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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Sale la tensione per il rinvio delle elezioni dell’Autorità Nazionale Palestinese 16/09/2016
Sale la tensione per il rinvio delle elezioni dell’Autorità Nazionale Palestinese
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/19486

Le elezioni locali dell’Autorità Nazionale Palestinese suscitano tensioni tra le fazioni arabe, i settori e i vari movimenti in Giudea e Samaria. Potrebbe vincere Hamas? Questa vittoria sarà nell’interesse di Israele? Le elezioni locali dell’Anp avrebbero dovuto svolgersi il prossimo 8 ottobre, fra tre settimane, in Giudea e Samaria, e nella Striscia di Gaza. Di primo acchito, sembrava che le elezioni servissero solo a nominare dei funzionari per gli enti governativi locali, responsabili dei servizi tecnici e amministrativi delle municipalità. Tuttavia, più si avvicinavano le elezioni, più sorgevano altre questioni sostanziali e fondamentali, che vanno ben oltre i quadri municipali, fino a influenzare l’atmosfera generale dell’Anp.

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La settimana scorsa le tensioni hanno raggiunto livelli tali che la Corte Suprema dell’Anp ha deciso di autorizzare il rinvio delle elezioni a data da definirsi. La BAR Association (l’Ordine degli avvocati palestinesi) dell’Anp ha presentato la richiesta di rinvio delle elezioni per due motivi. Innanzitutto, hanno sostenuto che Israele non avrebbe permesso che si votasse a Gerusalemme, a giusto titolo, ovviamente. Indire elezioni in questo caso farebbe apparire l’ Anp subordinata a Israele e ciò potrebbe essere interpretato come una rinuncia ai diritti sulla città. D’altra parte, l’Anp non può permettere che le elezioni che si terranno in Giudea, Samaria e a Gaza siano in linea con le posizioni di Israele, per quel che concerne Gerusalemme.

Il secondo motivo, ha sostenuto la BAR Association, è che mentre le votazioni in Giudea e Samaria saranno sotto il controllo dell’Anp, a Gaza non avrebbe alcuna supervisione, non riconoscendo la legalità del governo di Hamas. Hamas accusa il Presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, di usare i tribunali per sminuire la democrazia palestinese. Per comprendere il motivo per cui queste elezioni locali abbiano sollevato un tale polverone, bisogna conoscere il rapporto di simbiosi che esiste tra le correnti sociali e politiche nella società arabo palestinese.

Il rapporto Fatah-Hamas Quando furono annunciate le elezioni, emerse l’interrogativo se la partecipazione di Hamas sarebbe stata lecita in Giudea e Samaria, dal momento che è chiaro che in questa regione c’è un buon numero di sostenitori di questo movimento. Al momento Hamas partecipa alle elezioni, e svolge una forte campagna a sostegno dei propri candidati, ma è ovvio che tutto possa cambiare all’ultimo minuto. I capi dell’Anp sono membri di Fatah e non sono naturalmente soddisfatti al pensiero che il loro acerrimo rivale, Hamas, vi partecipi. Temono il successo di Hamas perché verrebbe tradotto, sul territorio e nelle coscienze dell’opinione pubblica, in un successo a livello nazionale. Sono perfettamente consapevoli che alcuni elettori voteranno per Hamas, non perché aderiscono alla sua ideologia, ma per punire l’Anp corrotta. Ma elezioni che impediscano al pubblico di esprimere il loro voto ad Hamas in termini politici non saranno considerate legittime e saranno inoltre viste come un segno da parte dell’Anp di sottomissione all’ “occupazione”, cioè a Israele. Inoltre, i leader dell’Anp temono che se si vietasse la partecipazione di Hamas alle elezioni in Giudea e Samaria, questo movimento non consentirebbe a sua volta a Fatah di prender parte alle elezioni a Gaza.

Una mutua esclusione, se si vuole, che renderà più profonda la spaccatura tra i due movimenti e le “due sezioni della patria ”, e mostrerà al mondo che il “paradosso nazionale palestinese”, ovvero la creazione di un popolo unito fuori dall’esistente famiglie di clan (hamoulot) e di gruppi politici, è un totale fallimento e che Israele ha ragione quando afferma che “non esiste un popolo palestinese”. Jibril Rajoub, leader dell’OLP e dell’Anp, la scorsa settimana ha annunciato che “non permetteremo a nessuno di islamizzare la nostra società”. Questa affermazione è una palese allusione ad Hamas, dice che se i candidati di Hamas dovessero vincere le elezioni, l’OLP non permetterà agli islamisti di sottoporre i cittadini alla loro agenda ideologica. Questo è stato interpretato da molti come una vera e propria dichiarazione di guerra contro Hamas, soprattutto nel caso dovesse prendere il controllo sul bene più prezioso dell’OLP, il governo in Giudea e Samaria, dopo che era già riuscito a farlo a Gaza.

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Terroristi palestinesi di Hamas

Le teorie del complotto stanno fluttuando a un ritmo vorticoso, come parte della guerra di disinformazione che infuria attorno alle elezioni. Alcuni portavoce palestinesi sostengono che Israele vorrebbe che Hamas partecipasse alle elezioni e ne uscisse vincitore in alcuni enti locali. Se ciò accadesse, Israele potrebbe dire al mondo che questo dimostra che uno Stato Palestinese in Giudea e Samaria diventerebbe ben presto uno Stato di Hamas, proprio come accadde a Gaza, e quindi che uno Stato come quello non deve essere instaurato. Questa da sola è una buona ragione per non consentire ad Hamas di partecipare alle elezioni. Tuttavia è difficile immaginare che una decisione con un simile effetto possa essere annunciata, soprattutto perché l’Europa e l’America non sono pronte a consentire che un qualsiasi gruppo venga respinto, neppure uno islamista. L’Occidente è dell’opinione che i gruppi islamisti devono partecipare all’attività pubblica, così non verrebbero respinti ai margini dove facilmente opterebbero per il terrorismo e la violenza. Se l’Anp non consente ad Hamas di partecipare alle elezioni, le sovvenzioni che riceve dall’Occidente potrebbero subire un forte calo; denari che spesso vanno a finire nelle profonde tasche dei leader dell’Anp e dei membri delle loro famiglie. Invece di occuparsi di queste complicazioni, la cosa più semplice è cercare dei cavilli tecnici per rimandare le elezioni, per un tempo indefinito.

I clan alzano la voce Un altro problema per quanto riguarda le elezioni locali, è il prestigio dei clan (hamoulot) e dei capi di queste grandi famiglie allargate. Tutti sanno che nella maggior parte delle città e dei villaggi di Giudea e Samaria sono i clan a comandare. L’esigenza del clan è di trionfare nei confronti di ogni ideologia, che sia quella del nazionalista dell’OLP o quella religiosa di Hamas. Gli sceicchi hanno più influenza sulla vita quotidiana e sulle decisioni, dei leader corrotti di Ramallah e dei jihadisti di Gaza. E’ impossibile avere elezioni locali senza che i capi dei clan vincano posizioni chiave, perché se questo non è assicurato, non ci saranno assolutamente elezioni in queste roccaforti. Le hamoulot locali oscillano avanti e indietro, a volte con la speranza di avere autonomia nei territori che controllano, cercando di far parte di entità nazionaliste più grandi, come l’OLP e Hamas.

Da un lato, gli sceicchi vorrebbero essere in grado di prendere decisioni in modo indipendente e ottenere così onore e autorità, ma d’altra parte, hanno bisogno dell’ Anp per ottenere posti di lavoro, nonché aiuti per finanziare progetti locali. Se lo sceicco di un hamoulà locale vuole avere abbastanza influenza a Ramallah per ricevere la concessione per sostituire il suo sistema fognario, deve giocare la partita politica ed entrare con tutta la sua hamoulà, nel riservato e onnicomprensivo sistema, anche se questo significa accettare comandi e ordini del giorno non propri. Il problema è che se lo sceicco stringe un accordo troppo rigido con la mafia di Ramallah, al fine di ottenere posti di lavoro e budget, corre il rischio di far infuriare i leali sostenitori di Hamas nel suo e negli altri clan. Un buon numero di palestinesi ritiene che Hamas finirà per ottenere il controllo su tutta l’area e che chiunque sarà strettamente identificato, con il fine di profitti immediati, con l’OLP e l’Anp, un giorno potrebbe trovare se stesso e il suo clan a pagare un alto prezzo per questa adesione. Hamas ha già dimostrato a Gaza che non dimentica né perdona tutti quelli che si identificano con l’OLP.

E’ in questo contesto, che dobbiamo tenere a mente il piano “ del bastone e della carota” che il ministro della Difesa Avigdor Liberman ha presentato poche settimane fa, secondo il quale la classe dirigente della sicurezza valuterà singolarmente ogni villaggio e città in Giudea e Samaria. Città e villaggi che hanno prodotto terroristi, saranno trattati con severità attraverso il coprifuoco, impedendo ai residenti di muoversi al di fuori di ogni controllo, demolendo case e non fornendo permessi di lavoro. Un villaggio che non consente ai terroristi di operare dentro i suoi limiti, avrà dei benefici economici. Questo piano ha lo scopo di rafforzare la leadership locale, a spese dei politici nazionali dell’OLP e di Hamas. Non è un caso che molti dei funzionari nell’ Anp hanno detto che il piano di Liberman è un tentativo di distruggere l’Anp e creare una leadership alternativa. Le elezioni locali e la questione del potere degli sceicchi, sono fattori dominanti nel dibattito pubblico sul piano di Liberman.

Hamas è cambiato? La questione più importante in questa campagna elettorale è vedere se Hamas è cambiato, e dall’essere un movimento religioso per la Jihad che santifica l’essere anti-Israele, si è trasformato in un’autorità regionale che si interessa della fornitura di acqua e di servizi igienico-sanitari. Halad Mashaal si è indirettamente posto questa domanda in un discorso tenuto in Giordania. Ha sottolineato i punti principali di Hamas, quelli a cui non potrà mai rinunciare: il diritto al ritorno, la liberazione dei prigionieri e la “libertà” , che significa liberare tutta la Palestina, comprese Tel Aviv e Haifa, dall’occupazione ebraica. Sembrava che sentisse l’obbligo di sottolineare questi aspetti, perché in realtà è entrato a far parte di una campagna elettorale che invece di mettere i suoi uomini in prima linea per il Jihad, li ha messi a scavare reti fognarie nei villaggi di Giudea e Samaria. Il divario tra le sue aspirazioni e la realtà è la ragione per cui Mashaal sta lanciando costantemente dichiarazioni roboanti. Sa che i jihadisti salafiti, per scherno, chiamano lui e il suo movimento “polizia di confine di Israele” , sono in agguato dietro l’angolo, perché non permette loro di lanciare razzi su Israele così spesso come i loro cuori jihadisti desiderano.

Le forze di sicurezza di Hamas a Gaza danno la caccia ai jihadisti, li imprigionano, li torturano e spesso li uccidono. Allora, Hamas è un bene o un male per Israele? Serve o non serve al meglio gli interessi di Israele? E’ bene o male, permettere ad Hamas di partecipare alle elezioni locali in Giudea e Samaria? Le elezioni, tuttavia, sono state rinviate ed è molto probabile che non riusciremo mai a conoscere le risposte complete alle nostre domande.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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