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La funzione della satira 07/09/2019

Gentilissima Redazione, leggo ora il Vostro commento del 3 settembre sulle vignette di Charlie Hebdo relative al terremoto che ha colpito l’Italia centrale a fine agosto. Potrei comprenderlo se la rivista avesse pubblicato solo la vignetta riportata su IC, sebbene non tutti i danni siano imputabili alla mafia o, più in generale, a condotte illegali (vi sono anche molti edifici edificati molto prima che esistessero leggi o tecniche costruttive moderne antisismiche). Ma l’indignazione generale è stata suscitata dalla prima vignetta, quella con le ‘lasagne’ fatte di strati di morti. Di fronte a quella, ferma la libertà di stampa, non pensate che disgusto e sdegno per l’oltraggio ai vivi ed ai morti possano essere spontanei, vivamente sentiti e nient’affatto ipocriti? E, sempre ferma la libertà di stampa, quale sarebbe il contributo intellettuale e culturale di quella vignetta?

Molto cordialmente,
Annalisa Ferramosca

Non crediamo che le vignette, e la satira in generale, abbiano come fine la risata,
preferiamo il "castigat ridendo mores". Le vignette di Charlie Hebdo non erano offensive, invitavano semmai a riflettere. Ed è quello che pensano tutti coloro che non si accontentano dell'emozione - più che legittima- di fronte alla tragedia, ma si indignao di fronte alla corruzione, un male sempre contagioso nel nostro paese.

IC redazione


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