vivono decentemente il merito č del mercato e della democrazia. Ecco, il mio augurio č che non lasciamo distruggere questa grande macchina del progresso per dare spazio a papi, segretari politici, imam, che odiano la libertą e la modernitą.

Questo č l’augurio che rivolgo a tutti. Ai miei amici che condividono la mia fiducia nel patto della Torah, auguro ancora chatimą tovą, una buona iscrizione nel libro della vita, per esprimermi nei termini della tradizione. O almeno un proficuo autoesame e lo stimolo a migliorarsi. Buon anno, shaną tovą

Buon anno, shaną tovą

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Ugo Volli


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