Gentilissima Redazione, occuparsi di anime non significa solo celebrare riti, ma anche insegnare quale condotta Dio esige dall’uomo, si tratti della fedeltà coniugale, dell’educazione dei figli o della carità verso il prossimo, e ciò ha riflessi anche sugli obblighi di coscienza dei cattolici nell’esercizio delle funzioni di cittadini elettori o di eletti a cariche pubbliche di qualunque tipo. Però, lo scopo della Chiesa, la sua stessa ragion d’essere, non è la difesa della civiltà occidentale (o di qualunque altra), bensì la salvezza eterna di ogni uomo. Quello che per Voi è ‘pacifismo ad oltranza’ è il dare la precedenza alla testimonianza dell’amore, ad imitazione di Cristo, che ci ha amati fino alla morte di croce. Naturalmente, ciascuno è libero di dissentire e di criticare con le argomentazioni che ritiene più appropriate. Quello che mi dispiace, e che mi ha indotta a scriverVi, è, invece, che ricorriate ad espedienti polemici (quali quelli evidenziati nella mia lettera e in molte precedenti) che, giustamente, censurate con la massima severità quando sono applicati ad Israele e che, troppo spesso, sembrano più volti a screditare l’istituzione Chiesa che a criticare questa o quella affermazione, sia del papa o di un giornale cattolico. Molto cordialmente,
Annalisa Ferramosca
Non mettiamo in discussione il contenuto spirituale di cui la Chiesa cattolica vuole farsi portatrice. Discutiamo invece, anche criticamente, le scelte politiche dell'istituzione Chiesa, un potere di primaria grandezza a livello planetario. Non è nostro compito occuparci del suo messaggio d'amore, ci interessa invece sottolineare che questo diviene spesso un paravento per nascondere una idea di politica suicida che, in ogni caso, la Chiesa propugna.
IC redazione