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La guerra prossima ventura Cari Amici, fra oggi e mercoledì prossimo in Israele si svolge un grande ciclo di esercitazioni di difesa civile. Suoneranno gli allarmi, si vedrà quanto sono pronte le strutture di rifugio e di soccorso, si verificheranno sistemi di sicurezza, di ricovero, di spostamento delle comunità minacciate. Sono queste minacce relativamente minori, su cui Israele ha un forte vantaggio tecnologico. Ma l’esercitazione non è neppure pensata per prevenire le minacce provenienti dal nemico più potente, l’Iran. Come ha scritto l’ex capo militare e diplomatico americano Colin Powell, “l’Iran sa che ci sono 200 bombe atomiche israeliane pronte a colpire suo territorio” (https://www.algemeiner.com/2016/09/15/the-boys-in-tehran-know-israel-has-200-nukes-pointed-at-them-says-former-secretary-of-state-colin-powell-in-leaked-email /) in caso di ultima rappresaglia e non intende esporsi direttamente fino a che non sarà cambiato l’equilibrio militare e politico, che è stato molto modificato a suo favore dall’azione di Obama negli ultimi anni, ma non ancora in maniera decisiva. Dunque gli ayatollah preferiscono cercare di logorare Israele con agenti intermediari, di cui il più pericoloso è Hezbollah. E proprio rispetto a un eventuale attacco di Hezbollah che si prepara la difesa civile (http://www.jpost.com/Israel-News/Israel-prepares-civilians-for-threat-of-230000-enemy-rockets-467816 ). Particolare preoccupazione destano le fabbriche chimiche di Haifa, dove vi sono grandi tank di materiali pericolosi. Il comando della difesa civile prevede in queste condizioni diverse centinaia di vittime civili, forse 350 morti sotto i bombardamenti. Nelle aree minacciate vi sono 750 mila persone, che avranno circa un minuto per trovare rifugio, una volta che sia dato l’allarme (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=36459 ) Naturalmente Israele ha la capacità per respingere queste forze e bloccare, nel medio termine, il lancio dei missili con bombardamenti massicci, che però colpirebbero i villaggi del Libano meridionale dove Hezbollah ha piazzato in mezzo alla popolazione civile depositi di armi, impianti di lancio, centri di comando e controllo, caserme, di solito ben protette in sistemazioni sotterranee. L’esercito israeliano è molto più forte di Hezbollah, che però dalla sua lunga partecipazione alla guerra civile siriana ha ricavato non solo armi sofisticate e potenti di provenienza russa e iraniana, ma anche una capacità militare e un’esperienza che ne fanno un esercito potente e pericoloso. E’ vero che ha subito anche gravissime perdite umane, ma certamente oggi l’esercito di Hezbollah ha una capacità militare sul terreno superiore a quella di tutti gli eserciti europei, cui manca solo una larga forza corazzata e l’arma aerea per essere completo. D’altro canto, proprio per la necessità di far tacere il fuoco dei missili, lo scontro dovrà avvenire sul suo territorio aspro, montagnoso e pesantemente fortificato, dove i carri armati fanno fatica a imporre la loro superiorità e rischiano di restare intrappolati come avvenne nell’ultima guerra del Libano; e anche l’aviazione ha forti limiti di intervento. Le forze armate di Israele sono perfettamente consapevoli di questa situazione e si esercitano da tempo per condurre la guerra nella maniera più rapida e efficace. Bisogna sapere fin d’ora che la gravità del pericolo ha indotto a un cambiamento della strategia israeliana, rimuovendo gli ostacoli e i vincoli che avevano reso difficile e sanguinosa la scorsa guerra del Libano. Certamente una strategia d’attacco così generale e pesante comporterà gravi perdite per il Libano, in particolare per le zone sciite del Sud e della parte meridionale della capitale. E costerà a Israele l’ennesimo tentativo di demonizzazione dopo i molti che se ne sono visti per la sua autodifesa. Ma c’è anche un’altra responsabilità, internazionale e per una quota significativa italiana. Dopo l’ultima guerra l’Onu spedì una forza di interposizione che aveva il compito preciso di impedire l’accumulo di armi e terroristi di Hezbullah nel Libano meridionale, Unifil. Questa forza è stata a lungo sotto comando italiano ed è stata composta in buona parte da militari italiani. Non ha mai fatto il suo lavoro, non ha mai nemmeno cercato di bloccare l’armamento dei terroristi al confine di Israele (http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/talking/49_unifil.html). |
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