Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 20/09/2016, a pag. 46, con il titolo "La razzia del 16 ottobre 1943: vittime e carnefici a confronto", la cronaca di Francesca Nunberg.
Francesca Nunberg
L'ultima foto recuperata è quella di una ragazza, Ida Frascati, il suo volto appare tra altre decine di altri volti, uomini, donne, bambini, gruppi di famiglia, matrimoni, scolaresche. «Era una giovane donna che si affacclava alla vita - spiega lo storico Marcello Pezzetti - stroncata come tutti gli altri quella tragica mattina. Nell'ultimo mese siamo riusciti a ritrovare almeno una decina di foto, da abbinare ai nomi, siamo circa a metà dell'opera rispetto ai 1.022 ebrei deportati, ma mentre montavamo la mostra le persone entravano a proporci altre immagini: avete la foto di mia nonna, ora vi porto anche quella del nonno... Questa è la storia di Roma, e Roma non deve dimenticarla».
Marcello Pezzetti
Pezzetti è il curatore della mostra "16 ottobre 1943. La razzia" aperta ieri alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione del Museo della Shoah al Portico D'Ottavia, col patrocinio del Consiglio dei Ministri, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell'Ucei e della Comunità ebraica di Roma, con l'organizzazione generale di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, aperta fino al 15 gennaio.
IL TESTIMONE Alla presentazione in prima fila è seduto Lello Di Segni, ormai l'unico testimone vivente della razzia, l'ultimo dei sedici che riuscirono a tornare indietro. «Questa volta - spiega Pezzetti - oltre ai volti delle vittime abbiamo voluto mostrare anche quelli dei carnefici, tra gli altri abbiamo Herbert Kappler, capo della polizia tedesca a Roma, Theodor Dannecker che fu l'ideatore della retata, Eitel Friedrich Moellhausen, console tedesco a Roma che a Berlino chiedeva la deportazione di ottomila ebrei risponde: forse è meglio evitare la retata, Roma è una citta aperta, preferibile farli lavorare».
La mostra si apre con una panoramica sulla storia della comunità ebraica romana, prosegue con la Goldaktion, la consegna dei 50 chili d'oro, si racconta il 16 ottobre anche attraverso i disegni realizzati dal pittore Aldo Gay proprio in quelle ore, e poi cosa accadde nel Collegio Militare e alla stazione Tiburtina dopo l'arresto, la deportazione, la selezione sulla Judenrampe a Birkenau.
GLI INEDITI «Abbiamo molti documenti trovati negli archivi tedeschi che vengono esposti per la prima volta - spiega ancora Pezzetti - le schede personali di Sabatino Finzi e Leone Sabatello, "italiani di razza ebraica", due dei 149 uomini deportati ad Auschwitz, col loro numero di matricola, la foto del Krematorium V dove vennero uccisi gli ebrei romani, sei immagini dell'unità Seeling donate dal figlio di un nazista che ne faceva parte. Se non le usate distruggetele, ci ha scritto. Il foglio relativo ad Anticoli Lazzaro che nel lager viene punito per aver rubato il cibo ai cani». Ci sono poi le video interviste ai sopravvissuti realizzate negli anni passati, una grande mappa che mostra come i rastrellamenti avvennero in tutta la città e non solo al ghetto, una sorta di "topografia del terrore". Con la speranza, come dice lo storico, che i professori accompagnino gli studenti a vedere questa mostra.
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