Michelle Mazel recensisce il libro di Noémie Grynberg "Tutto quel che non si dice sulla Palestina, il mondo arabo e il Medio Oriente" -disponibile soltanto in francese- attraverso amazon.fr
Michelle Mazel
La copertina, in vendita su amazon.fr Noémie Grynberg
(Dall’edizione francese del Jerusalem Post,versione italiana di Yehudit Weisz)
“Verso l’Oriente complicato mi aiutavo con idee semplici”. Questo pensiero del Generale De Gaulle potrebbe essere la perfetta prefazione al libro di Noémie Grynberg. In quest’opera l’autrice, pubblicista, giornalista, esperta in ebraismo, ha approfondito studi ed articoli già pubblicati nei media israeliani ed ebraici. Il titolo però è fuorviante. Non si tratta di una sorta di manuale destinato a chi cerchi di capire il Medio Oriente e i suoi conflitti; in realtà è un’analisi molto approfondita della situazione di Israele rispetto ai suoi detrattori, sia in Medio Oriente che in Occidente. L’autrice mette in evidenza quelle che lei chiama “ menzogne palestinesi”: l’usurpazione dei termini Palestina e popolo ebraico, l’appropriazione di Gerusalemme e dei luoghi sacri per gli ebrei, e il mito del rifugiato palestinese. A proposito dell’Autorità palestinese corrotta e in bancarotta, che non è “né laica né democratica”, lei sostiene che “la democratizzazione dei Paesi vicini sarà l’unico fattore di vera pace, assai più delle concessioni territoriali”. Noémie Grynberg usa poi parole molto dure per stigmatizzare “l’estremismo anti-israeliano”, che secondo lei è dovuto ad una gelosia millenaria associata ad una “disonestà intellettuale volutamente alimentata”. Infine l’antisionismo secondo lei non è umanitario ma “una calunnia antisemita”. Tutto questo spiegato con passione ragionata e con un’eccellente conoscenza della storia sia antica che contemporanea. Tra l’altro l’autrice evoca il pericolo dell’islamismo per l’Occidente che non vuole capirne la portata: “Se l’Occidente non esce dal suo letargo multiculturale, sarà vinto dall’islamismo senza neppure aver combattuto. Immobilizzato nel suo postmodernismo, ogni giorno che passa perde un po’ di libertà, dei suoi valori e della sua indipendenza”. Ha parole molto dure verso la Francia, che secondo lei, dopo il 1968 è diventata “l’officina della propaganda araba e delle idee nocive per Israele”. La seconda parte dell’opera è dedicata a descrivere Israele, definito come il Paese della vera democrazia e del “progresso per l’umanità”. Noémie Grynberg elenca tutti gli elementi che hanno contribuito e continuano a contribuire allo straordinario successo del Paese malgrado tutte le sfide affrontate. Per lei “Il fatto che questo Stato minuscolo abbia scatenato tanta passione e tante violenze nonostante che non possegga alcuna risorsa naturale, dimostra che l’ostilità che lo circonda è di natura ideologico-religiosa e non politico-territoriale”. E’ chiaro, l’autrice si prodiga in una vera “difesa e illustrazione di Israele”. Non si troverà la minima critica. D’altra parte, fa piacere trovare le tesi israeliane così ben esposte e difese. Resta solo da sapere se quest’opera riuscirà a convincere i detrattori dello Stato ebraico…