Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 08/09/2016, a pag. 21, con il titolo "Con Perlasca e gli altri giusti", la cronaca di Paolo Viana.
Condividiamo questo articolo di Avvenire, che riporta le vicende di alcuni Giusti che, nonostante l'appartenenza al fascismo, salvarono ebrei. Resta fuori dal pezzo un discorso, che invece andrebbe fatto, sul "grande ingiusto", papa Pio XII, che per gli ebrei non mosse un dito.
Ecco l'articolo:
Il Giardino dei Giusti tra le Nazioni a Yad Vashem - Gerusalemme
Gabriele Nissim
Non ci fu solo Giorgio Perlasca. Lo ha ricordato ieri lo scrittore Gabriele Nissim, facendo nomi sconosciuti ai più e dimenticati dalla Storia. Come Guelfo Zamboni, che a Salonicco salvò 350 ebrei. Anche lui è vittima - ha sottolineato lo scrittore alla Casa della Memoria di Milano concludendo il convegno su Salvare gli ebrei - «della scarsa attenzione al processo che ha portato uomini che avevano aderito al regime fascista e ai suoi errori a diventare dei "giusti", rivedendo le proprie idee e compiendo gesti eroici».
Revisioni personali, dunque, ma nessun revisionismo e nessuno sconto verso un regime fascista che «aveva un preciso piano d'espansione, basato su Tunisia, Provenza e Savoia», come ha ricordato lo storico dell'Università di Milano Romain Rainero, ricostruendo il ruolo della Commissione italiana di armistizio con la Francia e del suo presidente, Arturo Vacca Maggiolini. Anche lui «si trovò a fare i conti con la sua fede cristiana e in Tunisia tutelò gli ebrei» delle leggi razziali In Tunisia come a Nizza, dove Vacca Maggiolini cercò di collocare migliaia di ebrei in otto villaggi del retroterra. Purtroppo, l'8 settembre vanificò il progetto e a migliaia vennero catturati e deportati in Germania.
Papa Pio XII
Una storia parallela a quella del generale Maurizio Lazzaro de Castiglioni e dei suoi alpini della divisione Pusteria, ricostruita dal saggista AlbertoToscano, decano dei giornalisti italiani in Francia, il quale ha ricordato come il militare sabaudo nel novembre 1942, assumendo il controllo del dipartimento dell'Isère «scrisse una lettera al prefetto vichista per intimargli di cessare le persecuzioni contro gli ebrei; per dieci mesi il "cattivo" italiano diventò a Grenoble l'angelo custode di un popolo. Purtroppo, c'è grande disinformazione su queste vicende, anche in Francia, ma il ruolo di "giusto" di Castiglioni è fuori discussione, come testimonia una seconda lettera conservata al museo della Resistenza di Grenoble, scritta da un ebreo che definiva la città "occupata" dagli italiani come la "nuova Palestina".
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