Impariamo anche noi dalla democrazia della “Talpa”
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: Abu Mazen
Cari amici,
la democrazia è bella, ma davvero un po’ scomoda. Pensate, chi governa sa di fare benissimo, di non aver sbagliato una scelta (così per esempio ha detto l’altro ieri la Merkel: https://www.gatestoneinstitute.org/8899/germany-merkel-era ...-) trova naturalmente conferma di queste sue convinzioni in quei reggicoda che scrivono sui giornali, e però arriva un branco di “deplorevoli” “razzisti, sessisti, omofobi o xenofofobi” (così Clinton degli elettori di Trump: http://edition.cnn.com/2016/09/09/politics/hillary-clinton-donald-trump-basket-of-deplorables/ ) o semplicemente “ignoranti”, “provinciali”, perfino “anziani”, come fu detto un po' da tutti per i sostenitori della Brexit, “baciatori di amuleti” (espressione usata da un sostenitore della sinistra contro gli elettori religiosi alle elezioni dello scorso anno in Israele) che hanno l’insolente pretesa di votare anche loro e magari sono di più di quelli raffinati e intelligenti che la pensano giusto e vincono... che disdetta.
Dunque i “veri democratici” che naturalmente sono coloro che insultano, non gli elettori insultati, hanno sempre la tentazione di rovesciare il tavolo delle elezioni. Vi ricordate, dopo la Brexit, la petizione firmata non si sa da chi (perché era aperta anche ai non inglesi) per rovesciare il risultato del referendum? Però purtroppo (per loro) il mondo occidentale non è tanto disponibile a questi giochini, almeno così pare. E dunque gli ottimi dittatori che si fanno rieleggere a vita albergano solo nei paesi comunisti, in quelli islamici e in genere nel Terzo Mondo, quello che dà all’Europa e all’america lezioni di democrazia e presiede le commissioni dell’Onu sui diritti umani.
Il più bravo di tutti nell’applicazione della democrazia illuminata è Muhammed Abbas, che a differenza di personaggi come il presidente della Cina Xi Jinping, quello della Corea del Nord Kim Jong-Un, i fratelli Castro, Assad, Erdogan, a suo tempo Mussolini e Franco che pure sono maestri nell’arte di evitare che il potere finisca nelle mani sbagliate, ma almeno di tanto in tanto fingono di tenere delle elezioni, non ha scomodato il suo popolo per chiedergli di recarsi alle urne negli scorsi dodici anni (essendo stato eletto per un mandato di quattro nel 2005). Di tanto in tanto, quando non ha di meglio da fare, Muhammed Abbas (il cui nome in codice come spia del servizio segreto russo è “talpa”, ricordiamocelo) si dedica a due attività che deliziano le folle (dei reggicoda): innanzitutto inizia dei colloqui di riconciliazione con i suoi dirimpettai di Hamas, che regolarmente arrivano “quasi” all’accordo e poi si rompono, chissà perché.
E poi promette delle elezioni. Due o tre volte l’ha fatto con le amministrative, l’anno scorso con molto rilievo ha anche detto che si dimetteva e che dunque in qualche modo, da qualche parte qualcuno avrebbe dovuto eleggere il suo successore (dato che, sempre per evitare anche solo la tentazione di spostare il potere in mani sbagliate, non ha nominato un vice né designato un erede politico. Poi, guarda un po’, anche queste elezioni non si tengono mai ( http://www.haaretz.com/world-news/abbas-threatens-to-delay-elections-if-hamas-refuses-voting-in-gaza-1.343946 , https://en.wikipedia.org/wiki/Next_Palestinian_general_election ), le dimissioni si dimenticano, le votazioni si rimandano. E tutto passa, l’importante è che il potere resti nelle mani giuste.
Ah, se anche Merkel e Clinton (o direttamente Obama) potessero risolvere le cose così alla spiccia! E’ successo così anche in questo caso, come avete letto anche su IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=63688 ): Abbas aveva convocato le elezioni, contro il parere di molti che lo sapevano impopolare, c’era stato un gioco a chi regge per ultimo il cerino con Hamas, che per avidità di vincere a mani basse aveva fatto annullare ai suoi tribunali le liste di Fatah in parecchi distretti di Gaza; Abbas allora ha fatto rinviare il tutto con qualche pretesto (http://www.thetower.org/3892-palestinian-court-postpones-long-awaited-local-elections-claiming-procedural-problems ) dalla Corte Suprema di Ramallah (potete immaginare voi quanto indipendente), che ha deciso di prendere in esame i ricorsi delle parti - se mai lo farà davvero - a metà dicembre, quando tutti se ne saranno dimenticati. E a gennaio Abbas entrerà nel suo tredicesimo anno di potere democratico. Con tante grazie alla simpatica imprevedibilità delle elezioni. Peccato, direte voi, ma sono cose che succedono: nel Terzo Mondo, dove “i popoli in lotta per la libertà” possono fare a meno di quelle garanzie che i Partiti Comunisti, incluso quello italiano, amavano chiamare “democrazia formale” in quanto contrapposta alla “democrazia sostanziale” che consisteva nella loro presa sul potere.
Donald Trump
E però le cose non stanno proprio così. Perché devo darvi una notizia che forse vi è sfuggita anche se riguarda un paese europeo, europeissimo, con cui condividiamo addirittura una frontiera, l’Austria. Forse vi ricorderete che a maggio c’era stato il voto per la presidenza della Repubblica, che sembrava alla portata del “populista antieuropeista” cattivo Hofer, che era in vantaggio nel primo turno e anche al risultato del voto di ballottaggio condotto nei seggi elettorali, ma il risultato era stato rovesciato da un flusso francamente anomalo di voti per corrispondenza per il suo bravo e buono avversario verde Van der Bellen. Il risultato era talmente anomalo che il partito dei cattivi si era deciso malauguratamente a fare ricorso e la Corte Suprema austriaca aveva annullato la votazione, tante erano le irregolarità emerse.
Chiamiamole pudicamente irregolarità, il fatto è che a memoria d’uomo in un paese avanzato non c’era stato un tale annullamento di elezioni politiche nazionali, quindi certamente con quei voti di corrispondenza era successo di tutto - ma a vantaggio dei buoni europeisti, quindi nessuno aveva protestato. Le elezioni erano dunque state programmate di nuovo il 2 ottobre.
Ma è capitato che il ministero degli interni austriaco abbia deciso di rinviare le elezioni, forse a dicembre anche lui come la corte suprema palestinese, forse all’anno nuovo. Le intenzioni naturalmente sono le migliori: «Se le elezioni non possono svolgersi regolarmente - ha affermato il ministro dell’Interno austriaco Wolfgang Sobotka - allora è mia responsabilità prendere in considerazione l’ipotesi di un rinvio». (http://www.lastampa.it/2016/09/09/esteri/austria-la-colla-per-il-voto-postale-difettosa-elezioni-rinviate-BfcTHfSfhEgvuIE7ixhIvM/pagina.html ).
E sapete perché le elezioni austriache sono state rinviate? Non certo perché i sondaggi danno ancora in vantaggio il cattivo Hofer, questo no, proprio no, l’Austria è una democrazia. E però, come scrive ancora “La Stampa”, “la colla per le buste del voto postale è difettosa e questo potrebbe invalidare il voto per corrispondenza”. Capite in un paese europeo, moderno oltre che democratico, non si riescono a fornire ai centomila o poco più elettori per corrispondenza delle buste che si incollino, non si è in grado di sostituirle, e non si può neppure dire agli elettori che si arrangino a usare un po’ di colla per chiudersele da sé. Con oltre tre settimane davanti, non si può, troppo difficile. E dunque si rinviano le elezioni.
Ah, mi ero dimenticato di dirvelo: il ministro degli interni austriaco Wolfgang Sobotka è, oltre che un ottimo musicista, dierttore d’orchestra e dirigente di conservatorio (https://de.wikipedia.org/wiki/Wolfgang_Sobotka ), anche un’esponente di quel partito democristiano (ÖVP), che da sempre governa l’Austria in alternanza e per lo più in coalizione con i socialdemocratici.
Entrambi sono i grandi sconfitti delle ultime elezioni, non sono riusciti a mandare al ballottaggio neppure un loro candidato. Il presidente austriaco non ha grandi poteri, come quello italiano, ma è in grado di sciogliere il parlamento, indire nuove elezioni e presumibilmente mandare a casa buona parte dei deputati democristiani e socialisti, incluso il musicista Sobotka, che sarebbe costretto a tornare a Linz a dirigere il conservatorio dedicato a Bruckner.
Ora, invece, almeno per qualche mese, grazie alla colla delle buste, l’Austria resterà nel campo dei buoni, sarà difesa dal voto populista, anche se Sobotka dovrà sobbarcarsi la direzione del pesante ministero degli Interni, invece che quella di un conservatorio di provincia. Che fortuna per la democrazia trovare qualcuno che la difenda dall’assalto dei “deplorevoli”!
Nessuno in Europa osi protestare o fare scandalo di una situazione che permette a un caotico sistema politico europeo di assomigliare alla perfezione islamica dell’Autorità Palestinese, mi raccomando!
Ugo Volli