LA STAMPA è l'unico quotidiano oggi, 18/09/2016 che ricordi gli anni dello spionaggio dell'Urss in Italia, quando intercettava politici,militari,magistrati, giornalisti, dopo aver da sempre finanziato il PCI, in modo illegale, naturalmente. Pubblica in prima pagina il commneto di Domenico Quirico e a pag. 10/11 quello di Frncesco Grignetti.
Perchè ci interessa?
Quando scoppia lo scandalo Mitrokin, quando tutti i documenti sono a Londra nelle mani dello spionaggio inglese, che ne certifica la veridicità, il nostro paese si dimostra interessato, ma è tutto inutile, a presidenete del consiglio c'è Massimo D'Alema. Tutto rimarrà secretato, non ne sapremo nulla. Dello spionaggio sovietico non si interessa più nessuno, anche se la cronaca politica in questi giorni è dominata da Massimo D'Alema, nei panni del grande moralista,che insegna agli italiani come votare, perchè dire no al referendum costituzionale.
Forattini - che non gode delle nostra simpatia, si veda più avanti la seconda vignetta- aveva però centrato bene il personaggio, come ci ricorda la prima vignetta che riprendiamo. Lì c'è tutta l'Italia, quella che oggi chiede la rottura dei rapporti diplomatici con l'Egitto perchè non conosciamo come è stato ucciso Giulio Regeni, quando le stragi del nostro recente passato sono ancora tutte anonime. Ma quando c'è di mezzo il PCI e la sua storia, tutti zitti.
Un plauso dunque alla STAMPA per aver alzato il coperchio sulla maleodorante vicenda del comunismo sovietico legato a doppio filo con il PCI, anche se i loro legami rimangono chiusi a chiave.
Domenico Quirico: " Il giallo delle antenne"
Domenico Quirico
Per non dimenticare la "gloriosa testata"
Chissà se Vladimir Aleksandrovic Kruscev ha distribuito, nel 1976 medaglie e premi per il successo dell’operazione «Start» a Roma. L’onnipotente responsabile del Primo Direttorato Centrale, il capo del Kgb insomma, forse considerò quel capolavoro dei suoi uomini in Italia attività «normale». Aveva un brutto carattere Kruscev: già, preferiva, lui, i bassopiani della guerra continua agli altopiani della pace. I rapporti che gli raccontavano in presa diretta tutti i segreti d’Italia, perfino le conversazioni private tra i giudici del principale tribunale del Paese, li scorreva con la eterna espressione dura e decisa, con gli angoli della bocca rivolti verso il basso, da tartaro senza sorriso. Il fedelissimo di Andropov, che aveva sollevato sconforto abolendo il mobile bar dall’arredamento e le bicchierate in onore degli ufficiali che andavano a spiare all’estero, sapeva che i sorrisi con gli americani erano commedia, commedia politica e diplomatica. Sì. Nel 1973 era stato firmato il primo degli accordi Salt sul disarmo. Ma la guerra continuava: per lui l’America restava «il Nemico principale». Come diceva benissimo il compagno Breznev «la distensione non alterava le leggi della lotta di classe». Semplice e geniale Ebbene l’operazione Start fu davvero un capolavoro, un capolavoro di creatività spionistica. Pensate! Piazzare antenne, banalissime, insospettabili antenne nei luoghi chiave di un Paese per ascoltare le conversazioni militari, politiche e giudiziarie, l’intera equazione dei Poteri. Una antenna ad esempio a piazzale Clodio, sede del tribunale di Roma; e poi ad Acilia per affatturare tecnicamente i cavi dell’Italcalble utilizzati allora dalla Marina per le comunicazioni; e alla base di monte Cavo. Questa ingegneria spionistica si deposita, non bisogna dimenticarlo, in metabolismi politico terroristici furibondi, sono gli anni delle invelenite sanguinose e opacissime trame delle Brigate rosse. Con piste e orme che portano a burattinai quanto meno di Oltrecortina. Un romanzo di spionaggio? Niente affatto: verità. E qui bisogna parlare degli archivi. Gli archivi sono miniere, filoni d’oro in cui, se riesci a trovare la vena, puoi riportare in superficie straordinari tesori. Ad esempio: gli archivi intitolati a Churchill all’Università di Cambridge, (luogo tra l’altro assonante con lo spionaggio visto che era uno dei maggiori centri di assunzione del Kgb che non lesinava nella compera delle spie). È lì che i servizi segreti di Sua Maestà hanno da poco depositato tutti i file con i segreti del Maggiore-archivista presso il deposito centrale di documentazione operativa del Kgb per lo spionaggio esterno Vassili Mitrokhin. Ancora archivi, come si vede, perché i regimi governano, reprimono: ma soprattutto scrivono. Figura archetipa dello sconquasso dell’Unione Sovietica giunta alla eutanasia, nell’ufficio di Balashika vicino a Mosca, Mitrokhin, nel 1992, cercava un cliente per il suo tradimento. Gli americani forse convinti del collasso definitivo dell’Arcinemico lo delusero. Costringendolo a ripiegare sulla Gran Bretagna. Non sapevano a Washington che per anni, fino all’85, nascondendolo nelle scarpe, aveva portato a casa, copiato su bigliettini, il lavoro di ufficio ovvero tutti i segreti dello spionaggio di Mosca. Che si estendevano anche all’Italia con nomi purtroppo in codice più o meno fantasiosi di infiltrati e collaborazionisti. Della operazione Start a Roma parlò per primo un consulente della immancabile Commissione bicamerale di inchiesta istituita per lo scandalo, reclutato alla Università di Stanford, Mario Scaramella, che per decifrare i segreti di Mitrokhin aveva arruolato una squadra con ex ufficiali della Cia e dell’MI6 e defezionisti russi tra cui l’ex capo dell’antiterrorismo dell’Fsb colonnello Alexander Litvinienko. Poi eliminato dai russi con una dose di polonio radioattivo che contaminò anche Scaramella. All’audizione davanti alla Commissione di inchiesta della Alta Corte inglese, e poi al processo italiano (perché nel frattempo è stato retrocesso da responsabile per le indagini all’estero della commissione a una sorta di agente provocatore), cita invano l’esistenza dei documenti sulle antenne di Roma come prova, tra le altre, della validità della sua attività investigativa. La operazione Start restò per l’Italia «una fantasia». Le parti mancanti A provarlo soccorreva un altro elemento: il materiale di Mitrokhin venne trasferito dai servizi inglesi a quelli italiani prima nel 1995 e poi dopo un’intesa tra Berlusconi e Blair di nuovo nel 2005. Tra i file consegnati dai Servizi alla procura di Roma e alla commissione di inchiesta quelli sulle antenne spia romane non c’erano. Fine della (falsa) storia dunque. Dieci anni dopo il dossier 251 spunta all’Università di Cambridge, disponibili per qualsiasi consultazione. Leggiamo dunque, dal cirillico dattiloscritto con preziose annotazioni a mano dello stesso Mitrokhin che in stile burocratico essicca ogni pathos ma fissa bene i particolari. «…Pagina 114/punto 316 Start postazione radio per l’ascolto clandestino di comunicazioni in Roma, tutto il personale consiste in 5 agenti più un ingegnere radio e quattro operatori, tutti gli operatori sono donne divenute mogli di agenti del Kgb, ogni operatore ha lavorato al suo posto di ascolto per 20 ore alla settimana, la postazione funzionava 5 giorni alla settimana e lavorava circa sedici ore al giorno dalle sette del mattino alle 11 della sera e in caso di necessità per 18 o 19 ore dalle 6,30 del mattino e a volte funzionava il sabato e in giorni festivi…». Mentre dunque gli americani spendevano milioni di dollari per spedire sottomarini con sofisticate apparecchiature nel Mar di Barents per connettersi ai cavi sottomarini sovietici, i russi di Kruscev con poche migliaia di dollari e un manipolo di affaccendate e infaticabili signore del Kgb accumulavano cassette su cassette con tutti i segreti d’Italia. Ancora: «Pagina 115 punto 317 Start è una postazione di ascolto radio, di acquisizione di informazioni in Roma che è stata istituita e organizzata con l’obiettivo di ricercare canali di informazioni, di raccogliere e organizzare informazioni di valore relative a varie operazioni del Kgb, nel 1976 ci sono state verifiche ed indagini sul funzionamento nel distretto di Roma e una operazione per installare degli apparati che somigliassero ad antenne e le prime verifiche hanno riguardato gli edifici della Ambasciata sovietica a Roma. Ovvero le postazioni fisse e permanenti localizzate negli edifici denominati Abamelik. I vari tipi di antenne e i sistemi sono stati verificati e il risultato è che molti apparati e canali di comunicazioni riguardavano le direttrici fra Roma, Pisa e Milano, cassette radio sono state utilizzate e 248 audiocassette con nastro magnetico sono state raccolte e sbobinate nel 1976. Il che ha costituito il punto di svolta con la creazione di ulteriori 18 nuove postazioni destinate a cercare informazioni e 37 messaggi segreti sono stati raccolti da cinque cavi telefonici denominati Ytk, ben noti…». «…Punto 318 la residenza romana del Kgb ha deciso di effettuare sopralluoghi visivi e fotografici… Sopralluoghi nelle seguenti città italiane di Acilia, Tenuta, Rocca Priora, per la zona Sud di Roma, Palo per l’Ovest di Roma e Fogliano, Morlupo, San Pancrazio per il Nord di Roma e il sopralluogo ha verificato che fosse rispettata la qualità delle informazioni ritrasmesse dalle antenne e delle radio localizzate nel distretto di Roma…». «…Altri nomi di luoghi dove erano installati punti di ascolto a Roma erano Inviolatella (parco a Roma Nord), Monte Mario (sopra il tribunale) e piazzale Clodio (sede del tribunale). «…Punto 319 postazioni radio di riascolto Start Kgb residenza in Roma, la presenza di centri operativi internazionali in questo Paese, soprattutto l’importanza del centro di Acilia ha evidenziato l’importanza dell’Italia nel sistema delle comunicazioni globali e ricopre tutti i tipi di connessioni via cavo, connessioni via reti di antenne, via radiofrequenze e Rrls e di altro tipo nei distretti fra Milano e Roma attraverso la città di Firenze. Sistemi di controllo sono stati da noi collocati anche nei distretti fra Milano e Roma attraverso la città di Pisa, sei punti di raccolta informazioni sono localizzati e controllati nel distretto fra Roma e Napoli come in altre parti del Sud Italia, nel distretto di Roma Inviolatella e del Monte Faito (o Faete) ci sono 7 posti di raccolta informazioni con antenne di differente diametro di portata di ascolto, localizzati e controllati». Pagina 128 paragrafo 351 «l’Ambasciatore Urss in Roma di nome Maltseev ha acconsentito alla installazione di una nuova postazione denominata Start 2 nell’edificio localizzato nella Grande Villa Balshaia e ha accettato che l’installazione sia posizionata sulla cima della stanza di soggiorno…». Il valore politico Tutto questo materiale ha un valore semplicemente storico? Sono passati quarant’anni e l’Urss è defunta, in fondo. Forse no, visto che il New York Times e la tv israeliana nei giorni scorsi, proprio con i file del Churchil Archive, hanno scatenato un putiferio politico svelando che tra i nomi sbianchettati c’era quello di Abu Mazen, ex agente a libro paga a Damasco. Per quanto riguarda l’operazione Start i documenti Mitrokhin si fermavano all’85 e non comprendevano le operazioni ancora «in corso». Dunque potrebbe esserci a tutt’oggi un Start numero 20 o 30 visto che gli eredi del Kgb non si sono certo rassegnati a letarghi domenicali. E resta soprattutto aperta la domanda su chi e perché nascose questi documenti alla magistratura e al Parlamento. E qui i misteri non sono più russi ma italiani.
Francesco Grignetti: " Ma gli atti della commissione parlamentare rimangono ciusi sottochiave al senato "
Francesco Grignetti
Massimo D'Alema, allora Presidente del Consiglio, al lavoro per tenere alto il livello di moralità politica del nostro paese
Ruota attorno a quattro date fatidiche, l’affaire Mitrokhin. 1992: è da poco crollata l’Unione sovietica e il colonnello Vasilij Mitrokhin si affida, con famiglia e prezioso archivio, ai servizi segreti inglesi. Seguono tre anni di analisi e di operazioni da parte dell’MI6, che ha un’eccezionale materiale su cui lavorare. In tutto il mondo ci sono reti di agenti sovietici da sgominare o da acquisire. 1995: gli inglesi cominciano a informare gli 007 collegati, centellinando le notizie, che un defezionista russo sa molte cose sullo spionaggio sovietico. Al Sismi giungono almeno 130 nomi. Alcuni sono morti, altri vecchi e inoffensivi, altri ancora non vengono neppure identificati. Le schede contengono però i riferimenti di 84 importanti diplomatici, giornalisti, militari, dirigenti dello Stato, imprenditori e uomini politici. Il nostro servizio segreto negli anni seguenti lavora sulle persone indicate; alcuni sono scagionati, altri messi in condizione di non nuocere. 1999: con operazione pilotata dall’MI6, le carte di Mitrokhin (non tutte!) vengono affidate allo storico Chistopher Andrew che pubblica un volume esplosivo, raccontando cinquant’anni di operazioni spionistiche del Kgb. Ne discende uno scandalo planetario. In Italia, le destre saltano sul caso e fanno un gran baccano perché hanno finalmente l’occasione d’incastrare molti filosovietici, palesi e occulti. C’è al governo Massimo D’Alema che si vede costretto a divulgare il malloppo inglese, ma ugualmente dovrà fronteggiare accuse veementi per presunti omissis. È la stagione in cui Forattini disegna Baffino che «sbianchetta» le liste di Mitrokhin. 2006: arrivato Berlusconi al governo, s’insedia una commissione parlamentare d’inchiesta - la presiede Paolo Guzzanti, di Forza Italia - che cerca disperatamente di dimostrare che D’Alema aveva mentito al Paese e che Romano Prodi sarebbe stato un agente occulto del Kgb. Paolo Guzzanti e parte della maggioranza si sforzano di centrare il bersaglio grosso, ma invano. I lavori della commissione finiscono in nulla. E s’arriva all’oggi. Come ci racconta Domenico Quirico, i documenti originali sono stati depositati dall’MI6 all’archivio Churchill e lì sono ora liberamente consultabili. Le carte della commissione parlamentare sono invece sigillate in una cassaforte del Senato, tutelate da un segreto inossidabile. Nel frattempo le presunte spie sovietiche sono state inghiottite dall’oblio. I giornali finanziati dall’Urss sono morti. I nascondigli di esplosivo, di armi e di ricetrasmittenti sono stati smantellati. Se c'erano cimici sulle reti di telecomunicazioni, è presumibile che siano state eliminate. Nessuno si illude, però, che Mosca (come chiunque) abbia rinunciato a spiare, a corrompere, a ricattare, a disinformare in casa nostra. È l’intelligence, bellezza.
Per farci perdonare la precedente citazione di Forattini, ricordiamo ai nostri lettori questa che segue, un altro Forattini, ignorante anche come cristiano, sicuramente antisemita e odiatore di Israele: Israele uccide Gesù per la seconda volta.
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