Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 20/09/2016, a pag. 3, l'analisi "Obama e Netanyahu pronti a parlare di pace".
L'Osservatore Romano è fazioso. Innanzitutto perché l'incontro previsto tra Netanyahu e Obama non è "decisivo" come il quotidiano lascia intendere, poiché il Presidente americano è in scadenza. Inoltre citare fino alla nausea i "confini del '67" (intendendo invece le linee armistiziali del '49, che non sono confini) come precondizione per la pace è una menzogna. Una delle tante di OR. Ogni frase è impostata in negativo verso Israele. Solo un esempio: "le ostilità tra Israele e la Striscia di Gaza", scrive l'OR, mentre la verità sono i missili di Hamas che tornano a colpire Israele, che, ovviamente, si difende. Mai ricordare che l'Anp di Abu Mazen non riconosce Israele quale Stato del popolo ebraico è un'altra 'dimenticanza' consueta sull'organo ufficiale della S.S. (santa sede).
Ecco l'articolo:
Benjamin Netanyahu con Barack Obama
Terrorismo, guerra in Siria, sicurezza e tensioni a Gaza e in Cisgiordania: saranno questi i punti nodali della riunione che si terrà mercoledì alle Nazioni Unite tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. «Il primo ministro — si legge in un comunicato dell'ufficio di Netanyahu — incontrerà il presidente Obama per parlare delle sfide del Vicino oriente e dei mezzi per promuovere la pace e la sicurezza nella regione».
Sarà un incontro molto importante — dicono gli analisti — perché arriva in una fase particolarmente delicata. Da una parte, c'è l'annuncio del via libera da parte del governo di Netanyahu alla costruzione di nuove case negli insediamenti, decisione contestata da Washington; dall'altra, si assiste a una ripresa delle ostilità tra Israele e la striscia di Gaza, nonché degli attacchi in Cisgiordania.
L'incontro tra Obama e Netanyahu avviene inoltre pochi giorni dopo l'annuncio dell'approvazione da parte della Casa Bianca di un maxipiano di aiuti militari a Israele, del valore di circa 38 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni. Nell'annunciare il piano, Obama aveva tuttavia ribadito il sostegno statunitense a una soluzione pacifica del contenzioso israelopalestinese, affermando che «gli Stati Uniti continueranno a lavorare in vista della soluzione dei due stati per due popoli».
I colloqui diretti tra israeliani e palestinesi sono fermi da oltre due anni. Pochi mesi fa Netanyahu aveva annunciato di essere pronto a tornare al tavolo dei negoziati, affermando inoltre di essere aperto a possibili revisioni della proposta di pace araba del 2002. Questa prevede la normalizzazione dei rapporti diplomatici con Israele da parte dei paesi arabi e la conseguente fine del conflitto, a condizione che venga siglato un accordo che preveda la nascita di un nuovo stato palestinese in base ai confini del 1967. E della possibilità di una ripresa dei colloqui israelopalestinesi hanno parlato ieri anche il segretario di Stato americano, John Kerry, e il re Abdallah II di Giordania.
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