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La Stampa Rassegna Stampa
31.08.2016 Stato islamico: eliminato il n°2
Crona e commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 31 agosto 2016
Pagina: 15
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Ucciso ad Aleppo il portavoce dell'Isis»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/08/2016, a pag.15, due servizi di Giordano Stabile sull'uccisione ad Aleppo di Mohammed al-Adnani, responsabile degli attacchi terroristici in Europa e portavoce di al-Baghdadi.

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Giordano Stabile

Ucciso ad Aleppo il portavoce dell'Isis

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Mohammed al-Adnani, eliminato

Mohammed al-Adnani, il portavoce dell’Isis e il principale organizzatore degli attacchi terroristici in Europa, è stato ucciso in un raid aereo della coalizione vicino ad Aleppo, probabilmente ad Al-Bab. La notizia è stata comunicata dall’agenzia ufficiale dello Stato islamico, Aamaq, e confermata dal Pentagono. Non è stato ancora verificato da chi sia stato condotto il raid, forse opera dell’aviazione americana o francese. Aamaq specifica solo che Al-Adnani è stato colpito mentre supervisionava «le operazioni per respingere l’offensiva contro Aleppo». Come gli altri luogotenenti di Abu Bakr al-Baghadi, e lo stesso Califfo, Al-Adnani era spesso inviato sui fronti più caldi per controllare le operazioni e alzare il morale dei combattenti. A gennaio era stato ferito in Iraq, vicino alla diga di Haditha, durante una controffensiva dopo la perdita di Ramadi. Con la sua morte, e quella di Omar al-Shishani, il ministro della Difesa del Califfato, ucciso in un altro raid in Iraq nel marzo scorso, Al-Baghdadi ha perso i suoi due più fidati consiglieri e uomini-chiave della strategia islamista. Mentre al-Shishani aveva la responsabilità delle operazioni militari in Siria e Iraq, Al-Adnani era incaricato di organizzare le «operazioni esterne», cioè gli attacchi in Occidente. L’Amn al-Kharij, i Servizi esterni, guidati da Al-Adnani, sono i responsabili degli attentati di Parigi e Bruxelles e hanno sfruttato «l’autostrada della Jihad», che da Raqqa, attraverso Al-Bab o Manbij e poi il valico di frontiera di Jarabulus, faceva transitare i foreign fighter da e per l’Europa. Un’autostrada che il gruppo di fuoco di Abdelhamid Abaaoud, stretto collaboratore di Al-Adnani, ha percorso più volte. Ora «l’autostrada» è bloccata dai curdi a Manbij e dalle forze turche a Jarabulus. La presenza di Al-Adnani ad Al-Bab segnala l’importanza che ha assunto la cittadina alle porte di Aleppo. Sia i turchi sia i curdi vogliono conquistarla. Per l’Isis significherebbe essere tagliato fuori definitivamente dalle vie di rifornimento clandestine attraverso la Turchia. Con l’uccisione di Al-Adnani la difesa di Al-Bab e delle aree della provincia di Aleppo in mano all’Isis diventa più difficile. Nel momento in cui lo scontro fra Turchia e guerriglieri curdi rallenta la prevista offensiva d’autunno contro Raqqa, la morte del portavoce del Califfo priva la capitale dello Stato islamico di uno dei leader più efficaci. Ieri turchi e curdi hanno siglato una tregua provvisoria. Potrebbe essere l’auspicio di un ritrovato slancio per dare il colpo definitivo al Califfato.

Il fedelissimo di Al Baghdadi, con lui creò lo Stato islamico 

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al-Baghdadi

Forse sono stati i cacciabombardieri Rafale degli «sporchi francesi» dai lui tanto odiati, persino più degli americani, a mettere fine ai giorni su questa terra di Taha Subhi Falaha, conosciuto purtroppo in tutto il mondo con il suo nome di battaglia, Mohammed al-Adnani. Gli «sporchi francesi» erano stati indicati dal portavoce dell’Isis come primo obiettivo da colpire in Occidente nell’offensiva che doveva costringere gli Stati della coalizione a guida statunitense a piegarsi, e a smettere di bombardare il Califfato. In quel discorso, del 22 settembre 2014, poche settimane dopo i primi raid sulla Siria, Al-Adnani aveva posto le basi ideologiche e organizzative della nuova ondata terroristica culminata nelle stragi del 13 novembre 2015 a Parigi e nell’offensiva «del Ramadan» di questa estate. Guerra totale, contro soldati e civili allo stesso modo, e anche contro i musulmani che non si schieravano con il Califfo. Il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi aveva messo nella mani di questo siriano della provincia di Idlib due cardini della sua strategia. La propaganda, soprattutto sul Web, che doveva innescare attacchi terroristici, ma anche una grande emigrazione, hijira, dei musulmani occidentali verso il Califfato. E la guida dell’Amn al-Kharij, cioè i Servizi segreti esterni, con il compito di destabilizzare le nazioni nemiche. Il perché di tanta fiducia si spiega con il fanatismo di Al-Adnani, che Al-Baghdadi ha conosciuto probabilmente durante la Seconda battaglia di Falluja, alla fine del 2004. L’allora venticinquenne siriano dopo aver aderito ad Al-Qaeda nel 2000, si era spostato in Iraq a seguito l’intervento americano del 2003, e aveva giurato fedeltà al sanguinario capo di Al-Qaeda in Iraq, il giordano Al-Zarqawi. Era rimasto nella città assediata dai Marines fino all’ultimo. Era stato poi arrestato dalle forze irachene e, detenuto per due volte dagli americani. Un percorso fotocopia di quello di Al-Baghdadi. Con Al-Baghdadi Al-Adnani ha anche condiviso il grande colpo della primavera del 2013. La nascita dello Stato islamico in Iraq e Siria, l’Isis. Un vero golpe all’interno di Al-Qaeda, organizzato dal Califfo con un pugno di stretti collaboratori, ora quasi tutti morti, come anche l’altro suo Delfino, Omar al-Shishani, il ceceno a capo delle operazioni militari interne al Califfato, ucciso in un raid in Iraq nel marzo scorso. Il ceceno e il siriano erano i due volti della spietatezza del Califfo. All’interno stragi di minoranze etniche, di «infedeli», esecuzioni sommarie, metodi militari nazisti. All’esterno una propaganda martellante e il terrore nella strade delle capitali europee. L’appello lanciato da Al-Adnani il 22 settembre 2014 invitava a uccidere gli infedeli degli Stati della coalizione, americani, australiani, canadesi, e soprattutto «gli sporchi francesi», «senza chiedere il parere o il permesso a nessuno», con qualunque mezzo: «Fracassategli la testa con una masso, investiteli con le vostre auto, sgozzateli con un coltello» se non avete «armi da fuoco». Un invito alla jihad totale, senza mediazioni di imam o altri leader. Il «dovere» di ogni musulmano che viveva in Occidente. In quelle comunità Al-Adnani vedeva il punto debole dell’Europa. I Servizi esterni, l’Amn al-Kharij, da lui guidati erano composti quasi al completo da foreign fighter, soprattutto belgi e francesi. Mentre lanciava i suoi appelli Al-Adnani organizzava il gruppo di fuoco di Abdelhamid Abaaoud. Una supercellula con basi operative fra Bruxelles e Parigi, alimentata e guidata attraverso i viaggi di Abaaoud da Raqqa all’Europa via Turchia. L’Amn al-Kharij è riuscito così a far strage a Parigi il 13 novembre 2015, e poi a Bruxelles il 22 marzo 2016. Al-Adnani, ferito in Iraq a gennaio 2016, non era però riuscito a indebolire la coalizione, mentre il Califfato perdeva un pezzo di territorio dopo l’altro. Una nuova ondata di attentati veniva lanciata con un altro discorso fiume, il 21 maggio. Era il discorso «del Ramadan», l’invito ai lupi solitari a colpire durante il mese sacro, perché «il raccolto vale doppio» in quei giorni di digiuno e preghiera. È arrivata la strage di Nizza del 14 luglio. Ma anche la resa dei conti per Al-Adnani.

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