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Dalla parte dei kurdi 02/09/2016

 Il ruolo dei Curdi nella guerra civile siriana rappresenta un’opportunità non sfruttata dal popolo europeo, che potrebbe far valere il proprio potenziale peso politico, ricoprendo per la prima volta il ruolo di capofila dell’Occidente. Se l’Unione Europea fosse realmente tale (non l’attuale “Confederazione di egoismi nazionali”) e se l’ideologizzata Federica Mogherini non ricoprisse la carica di “Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza”, il Vecchio Continente potrebbe ritagliarsi un ruolo fondamentale in un Medio Oriente sempre più instabile, in cui sono ravvisabili numerosi spazi vuoti creati, negli ultimi anni, dalla politica estera statunitense. Un supporto attivo ai movimenti moderati curdi sarebbe fondamentale per ottenere numerosi risultati storici e strategici: in primis, l’Unione Europea, faro nel mondo dei diritti individuali, riaffermerebbe il proprio ruolo a fronte di tutti gli altri attori nella guerra civile siriana; inoltre, la creazione di uno Stato curdo nel nord dell’Iraq, sfruttando la debolezza politica insanabile di quest’ultimo, costituirebbe un’altra nazione non araba nell’area.
Lo stato curdo sarebbe un luogo di difesa delle minoranze ed un partner fondamentale di Israele considerando la “peripheral strategy” avviata da David Ben Gurion e le affermazioni pronunciate dai leader della giovane democrazia mediorientale; basti menzionare il supporto alla causa curda mai celato da Shimon Peres e le frasi pronunciate nel 2014 dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu: "We should...support the Kurdish aspiration for independence ... a nation of fighters [who] have proved political commitment and are worthy of independence.".
È lecito affermare, pertanto, che l’Occidente godrebbe di un altro alleato in Medio Oriente. I Curdi stanno già dimostrando il proprio ruolo attivo nello scacchiere mediorientale: attualmente si stanno battendo contro lo Stato Islamico ed un concreto appoggio politico europeo non potrebbe che coadiuvare un partner strategico preferibile ad altri oppositori dell’IS, quali i dittatori Assad e Putin. Ma vi è di più: un supporto ai Curdi sarebbe fondamentale anche per rafforzare una delle rare opposizioni alla teocrazia iraniana, il Democratic Party of Iranian Kurdistan (PDKI). . Fino ad oggi i popoli europei si sono limitati a sperare di non dover esser attori protagonisti, in un nome di un pacifismo egoista ed ipocrita.  Nessun pacifismo ha mai fermato una guerra; nessun pacifismo ha mai sconfitto un belligerante o abbattuto una dittatura sanguinaria. Al più il pacifismo è servito a indebolire una delle due parti in campo, la propria. Se esistesse davvero, l’Europa darebbe una risposta chiara, forte e unita alle violenze antioccidentali che divampano in Medio Oriente e al proprio interno; non si ridurrebbe a parlare di “burkini”.

Davide Cucciati

Ha ragione, IC non perde occasione per ricordare quanto è necessario e vitale per la democrazia stare dalla parte dei kurdi. Ma l'Europa è quella che è, i kurdi lo sanno, sono praticamente soli, ma hanno forza e coraggio da vendere, ce la faranno.

IC redazione 


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