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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
16.09.2016 A chi minaccia con le armi bisogna rispondere: come intuire quando si tratta di giocattoli?
Il commento di Giampiero Gramaglia disinforma

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 16 settembre 2016
Pagina: 19
Autore: Giampiero Gramaglia
Titolo: «Arma-giocattolo: ucciso a 13 anni»

Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 16/09/2016, a pag. 19, con il titolo "Arma-giocattolo: ucciso a 13 anni", il commento di Giampiero Gramaglia.

Come poteva immaginare l'agente che quella puntata contro di lui era una pistola giocattolo? Impossibile farlo nello spazio di pochi secondi - quei pochi secondi che possono costare la vita o la morte di chi viene minacciato.

In Israele quando un attentatore palestinese cerca di colpire con una qualsiasi arma viene bloccato al più presto dalle forze dell'ordine o anche da semplici civili: se non c'è alternativa, visto il pericolo, viene ucciso, ma di solito è soltanto ferito o disarmato. Anche altrove dovrebbe valere lo stesso principio: chi minaccia con un'arma va fermato, in qualunque modo: una pistola non è mai un giocattolo. Nè il 13dicenne afroamericano doveva essere lì a minacciare con un'arma che soltanto lui poteva sapere essere un giocattolo.

Ecco l'articolo:

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Giampiero Gramaglia

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Il ragazzo ucciso

Nella campagna elettorale Usa irrompe di nuovo la violenza della polizia contro i neri e torna l'ombra delle tensioni razziali: in una stradina di servizio, a est del centro di Columbus, capitale dell'Ohio, agenti inseguono e uccidono un ragazzino nero di 13 anni, armato di pistola ad aria compressa che "sembrava identica" all'arma in uso alle forze dell'ordine. Il poliziotto bianco, con un'anzianità di servizio di 9 anni, che ha premuto più volte il grilletto è stato sospeso.

La vittima si chiamava Tyree King. L'episodio è sotto inchiesta. E accaduto mercoledì, al calar della notte. La polizia è stata chiamata per una rapina a mano armata a una banca. Agli agenti, uno degli impiegati ha detto di essere stato avvicinato da un gruppo di persone che volevano del denaro: avevano una pistola. Poco dopo, riferisce il rapporto della polizia, vengono intercettati tre individui sospetti, corrispondenti alla descrizione: quando gli agenti hanno cercato di fermarli e di parlare loro, due dei tre sono scappati. È iniziato così un breve inseguimento: uno dei fuggitivi, correndo, ha estratto la sua pistola ad aria compressa; la polizia ha fatto fuoco, uccidendo un ragazzino. L'episodio è l'ennesimo di una striscia di neri inermi uccisi da poliziotti, perlopiù bianchi, lunga anni, ma fattasi più fitta negli ultimi mesi: un episodio a Baton Rouge, in Louisiana, ai primi di luglio, ha aperto una serie inquietante e ha innescato criminali ritorsioni con stragi di agenti opera di cecchini neri.

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LE CRONACHE DA COLUMBUS, se avranno strascichi di proteste e violenze, possono spostare il focus della campagna, centrato da quasi una settimana sulle condizioni di salute di Hillary Clinton, affetta da polmonite e vittima di un malore domenica a Ground Zero, durante la cerimonia in memoria dell'11 settembre. L'Ohio, dove i neri non sono particolarmente numerosi, è uno degli Stati chiave delle elezioni Usa e, con la Florida, è spesso decisivo. Secondo un sondaggio Cnn/Orc, qui il candidato repubblicano Donald Trump è avanti di 5 punti (e in Florida di 3). Per correre ai ripari, Hillary manda lì due pezzi da novanta, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Secondo un rilevamento NYT/Cbs, c'è un testa a testa a livello nazionale: l'ex first lady guida 46 a 44% (46 a 41% tra i probabili elettori), mentre ad agosto era avanti 8 punti. In una corsa a quattro, Hillary e Trump sono pari al 42%, con il libertario Gary Johnson all'8% e la verde Jill Stein al 4%. Secondo un poll del Los Angeles Times, infine, Trump è avanti 47 a 41%: il massimo vantaggio mai attribuitogli dopo le convention.

Il magnate, che ieri ha sparato l'ennesima bomba', promettendo 25 milioni di posti di lavoro, non ha l'appoggio di neri e ispanici. Nel Michigan, a Flint, la città della strage nel liceo di Columbine e di Michael Moore, una donna pastore nera l'ha bloccato mentre concionava contro Obama e Hillary nella sua chiesa metodista: "Ci parli dei nostri problemi", cioè l'emergenza dell'acqua al piombo, "non dei fatti suoi".

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