Riprendiamo da SETTE di oggi, 16/09/2016, a pag. 55, con il titolo "La repressione unisce tutti", il commento di Davide Frattini.
Davide Frattini
Hamas e Fatah: l'unità in stile palestinese
A Gaza un giornalista è stato arrestato per aver pubblicato la foto di un'anziana che cerca cibo tra i rifiuti. In Cisgiordania due rapper sono stati prelevati e picchiati dalle forze di sicurezza per aver inneggiato con lo spray su un muro alla rivolta contro il governo. I fondamentalisti di Hamas e il presidente Abu Mazen restano avversari politici ma condividono - denuncia un rapporto di Human Rights Watch - la volontà di reprimere qualunque voce di opposizione. Che si faccia sentire sui giornali, attraverso Facebook o come un graffito dipinto a Ramallah.
L'organizzazione internazionale ha raccolto le testimonianze di reporter e attivisti: sostiene che negli ultimi cinque anni gli abusi contro la libertà di espressione sono peggiorati, cita il dossier del gruppo palestinese Mada che elenca 192 casi nel 2015, il 68 per cento in più rispetto all'anno precedente. Giornalisti detenuti, convocati dai servizi segreti, malmenati. Come Ayman Al Aloul che una sera di gennaio ha aperto la porta alle forze di sicurezza di Hamas, lo hanno portato via assieme ai suoi due computer e gli hanno imposto di rivelare le password di accesso ai social media. Ayman è stato accusato di presentare un'immagine negativa del movimento islamista al potere nella Striscia dopo il colpo militare del 2007.
O Mutaz Abu Lihi del gruppo Min al-Alef Lal Ya (Dalla A alla Z) trattenuto per 24 giorni perché - come gli hanno spiegato i carcerieri durante gli interrogatori - «è proibito cantare versi contro il presidente Abu Mazen». Human Rights Watch fa notare che per ottenere il riconoscimento internazionale l'Autorità palestinese ha ratificato le convenzioni per i diritti politici e civili e gli accordi contro la tortura. Il rapporto si concentra sulle violazioni commesse dalle forze palestinesi ma ricorda che i giornalisti locali subiscono anche le incursioni dell'esercito israeliano: i fotografi picchiati alla manifestazioni di protesta, gli uffici dei giornali chiusi usando come motivazione le questioni di sicurezza.
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