IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti
Dal 4 al 10 settembre 2016
Il Memoriale dell'11 settembre a New York
L’11 settembre di quindici anni fa abbiamo assistito attoniti e sgomenti all’immane ed efferato attacco dell’organizzazione terroristica fondamentalista islamica Al Qaeda contro i grattacieli del World Trade Center di New York, il Pentagono e la Casa Bianca. 2.997 civili di 70 nazionalità sono morti e 6.400 feriti. Oggi li ricordiamo accompagnando con il pensiero il doloroso pellegrinaggio dei figli, dei fratelli, dei genitori, dei parenti, degli amici e anche solo degli uomini liberi che sostano ancora increduli davanti alla frase di Virgilio incisa al Ground Zero, all’ombra di quelle che erano le Torri Gemelle: “No day shall erase you from the memory of time”. Il museo - memoriale conserva, in un deposito sotterraneo, 14.000 resti delle vittime del 2001, i visitatori ascoltano grida, voci e suoni di quel tremendo giorno, vedono le lunghissime travi d’acciaio e le fondamenta degli edifici distrutti, percorrono le rampe su cui i soccorritori hanno cercato di salvare vite umane e raggiungono infine le Reflecting Pools opera dell’architetto israeliano Michael Arad, due specchi d’acqua quadrati, circondati da 400 querce, sui bordi sono incisi in bronzo i nomi delle vittime.
Un momento dello spettacolo "Tre" della Batsheva Dance Company
La settimana appena conclusa è stata caratterizzata, tra i molti, da tre eventi importanti cui dedico il mio approfondimento. Per la serata inaugurale del Festival Torino Danza 2016 è stato scelto lo straordinario spettacolo Tre prodotto dalla celebre Bathsheva Dance Company con la coreografia di Ohad Naharin. In uno stracolmo Teatro Regio il pubblico ha applaudito entusiasta la performance superlativa che ha proposto: Bellus, Humus e Secus, pezzi di sorprendente sensualità e fascino. Gigi Cristoforetti, direttore artistico della rassegna, ha voluto così presentare la serata: “Inauguriamo con la compagnia israeliana Bathsheva e sotto quel nitore straordinario, quel dinamismo scatenato, c’è sospesa la storia di un conflitto lacerante, imperscrutabile, quanto mille altri di oggi, ma incapace di assurgere a dimensione emblematica. Quella lancinante bellezza estetica è una risposta d’artista alle contraddizioni di un pezzo di mondo straziato da dolori politici, umani, sociali. E per certi versi vicino a noi, più di quanto pensiamo. Ci saranno ancora davanti al teatro - come nel 2012 - le urla e la rabbia di chi pensa che l’arte non possa insegnarci la convivenza, ma che debba essere al servizio di un’ideologia? Ciascuno la pensi come vuole, noi siamo convinti che una coreografia, meravigliosa, abbia a che fare con il nostro lato migliore, e che - nell’ambito della libertà di espressione - l’arte abbia un posto speciale.” Belle e sagge parole inascoltate da uno sparuto gruppo di fanatici contestatori del Boycott Israel che non è riuscito neppure a scalfire la genuina e autentica gioia degli spettatori.
Fino al 14 settembre si svolge a Roma la nona edizione del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica promosso dalla Comunità Ebraica di Roma e curato da Ariela Piattelli, Marco Panella, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann. In questi giorni l’antico quartiere ebraico diventa laboratorio d’idee a cielo aperto, luogo di sinergia, confronto e dialogo tra culture diverse dove, tra memoria e modernità, intellettuali artisti e scienziati sono protagonisti di una maratona di eventi culturali, musica, teatro e incontri letterari. Cogliendo sia la ricorrenza del centenario dalla pubblicazione della Teoria della Relatività Generale di Albert Einstein sia la ricorrenza dei trenta anni dal conferimento del Premio Nobel per la medicina a Rita Levi Montalcini, il Festival ha scelto di dedicare quest’edizione all’esplorazione del percorso sottile che lega scienza, coscienza e conoscenza, indagando sui modi dell’essere e del comprendere sui tempi del sacro e della ragione, cercando una lettura umanistica della scienza e della sua straordinaria capacità di provocare ed accelerare il cambiamento. Il primo evento in programma è stato la Notte della Cabbalà: moltissime persone hanno scoperto la suggestione della mistica ebraica in una serata scandita da eventi speciali e ospiti di fama internazionale.
Gli atleti paralimpici israeliani a Rio de Janeiro
A Rio de Janeiro mercoledì notte è cominciata la XV Paralimpiade estiva, la prima in Sud America: cui partecipano 4700 atleti con disabilità fisiche, ammessi secondo i criteri stabiliti dal Comitato Paralimpico Internazionale (CPI). La cerimonia inaugurale si è svolta allo stadio Maracanã, con esibizioni spettacolari e fuochi d’artificio: è iniziata con l’atleta Aaron “Wheelz” Fotheringham che in sedia a rotelle ha saltato da una rampa dentro un cerchio a forma di numero zero. La snowborder americana Amy Purdy ha ballato con un robot. Tra le delegazioni che hanno sfilato quella italiana aveva un cartellone in ricordo dei paesi colpiti dal terremoto in Centro Italia, Israele che l’ha preceduta in ordine alfabetico, ha una nutrita squadra di 30 atleti accompagnati da oltre cinquanta massaggiatori e fisioterapisti di fama mondiale. Ogni nazione aveva con sé un pezzo di un puzzle, con il nome del proprio paese su un lato e i volti degli atleti in gara sull’altro, che ha poi formato un gigantesco cuore. Due momenti emozionanti: quando le luci hanno accecato la folla, per costringere gli spettatori a fare affidamento su altri sensi, come l’udito, e mettersi nei panni degli atleti disabili; e quando l’ex atleta Marcia Malsar si è rialzata tra gli applausi del pubblico dopo essere caduta con la torcia olimpica. Un augurio speciale ai partecipanti, che dimostrano coraggio, entusiasmo e determinazione e soprattutto di avere un grande cuore.
Claudia De Benedetti
Presidente Agenzia Ebraica – Sochnut Italia