IC7 - Il commento di Astrit Sukni
Dal 28 agosto al 3 settembre 2016
Non serve essere ebrei per difendere Israele
Sovente mi chiedono se sono ebreo. Accade che mi venga chiesto sia su Facebook, sia da conoscenti o anche da colleghi. La domanda nasce spontanea per la mia difesa di Israele. Per la difesa di una democrazia occidentale nel bel mezzo di un islamismo fatto di terrorismo e di dittatura.
Sono nato in una famiglia musulmana laica, ma questo non mi impedisce di muovere critiche all’islam. L’islam odierno è circondato da una miseria intellettuale che non ha nulla di nuovo da offrire alla cultura. Nei paesi arabi e in alcuni paesi asiatici l’islam è una religione di Stato. In Europa l’islam è diventato un movimento politico che cerca di imporsi in maniera subdola sia nelle istituzioni politiche, sia in quelle culturali. La guerra sul burkini - a torto o a ragione - che è stato oggetto di dibattiti nazionali e europei è indice di come l’islam sia riuscito ad avere su di sé l’attenzione dei mass media e anche dei governi europei.
Israele: l'unico Paese al mondo in cui difendersi è un "crimine"
Alcuni intellettuali francesi come Michel Houellebecq, Kamel Daoud, Fawzia Zouari che osano criticare l’islam sia dall’esterno, sia dall’interno ricevono minacce o ancora peggio vengono estromessi dalle cerchie intellettuali, criticati e tacciati di islamofobia. Per dirlo con le parole di Elisabeth Badinter: questo genere di critica è un perverso ribaltamento dell’antirazzismo, usato per impedire agli altri di esprimere le proprie idee. (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=63614).
Il PD milanese ha messo in disparte Maryan Ismail, musulmana di origine somala. Il PD milanese aveva scelto di sostenere la candidatura di Sumaya Abdel Qader, sociologa musulmana ortodossa, responsabile culturale del CAIM, che ora siede a pieno titolo in Consiglio Comunale, scegliendo come interlocutore l’islam oscurantista politicizzato invece di quello laico e moderato. Il Comune di Milano, che fosse di amministrazione del Partito democratico o di destra, ha sempre scelto di dialogare con interlocutori provenienti dal CAIM.
L’uso corretto delle parole è importante e chiamare gli eventi e gli attori in causa col proprio nome è fondamentale. Ha ragione Angelo Pezzana quando su La Stampa del 29/08/2016 chiede di chiamare terroristi gli islamisti e invita a non usare impropriamente il termine “radicale” (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=63575). Gli islamisti di oggi che seminano terrore e sangue non sono né radicali né lupi solitari, sono terroristi. Le nostre leggi democratiche e laiche sono una fonte di nutrimento per il fondamentalismo islamico in Occidente. Il nostro tallone d’Achille si chiama democrazia. Solo se avremo il coraggio di criticare in maniera costruttiva l’islam senza fare i politicamente corretti potremo vincere una guerra, altrimenti saremo destinati a perderla. Dobbiamo incoraggiare e sostenere quelle voci musulmane fuori dal coro, che in modo costruttivo invocano una riforma all’interno del mondo islamico.
Astrit Sukni - IC redazione